Intervista a Maurizio Bazzoffi, ex runner dell’Atletica del Parco

Qualche anno fa il mio amico e direttore di Abitare A Roma nonché presidente storico dell’Atletica del Parco, Vincenzo Luciani, mi raccontò di una memorabile maratona estrema a Collelongo in Abruzzo, con Maurizio Bazzoffi.

In quella gara si corre in ambienti naturali, si parte dal Paese (915 m sul livello del mare) su strada asfaltata, per poi dirigersi nella conca di Amplero, percorrendo impervie mulattiere, per poi andare in montagna ad un’altitudine di 1500 m sul livello del mare e poi tornare al traguardo situato nel paese

Luciani mi raccontò che, giunti in cima alla montagna, Maurizio diede sfogo a tutto il suo entusiasmo gridando: “Campioni del mondo! Campioni del mondo!”, ignaro delle difficoltà che lo attendevano nella ripida discesa finale (con sassi instabili) verso il traguardo finale (1.000 metri di dislivello in 7 km circa e che in precedenza era stato fatto in salita).

Con Maurizio e altri cari amici, oggi ci incontriamo tutti i giorni fra via Francesco Tovaglieri e largo Cevasco.

In confidenza possiamo dire che qualche acciacco agli arti inferiori è spuntato, quindi passeggiamo in attesa di tempi migliori. Però guardiamo il parco Palatucci, che spessissimo ci ha ospitato,  per chiamare o essere chiamati dai tanti runners in attività o  a riposo.

Intervista a Maurizio Bazzoffi

Cosa ti ha regalato la corsa negli anni passati?

Negli anni passati, correre mi ha aiutato a stare con gli altri, a correre anche per gli altri che non possono o non vogliono correre;; mi ha aiutato a sentirmi libero, a stare in pace con me stesso, a scoprire il piacere di stare vicino alla natura.

Ci racconti di un sogno, di oggi, relativo alla corsa di ieri?

In passato ho partecipato a diverse gare ma conservo un sogno, che penso ormai non riuscirò più a realizzare, partecipare alla Maratona di New York.

Qual è stata la corsa  più bella a cui hai partecipato?

La corsa più bella che ricordo è la 100 km del Passatore Firenze-Faenza del 2001. Assieme alle persone che mi sono state vicino negli anni e che in quell’occasione mi hanno aiutato: Vincenzo Luciani e Angelo  Migneco che quella gara l’hanno corso il primo 16 volte e il secondo oltre le venti.

Ancora oggi penso e ricordo, se non tutti, molti di quei duri 100 km.

Partenza, da Piazza della Signoria, con un calcio nel sedere come buon augurio da parte dei veterani.

A Borgo San Lorenzo al 30° km mi assale la voglia di fermarmi li, ma i miei compagni di gara fecero coraggio e siamo ripartiti.

Il passo della Colla di Casaglia a 1000 metri circa di altitudine si raggiunge la notte e si incomincia a correre con la lampadina tascabile. E la notte è passata tra gli incitamenti degli abitanti dei borghi che si susseguivano, tutti affacciati alle finestre.

Ricordo Marradi e la fatica, la tenda dei soccorsi presa di assalto per avere spalmate le pomate e ottenere massaggi.

Poi Brisighella e le luci dell’alba e ancora 12 km per arrivare al traguardo. Ricordo una vecchietta sulla strada che ci offriva le ciliegie sotto spirito, ma … eravamo alle 5 del mattino.

Infine Faenza e tanta gente all’arrivo in piazza del Popolo, e ironia della sorte (e ultima fatica): il palco era in salita!

Qual è stata la tua migliore gara?

La mia migliore gara è stata una delle Maratona di Roma, forse la prima, portate a termine, con i brividi su via del Circo Massimo, poi intorno al Colosseo e poi all’arrivo a via dei Fori Imperiali.

Ti piaceva di più allenarti da solo o in compagnia?

Allenarsi da solo o in compagnia sono due cose diverse, ma confesso non ho mai avuto preferenze. Le uscite da solo sono forse più faticose perché lavori molto con la testa e l’orologio mentre  correre in compagnia si socializza di più e ci si rilassa molto

Tra tutti quelli che un runner conosce, che tipo di allenamento preferivi e perché?

Non essendo un velocista, ma tutt’altro, sopportavo di più la fatica delle salite e delle ripetute in salita, che trovavo molto allenanti

Qual era il percorso che prediligevi fare in allenamento?

Quelli fatti lontano dalle strade e dalle auto, quindi nei parchi e  sulle colline quando era possibile.

Qual è stata la gara più dura e l’allenamento più sfiancante che hai fatto?

La più dura è stata l’Ecomaratona di Collelongo di cui ho un ricordo bellissimo perché fatta con Vincenzo Luciani. Vincenzo, si prese uno spavento quando, arrivati sul punto più alto del percorso, 1500 slm, mi venne da gridare “Campioni del Mondo”. Mi guardò perplesso e credo che per  un attimo pensò: “Maurizio  è impazzito”.

Qual è stato il miglior allenamento della tua carriera?

In preparazione della 100 km, grazie al grande amico Walter Nicolò, preparammo la gara con un lungo di circa 9 ore. Partenza dal Parco Palatucci in direzione Cinecittà est, poi Monte Cavo, poi Pratoni del Vivaro dove incontrammo un venditore di frutta che ci offri una banana. Poi il lungo tragitto di ritorno.

Puoi parlarci dei tuoi amici runners ? Ricordi delle persone e aneddoti, sia nelle gare che negli allenamenti…

Come fare a non ricordare: Luciani Vincenzo, Angelo e Gianni Migneco, Walter Nicolò (detto Volante 1), Luigi Garbati, il grande e indimenticabile Franco Nania, Danilo Mangolini, Sergio Narcisi.

Un pensiero infine a chi mi vide correre al buio al parco e mi invitò a unirmi al loro gruppo, parlò del ragioniere Alberto Catalani, del “Papero” (non ricordo più il nome) e il grande Giorgio Pasini. Ma l’elenco sarebbe molto più lungo. Restano i ricordi indelebili di un passato in cui eravamo felici e non ne eravamo consapevoli.


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