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Intervista a Domenico Cerini, ex runner Atletica del Parco …e tanto altro ancora

Non ricordo gara dove Domenico Cerini, ex runner e poi presidente dell’Atletica del Parco, succeduto a Vincenzo Luciani, non ci fosse.

Alla partenza o all’arrivo o durante la competizione ci incontravamo. Nella storia podistica: sempre presente.

Domenico non è stato mai un prima punta, in gergo calcistico, ma un ottimo numero 7, si.

Con affetto, dopo averlo incrociato nei nostri allenamenti nel Parco Tor Tre Teste, ho sempre “ritrovato” Domenico nella canzone di Francesco De Gregori: La leva calcistica della classe ’68

Se volete ascoltare, prima dell’intervista, tutta la canzone, questo è il link :

 

L’intervista a Domenico Cerini

 Cosa ti ha regalato la corsa?

La corsa mi ha regalato, più precisamente mi ha insegnato a vivere con uno stile di vita differente per confrontarmi con gli altri; al modo di affrontare i problemi e anche ad essere più tollerante.

Nonostante sia impegnativo riuscire a ritagliarsi lo spazio, per andare a correre, durante la giornata ,  basta  uscire , poi  è come se ti liberi di qualcosa.

Ci racconti di un sogno o un desiderio che hai avuto nell’attività sportiva?

Il mio sogno era quello di correre una maratona. I primi tempi che al Parco Palatucci incontravo altri corridori che parlavano di questa gara, per me erano dei marziani. Poi ne ho fatte 11.

Raccontaci la tua corsa più bella

La mia corsa più bella è stata una Maratona di Roma, dove gli ultimi 200 metri li ho corsi in volata con Antonio Raso e Franco Nania il barbiere ultramaratoneta di Centocelle, purtroppo scomparso anni fa.

Se vuoi e puoi, ci parli degli allenamenti giornalieri, e gare, in compagnia di Franco Nanja?

Si volentieri. Tutti i giorni, prima di andare al Parco Palatucci, passava davanti al mio ufficio e mi diceva: “dai sbrigati ti aspetto qui al parco”.  Era lui che dettava il tipo di allenamento o le salite, era fissato con le salite.  Oppure con le ripetute con recupero attivo.

Fino a quel maledetto giorno. Come sempre era passato a chiamarmi ed è caduto proprio lì davanti al mio ufficio.

Una persona, penso, che in pochi conoscevano bene. Per quanto mi riguarda è stato un vero amico; amico è la parola sufficiente per poterlo descrivere.

E la tua miglior gara?

Quella dove ho fatto il mio personale sui diecimila metri, è la gara che organizzava Villa de Santis a Torpignattara. Una bella sgroppata, difficile e con tanti saliscendi, ma alla fine una bella soddisfazione

Che tipo di allenamento preferivi e perché? Quali erano i percorsi che prediligevi fare in allenamento?

Io allenamenti specifici, con tabelle, non li ho mai fatti. Ho fatto molti lunghi e medi e una volta a settimana facevo 30 minuti di fartlek. Per i lunghi preferivo sempre andare su a Frascati passando per l’ospedale di Tor Vergata, percorso molto allenante in quanto l’andata era quasi tutta salita ed era anche l’allenamento più duro in quanto tra andata e ritorno si correva per più di 30 km.

Qual è stato il miglior allenamento della tua carriera?

L’allenamento che mi dava più stimolo e mi piaceva farlo era il fartlek. Impegnativo, io facevo un minuto veloce e un minuto recupero, forse mi piaceva perché finiva presto.

Quale è stata la gara più dura che hai fatto?

Una gara molto dura, dove ci devi mettere la testa, e nonostante io mi sia fermato al traguardo dei trenta km, è pur sempre la Pistoia- Abetone. Una gara davvero dura, farla tutta è da eroi.


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