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Il “nostro” Vinitaly 2024

Ovvero come degustare, per i nostri lettori e con moderazione, un maggior numero di vini senza preoccuparci della guida 

Cari buongustai di “Abitare a Roma”, anche quest’anno siamo andati a Verona per la più importante fiera del vino del mondo.

Anziché con l’automobile abbiamo deciso di andarci con il treno: è più economico, più rapido, meno inquinante e ci permetterà di degustare un maggiore numero di vini senza preoccuparci della guida, ovviamente non oltrepassando quella soglia di alcool nocivo al fegato, che stando alle ultime analisi, è ancora in ottima forma.

Sono quasi 30 anni oramai che frequentiamo Vinitaly: prima come semplici curiosi amanti del vino, poi, da almeno 10 anni, come corrispondenti del settore enogastronomia di Abitare a Roma.

Le aspettative alla partenza sono sempre tante, che raramente sono andate deluse, l’unica preoccupazione deriva, semmai, non dall’organizzazione all’interno della fiera, che è sempre impeccabile, ma per i collegamenti.

L’evoluzione di questo settore, che ha una notevole importanza nell’economia del nostro Paese, non ha confini sia per le tecniche innovative, che per un risveglio di orgoglio regionale (o addirittura locale) per i cibi e i vini tradizionali, rivisitati in chiave moderna.

È usanza per la redazione di “Abitare a Roma”, inaugurare il primo giorno a Vinitaly con un bel Prosecco, a giusta temperatura, da Gianluca Frassinelli, che ci accoglie sempre con grande simpatia e calore.

E, per non farci mancare nulla, un’altra bollicina, metodo classico  dell’azienda agricola “Cà Rovere”.   

Ad accoglierci Alessandra Dall’O di SMS-Studio a presentarci Marcella Biasin, referente della comunicazione dell’Azienda Agricola Cà Rovere.

“Siamo una azienda familiare di Alonte un paese in provincia di Vicenza, sui Colli Berici. Il nostro territorio non è di origine vulcanica, ma marina ed è da questo antico fondo marino che le radici delle nostre viti traggono tanta sapidità e mineralità, per trasmetterle ai grappoli. Quindi partendo da queste peculiarità territoriali, ci siamo specializzati nelle bollicine metodo classico, controllando l’intera filiera produttiva.

Lavoriamo con tre uvaggi: Chardonnay, Garganega e Pinot nero”.  La nostra degustazione inizia con l’ultimo nato da un vitigno autoctono l’Extra Brut di Garganega. “…L’azienda è stata fondata dai nonni, io rappresento la terza generazione, siamo in tre e ognuno si occupa di un settore diverso: Matteo della vigna, Marco della vinificazione ed io (Marcella) della parte vendita-accoglienza-comunicazione: ed ecco il perché della M sullo sfondo dell’etichetta. È la nostra bollicina più giovane, un millesimato in purezza, molto minerale, fresca, adatta come aperitivo”. Il vino si presenta di colore giallo paglierino, al profumo floreale di primavera e di mela verde, al palato avvolgente, equilibrato con un finale di mandorle.

“Il nostro Brut Nature (un blend di Chardonnay e Garganega) è la bollicina più secca, più strutturata perché fa 4 anni sui lieviti, quindi è più gastronomica, burro e alici, pomodorino secco, tartare di manzo e di tonno, in inverno cotechino e baccalà.

Il Blank de Blank è Chardonnay in purezza, 4 anni di affinamento sui lieviti, più morbido con una bollicina più delicata avvolgente, elegante.

Essendo tutti under 30 siamo una realtà giovane che sta cambiando tanto, con l’ideale di sperimentare; vogliamo fare una vigna forte e sana. Abbiamo ridotto e alcune volte addirittura eliminato la chimica di sintesi, nutriamo la vigna in modo naturale, facciamo la lotta integrata alle malattie con gli insetti, piantiamo tra i vigneti più di trecento tipi di germogli per la biodiversità, cosicché quando andiamo a tagliare l’erba, le radici, che sono a forma di carota, lasciano piccoli fori nella terra, che ne agevolano sia la lavorazione che la penetrazione dell’acqua. La siccità da noi è relativa, perché il terreno carsico assorbe molto bene.

Facciamo circa 50.000 bottiglie e le etichette sono 7.

Il Brut Rosé nasce da uve bianche e diventa rosé perché andiamo ad aggiungere il Pinot Nero alla sboccatura, molto delicato, molto fine con sentori di frutti di bosco, è adatto per tanta gastronomia, ma anche per socializzare”.

È vero, siamo d’accordo con Marcella e con le altre due M, il vino di qualità ha uno grande pregio: è un “neurotrasmettitore” che avvicina le persone, abbatte le barriere e porta più serenità in un mondo spesso inquieto.               

Anna Onori, Henos Palmisano                   


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