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«… Il Campionato di Calcio continuò insomma a essere condizionato dal vil danaro. E chi lo dice – stranamente per una (anti)Favola – non è l’Autore ma la massima Autorità del Calcio Mondiale [1],[2]
Più di così?… Se non vogliamo inoltre parlare della grande preponderanza di giocatori stranieri, sempre ovviamente a danno dei giovani nostrani.[3]
Beh… perché non cominciare proprio da qui?
Non sarebbe forse più giusto nonché più bello dar vita a un Campionato Nazionale di Calcio “fatto” di soli giocatori nazionali? Un calcio, insomma, frutto di vivai regionali costituiti di giovani reclute (preferibilmente regionali) da allevare come “pulcini” pronti a tramutarsi in “galli” capaci di lanciare acuti chicchirichì nella Squadra Nazionale di Calcio!
Solo così il bel colore azzurro potrebbe tornare finalmente a splendere in quel mondo lì.
In quel mondo, già, perché per il resto…
Per il resto, come dire per cose ben più serie della gloria pallonara, il tutto continua davvero a rivelarsi tutto un sogno.
Il temuto crollo della Squadra Nazionale di Calcio, dall’autore vaticinato tanti anni prima, ebbe infine luogo nel giugno del 2010 a Johannesburg, dove la stessa Nazionale di calcio s’impegnò spasmodicamente a offuscare il proprio bel colore azzurro, facendosi eliminare… dopo sole tre partite!
A nulla valsero infine tante batoste, visti gli eclatanti risultati di “Brasile 2014”, quando si scrisse: «… C’è l’umiliazione di un Paese, la sensazione che dobbiamo smetterla di pensare in grande, soprattutto nelle valutazioni dei calciatori, che dobbiamo ricostruire, partendo dalle fondamenta. L’alibi della crisi economica non regge. Non cresciamo talenti, non formiamo calciatori…».[4]
Per l’appunto come volevasi dimostrare, dopo gli otto anni trascorsi dalla elaborazione della presente (anti)Favola.
Evviva l’Italia, dunque, anche se solo in senso satirico e, purtroppo, non solo per l’Italia calcistica.
Ora, di fronte agli eventi appena narrati l'(anti)Favolista si chiede perplesso:
– È giusto aver trasformato lo sport in uno squallido rapporto economico?
– Ed è giusto che i Tornei nazionali vengano organizzati con squadre formate da tanti (troppi!…) giocatori stranieri, i quali tolgono ai nostri giovani la possibilità di realizzarsi a loro volta?
– Ed è giusto mettere a confronto brocchi con purosangue, senza riconoscere ai primi (come già nell’ippica) adeguati vantaggi, nel momento di partire, ma se qui non parla di handicap chi mai ti capirà?
– Ed è giusto lasciare al palo ancor prima di iniziare chi non dispone d’un mucchio di quattrini?…
A questo punto, una sarcastica vocina sussurra dall’alto: “Quanto sei ingenuo, povero (anti)Favolista!… Ma non lo hai ancora capito che così vincerebbe lo sport?… E non hai ancora capito che, a chi tiene in mano le sorti del Calcio nazionale e mondiale, non interessa il (cosiddetto) più bel gioco del mondo, ma solo il vil danaro?”.[5]
Nulla da eccepire, no? Eppure… Eppure tutto procede alla vecchia maniera, come nel 2017 ha rivelato la (s)Ventura(ta) vecchia Italietta, esclusa per inadeguatezza degli italici Giocatori di calcio, dai Mondiali di Calcio dell’anno dopo, in Russia.
Ma quel che fa maggiormente sorridere è l’amarezza dichiarata da chi tante amare amarezze ha continuato (e continuerà) ad ammollare a chi fosse malato di tifo, senza che un qualche brillante Ricercatore riuscirà mai a guarirlo.[6]
Così come non può non far sorridere (di pena, ovviamente), il Ministro dello Sport, che solo ora s’è deciso a dichiarare pubblicamente che il «calcio va rifondato».[7]
A la bonora – dico infine, irato! – Un Ministro che tutto ciò aveva passivamente amministrato, nulla facendo e neppure “dicendo” su quegli scomparsi “Nidi di formazione” giovanile e sui mancati loro utilizzi nei Campionati di Calcio, in luogo di quei mille e mille cartellini rossi da estrarre ed esibire con orgoglio per estromettere dal campo chi Italiano non sia e… si badi bene, non già per il colore della pelle!
Possiamo infine giurarci che, al di là delle solite parole… parole… parole, tutto proseguirà come prima, con l’inevitabile beccasse ancora e ancora… tanti sonori schiaffoni calcistici!».
* * *
Fin qui quanto pubblicato nel 2018, senza che nulla sia poi cambiato se non in… peggio, fino a indurre Aldo Cazzullo a scrivere nel Corriere della Sera dello scorso 24 marzo: «La Nazionale fuori dai Mondiali, il calcio italiano tocca il livello più basso di sempre. (…) È la Caporetto del nostro sport. Eliminati da una nazione, la Macedonia del Nord, di cui molti non conoscevano l’esistenza. Un disastro che chiama in causa tutti: atleti, allenatore, staff, federazione e il movimento calcistico nel suo complesso (…). Il calcio italiano ha toccato il livello più basso di sempre».[8]
Quale significato può mai avere un Campionato Nazionale vinto grazie (grazie? Puah!…) a giocatori stranieri? Non sarebbe forse più interessante se tale primarietà la si ottenesse con calciatori italiani aiutati a “crescere” sia sotto l’aspetto sportivo che culturale dalle loro stesse squadre?
Non sarebbe forse questo il modo per rendere di nuovo sportivo questo nostro “calcio” e metterlo in condizione di vincere i Campionati d’Europa e del Mondo?
Sono piccole idee, vero? Certo, ma con grandi potenziali ripercussioni, tali da sollecitare il sottoscritto ad ammollare – purtroppo solo idealmente – poderosi “calci” alle “pal…pedre” di tanti putridi “co…lombi” impegnati a organizzare il calcio solo in base al vil danaro, tale da renderlo… una misera illusione.
NOTE
Da “EMOZIONI E RABBIA NELL'(anti)FAVOLA” Capitolo “LA DOLCE SIGNORA”
Il libro è scaricabile gratuitamente in PDF dal sito: www.luigiboccilli.it