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La discarica maledetta di Bussi che? – Così anche per la “Marlane” di Praia a Mare – Come andrà invece ai De Benedetti, a Passera e a Colaninno? – La “Multiservizi” di Brindisi come Babbo Natale

Fatti e misfatti di dicembre 2014

La discarica maledetta di Bussi che?

“Quella di Bussi sul Tirino – “made Montedison” – è stata catalogata come la discarica di rifiuti tossici, con i suoi 25 ettari di estensione, più grande d’Europa. E, quando è stata scoperta tra il 2006 e il 2007, è stata giudicata un pericolo reale e concreto per la salute di ben 700 mila persone, per numerose scuole e perfino per alcuni ospedali. Di qui, dunque, il rinvio a giudizio di diciannove dirigenti accusati di disastro ambientale e avvelenamento di acque”.

Il 2 dicembre scorso, anche per questa discarica maledetta, la Corte suprema europea ha condannato l’Italia a pagare una multa di 40 milioni. Ieri, invece, i giudici della Corte d’assise di Chieti, nonostante le pesanti richieste di condanna avanzate dai pubblici ministeri, hanno sorprendentemente assolto tutti e diciannove gli imputati. Le sentenze si accettano e non si commentano? Che nessuno sia chiamato a pagare per quello che è stato considerato il più grave disastro ambientale in Italia, però, non si può certo pretendere un silenzio che avrebbe, magari, il sapore di una condivisione. Non si può pretendere che non si dica, insomma, che certe decisioni fanno perlomeno senso.

Così anche per la “Marlane” di Praia a Mare

“Gli undici dirigenti e responsabili dello stabilimento tessile “Marlane” di Praia a Mare e l’amministratore delegato Pietro Marzotto – i quali erano stati rinviati a giudizio per omicidio colposo, lesioni gravissime, omissione dolosa di cautele sul lavoro e disastro ambientale proprio a causa dell’inquinamento causato da quell’azienda – sono stati anche loro assolti. Loro, in primo grado dal Tribunale di Paola, perché il fatto è stato ritenuto non sussistere e, nonostante l’ombra di oltre cento operai morti o ammalatisi di tumore, per insufficienza di prove”.

Una giornata veramente particolare, ieri, in certe italiche aule di Giustizia. Veramente particolare. Per non dire di più.

Come andrà invece ai De Benedetti, a Passera e a Colaninno?

“La Procura di Ivrea – sempre nella giornata di ieri – ha invece chiesto il rinvio a giudizio, al termine dell’inchiesta sulle morti di alcuni dipendenti costretti a lavorare, alla “Olivetti”, in reparti contaminati da fibre di amianto, di trentatre dirigenti e funzionari, alcuni anche di “alto lignaggio””.

Fra questi trentatre, infatti, Carlo De Benedetti (quale amministratore delegato dell’azienda dal 1978 al 1996), il fratello Franco (quale vicepresidente dal 1989 al 1992 e consigliere di amministrazione fino al 1993), il figlio Rodolfo (quale consigliere di amministrazione dal 1990 al 1997), Corrado Passera (quale consigliere di amministrazione dal 1990 al 1996 e amministratore delegato dal 1992 al 1966), Roberto Colaninno (quale amministratore delegato dal 1996). I quali, però, hanno già ribadito di ritenersi estranei a quelle morti in quanto non potevano sapere di quelle fibre di amianto in azienda. Sarà interessante conoscere, quando il processo sarà andato a sentenza, se i giudici avranno assunto come “buona” questa giustificazione oppure avranno deciso che, no, lor signori, dati i ruoli rivestiti, non avrebbero potuto non sapere. Lor signori, comunque, continuano ad ostentare la più grande tranquillità. E questo – con tutto il rispetto per loro e per chi dovrà giudicarli – non può non preoccupare almeno un po’ le famiglie dei lavoratori morti o tuttora ammalatisi di cancro alla “Olivetti” di Ivrea.

La “Multiservizi” di Brindisi come Babbo Natale

“La “Multiservizi” di Brindisi – società “in house” del Comune – ha pagato 6.119 euro di multe, dal 2012 ad oggi, elevate non alle sue auto di servizio, ma a quelle private appartenenti ad assessori, consiglieri comunali di ogni partito, a parenti di funzionari, ad aziende private, perfino a giornalisti e operatori di tv locali”.

La “Multiservizi” di Brindisi, dunque, come un caro Babbo Natale. Solo che, ora, i giudici l’hanno chiamata a vuotare un altro sacco. A confessare il perché, cioè, di quegli illegali graziosi doni elargiti a piene mani a destra e a sinistra.


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