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La qualità dell’informazione

Ho sempre confrontato la completezza, la tipologia ed il livello di approfondimento e di critica (quella a difesa dello “stato di diritto”, soprattutto) tra i mass-media italiani e di lingua inglese. Parlando poi con colleghi di altri Paesi, l’analisi ho potuto allargarla indirettamente anche ai giornali e TV di lingua spagnola, francese, olandese, scandinava e iraniana.
In questo ultimo anno ho l’impressione che la qualità italiana nell’informazione, in generale, stia sempre più scendendo verso l’intollerabile.
1. Per i grossi problemi internazionali, globali, strategici, siamo tra gli ultimi: ai lettori e spettatori tv non interessano affatto e i giornalisti vanno verso l’indice di gradimento e il profitto
2. Sulle grandi novità europee UE, a cominciare dal PNRR, strumento fondamentale per dare una risposta efficace e globale alla crisi pandemica, non siamo preparati, né politicamemte, né giornalisticamente, né culturalmente. L’informazione italiana ne tratta meno della Slovacchia, Grecia e Portogallo.
Non parliamo poi di politica energetica, approvvigionamenti, competitività della nostra industria, delocalizzazioni, etc: sono rarissime le occasioni di approfondimento delle cause interne (costo del lavoro, necessità di strategie chiare, urgenza di riforme), inconsistenti le istanze di rari politici intelligenti, in generale stupida e ignorante la reazione della gente (da FB: “Draghi, ci hai fatto aumentare pure la bolletta del 40%”…).
E’ un caso drammatico la criminalizzazione dell'”extracomunitario”, responsabile di tutti nostri mali. Demagogia e fake news!
3. Diritti umani e parità di genere. Troppi sono gli uxoricidi, per ignorare il problema. Perciò da noi se ne parla, ma il modo di farlo è elementare e da scoop: ci interessa molto il fatto di cronaca, il particolare cruento, lo spunto della chiacchiera che il lettore/spettatore si aspetta, ma l’aspetto sociologico, educativo, sul lato dei diritti/doveri universali, sulla stigmatizzazione della violenza nelle famiglie, sulla formazione delle giovani coppie, sulla consistenza dei rapporti tra un uomo e una donna che mettono al mondo bambini, sull’aiuto dello Stato alle giovani famiglie: NIENTE, nessuna traccia, quando invece i francesi, gli spagnoli, i tedeschi…curano queste informazioni, educano il lettore, premono sui politici per le riforme…Insomma, per fare un esempio, da noi interessa la violenza alla “femmina” e poco la dignità della “donna”, secondo i miei colleghi finlandesi e olandesi. Cosa ne pensate?
4. I Giornalisti. Una grande parte dell’informazione non è gestita dai Siani, Ranucci, Gabanelli, Zanchini, A. Forlani, Iacona, Goracci, Biagi, Montanelli, etc. Passano le veline delle segreterie politicanti, distribuiscono a tutti noi il mangime dei polli di batteria, illuminati 24 h su 24 dalle luci inconsistenti e ambigue dei soliti politici che ci vogliono ignoranti, disinformati, ma controllabili e sondabili. Meno male che qualcosa di buono si trova, alcuni editoriali sono all’altezza dell’informazione europea e americana: beati quelli che conoscono le lingue (ma in Italia non si parla inglese, né tedesco, né spagnolo, né francese: perché?). Ma sogno giornalisti che controllano i politici, che difendano i diritti ed evidenzino i soprusi, che siano “per vocazione” difensori civici e inchiodino i politici “comando io”!
Concludo. Cerco personalmente di continuare a leggere di tutto, anche perché è meglio analizzare e studiare, che istupidirsi.
Da noi pochissimi leggono, tanti ascoltano in TV la D’Urso, la De Filippi e l’immondizia delle televisioni commerciali; pochi frequentano Rai 3, Rai5, Radio3, Radio1, etc.
Perciò i servizi “informativi” fanno peggiorare notevolmente il livello di qualita’ culturale dei nostri cittadini e dei giovani. Il differenziale di conoscenza tra pochi e la maggior parte degli italiani aumenta esponenzialmente e ciò produce disastri sulla Democrazia, la coesione, la generatività, la libertà.
I provvedimenti da prendere riguardano: la selezione dura degli addetti, la divisione netta tra gestori di potere e distributori di informazione, l’incentivo del giornalismo di inchiesta, il controllo degli Organi di Polizia sull’uso strumentale e fraudolento dei Social Media, la lettura dei giornali a scuola, e così via.
Dobbiamo essere coscienti della strada da recuperare e chiedere che gli aspiranti politici inseriscano nei loro programmi Progetti di Formazione e di Tutoraggio dei Giovani, fino all’impiego e all’esercizio pieno dei Diritti/Doveri civici.
Dobbiamo vigilare perché l’Italia non diventi il fanalino di coda dei Paesi del Secondo Mondo.
Le poche eroiche eccezioni in questo piattume, però, forniscono ancora ossigeno ai neuroni rimasti.
Per questo li amo sempre di più ..e mi consolo con un bel libro.

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