

Pedro *“Gambardella”, ama partecipare al campionato, non per vincerlo ma per rovinarlo ai nerazzurri
Nel Primo tempo la Lazio è molto attenta, concede poco o niente ad una delle squadre più forti d’Europa, rischiando di passare in vantaggio, sprecando con Isaksen una grande occasione.
Questa volta il goal arriva allo scadere e non all’inizio, ma la costante è sempre il black out di concentrazione e dagli sviluppi di un calcio d’angolo è Bissek a portare in vantaggio i nerazzurri.
Il secondo tempo la Lazio diventa più intraprendente, ma cambia tutto con l’ingresso in campo di Pedro, che per due volte pareggia il conto, e per la seconda volta in stagione trasforma un rigore pesante al 90°.
Il campionato è bellissimo, ancora tutto in ballo, scudetto, Europa e retrocessioni si decideranno all’ultima giornata, e la contemporaneità di questa giornata ha fatto tornare emozionante anche un fallo laterale, un corner o un rigore dato non dato, il Var poi dà al tutto ancora più suspense, facendo riflettere se non fosse più bello e accattivante, cercare di unire le partite, frazionando un po’ meno, erano 15 anni che non si giocavano 9 partite in contemporanea.
Grandi strateghi e manager studiano nuove idee per riavvicinare i giovani al gioco del calcio mentre a volte, la soluzione è più semplice di quello che si pensi, basta tornare all’antico e scoprire che il calcio non è solo uno sport, ma un insieme di emozioni che la contemporaneità amplifica.
Ultima partita in casa con il Lecce, da vincere e guardare cosa faranno gli altri, perché si è sprecato tantissimo durante l’anno ed il destino della Lazio non è più soltanto nelle sue mani e come sarebbe bello se anche questa giornata sarà meno spezzatino, rispettando di più la filosofia dello sport più bello del mondo senza stuprarlo per i diritti tv.
Mandas 6
Marusic 6,5
Gila 6,5
Romagnoli 6,5
Tavares 6
Guendouzi 6,5
Rovella 6,5
Isaksen 5,5
Vecino 6,5
Dia 6,5
Castellanos 7
Gigot 6
Pedro 8
Hysaj 6
Gambardella è Jep, il protagonista del film La grande bellezza di Paolo Sorrentino. Un personaggio colto, disincantato, capace di muoversi con stile tra le macerie del potere e dell’apparenza, osservando tutto con elegante cinismo. Proprio come Pedro, che entra in campo con leggerezza solo in apparenza, ma con l’intento preciso di spezzare equilibri, rovinare i piani altrui e lasciare il segno nel momento più teatrale. Non gioca per la gloria personale, ma per scompaginare i finali già scritti. E questa volta il suo palcoscenico è stato San Siro.
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