

Si è conclusa presso il Palazzo dei Congressi la due giorni di confronto e dibattito sull’Italia che comunica
Con il secondo e ultimo appuntamento, si è concluso venerdì 27 marzo presso il Palazzo dei Congressi a Roma, la seconda edizione del Forum della Comunicazione. Una due giorni ricca di incontri, illuminanti convegni, workshop ed eventi in cui sono intervenuti imprenditori, top manager, comunicatori, opinion leader delle istituzioni, dell’economia e del mondo dell’informazione. A completare il programma, conferenze parallele che hanno costituito occasioni di approfondimento e confronto sui temi della comunicazione d’impresa, del product placement, della comunicazione istituzionale, della valorizzazione del territorio, del design, dei new media e del marketing 2.0.
Prendendo le mosse dalla situazione attuale e conferendo alla comunicazione un ruolo determinante, quest’anno sono stati quattro i temi centrali del Forum in grado di stimolare il dibattito: l’Italian style e l’immagine dell’Italia nel mondo, la formazione universitaria e d’impresa e l’apertura delle professioni, l’innovazione a partire dai new media, la responsabilità sociale, gli scenari del sistema mediatico alla luce dei cambiamenti della società.
L’obiettivo è stato quello di mettere al centro dell’agenda politica, economica e sociale del Paese il tema della comunicazione, innescando un vero e proprio engagement tra i professionisti della comunicazione e i protagonisti del rilancio delle eccellenze dell’Italian Style nel mondo. E da quanto emerso già dalla plenaria d’apertura del Forum, proprio questa sembra essere la chiave di volta da cui ripartire per il rilancio definitivo del brand Italia: puntare sui casi di eccellenza, che di fatto caratterizzano e promuovono l’immagine dell’italianità sul mercato internazionale, ma solo impiegando la comunicazione come risorsa fondamentale per tornare competitivi.
Quale ricetta? Come fa notare il Presidente di Flumen Comunication, neonata holding di partecipazioni italiana attiva dell’area della comunicazione, “per imporre all’estero il nostro modello imprenditoriale, dobbiamo essere capaci di superare gli individualismi e cominciare a fare sistema”.
Necessità di realizzare sinergie collaborative indicata già in apertura del Forum, da parte dell’amministratore delegato di Comunicazione italiana, editore multimediale specializzato in marketing e public relations, oltre che ideatore dell’evento-incontro, Fabrizio Castaldi: “Noi italiani siamo conosciuti nel mondo per la moda, per il design, per il cibo. Facciamoci conoscere per la comunicazione”.
Messaggi chiari e precisi, da parte di chi propone un approccio nuovo che ha nella comunicazione integrata il determinante motore di sviluppo, la sua leva principale.
Sulla stessa linea, l’auspicio di una più accurata ed omogenea operazione di marketing, nell’intervento di Matteo Marzotto, Presidente dell’Agenzia nazionale del turismo, che osserva sapientemente: “Noi abbiamo dei luoghi che costituiscono eccellenze nel nostro paese dal punto di vista turistico, che comunicano loro stessi con prodotti anche dignitosi ma nel modo più disordinato, senza sapere a chi si sta parlando e soprattutto senza un obiettivo preciso”. Parole dense e programmatiche, con lo scopo di mettere in luce uno scenario sensibilmente mutato.
E ancora, la figura del prosumer, il consumatore attivo che produce informazioni nell’era della digitalizzazione, sembra essere un’altra parola chiave in questo quadro di “competizione aggressiva per gli stakeholders”, come emerso nella tavola rotonda dedicata al web 2.0. Solo rivolgendo l’attenzione al cliente, indagando sui suoi processi decisionali e sugli strumenti che predilige nella ricerca di informazioni, possiamo completare il processo di fidelizzazione, aprendo la strada ad un nuovo modo di comunicare da parte dei brand.
Concetti in grado di ridare fiducia al Paese e forza delle idee per aprire il presente alla speranza hanno dunque caratterizzato la seconda edizione del Forum della Comunicazione, nell’ambito del delicato contesto attuale.
Come intervenire? Trovare una strategia comune tra università e pubblica amministrazione, tra pubblico e privato, e solo restituendo alla comunicazione efficace ed efficiente un ruolo decisivo per tornare a correre secondo la nostra tradizione.
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