![](https://abitarearoma.it/wp/wp-content/uploads/2022/03/Lago-di-Bracciano-600x400-1.jpg)
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Il mio obiettivo ciclo turistico di questa settimana era di visitare i quartieri “Ina-Casa” realizzati al Tuscolano dal 1949 al 1956.
In questo spicchio di città fu realizzato il più vasto insediamento abitativo popolare a Roma.
Altri ne sono stati realizzati alla Stella Polare di Ostia, al San Paolo, al Tiburtino.
Va ricordato che la Roma del dopoguerra aveva problemi di povertà, di disoccupazione e carenza di alloggi.
Ina-Casa, istituita nel 1949, ha dato luogo a quel grande intervento statale allo scopo di risolvere l’emergenza abitativa.
I quartieri ”Ina-Casa Tuscolano 2 e 3”, con il progetto di unità di abitazione orizontale, hanno nel loro interno 1950 edifici. Guardandoli e fotografandoli mi sono posto una domanda, quanti saranno nel totale gli appartamenti realizzati? Una risposta è qui https://www.pandorarivista.it/articoli/il-quartiere-tuscolano-un-intervento-ina-casa/
Ho pedalato in tutte le piccole e grandi strade di quasi tutto l’insediamento abitativo, ho osservato pedalando i tanti piccoli negozi, con o senza le insegne, ho notato le tante attività artigianali, anche un paio di mercati rionali coperti.
Che bella esperienza, io romano alla scoperta di Roma, quella non pubblicizzata e molto poco conosciuta.
Dopo la lunga pedalata tra via Selinunte e tutte le altre strade, sono arrivato su via Tuscolana, mi sono poi diretto verso via del Mandrione, per poi proseguire verso la via Casilina o la via Prenestina.
Nuvole nere all’orizzonte che mi hanno aiutato, involontariamente, ad “unire” due luoghi diversi ma facenti parte di uno stesso periodo storico.
La pioggia a scrosci e le folate di vento mi hanno procurato fastidio e mi sono dovuto fermare sotto le arcate dell’acquedotto di via del Mandrione e ho fotografato… ciò che non sapevo ci fosse.
Un cartello con il contrassegno della Regione Lazio e del Parco Regionale dell’Appia Antica ha attirato la mia attenzione. Aggiungiamoci la scritta “Confine Parco dell’Appia Antica” e i cognomi a stampatello Fellini, Pasolini, oltre un logo, che non potevano essere trascurati.
Ho poggiato la mia bicicletta e ho scattato delle foto, che allego.
La porta, la sedia, il tavolino; le foto e una lettera di famiglia; le papere che girano a cerchio; le valige di cartone con i documenti in terra tra i sassi.
La storia di una famiglia del 1950 nelle quattro arcate? Non credo sia importante una risposta, contano le mie immagini visive e le foto pubblicate.
Rammentiamo via del Mandrione tra gli anni ’50 e ’70 del secolo scorso: una borgata della periferia romana, nota per essere stata una zona degradata della capitale, abitata da derelitti, moltissimi meridionali emigrati, zingari e sfollati, stretti nelle loro baracche fatiscenti, con il fango per le strade, i cessi di fortuna, le pessime condizioni igieniche.
Termino con quello che Pier Paolo Pasolini, nel maggio del 1958 scrisse sulle pagine di “Vie Nuove”:
«Ricordo che un giorno passando per il Mandrione in macchina con due miei amici bolognesi, angosciati a quella vista, c’erano, davanti ai loro tuguri, a ruzzare sul fango lurido, dei ragazzini, dai due ai quattro o cinque anni. Erano vestiti con degli stracci: uno addirittura con una pelliccetta trovata chissà dove come un piccolo selvaggio. Correvano qua e là, senza le regole di un giuoco qualsiasi: si muovevano, si agitavano come se fossero ciechi, in quei pochi metri quadrati dov’erano nati e dove erano sempre rimasti, senza conoscere altro del mondo se non la casettina dove dormivano e i due palmi di melma dove giocavano. […] La pura vitalità che è alla base di queste anime, vuol dire mescolanza di male allo stato puro e di bene allo stato puro: violenza e bontà, malvagità e innocenza, malgrado tutto».