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La sanità pubblica, sgretolata e dissanguata, ma vitale

Grazie all'impegno, alla professionalità e all'umanità di tutto il personale sanitario che rischia la propria vita per salvare quella degli altri

La tragica situazione sanitaria che il Paese sta attraversando ormai da oltre due mesi, con il produrre con la sua brutalità e ferocia migliaia di vittime, ha messo a dura prova il nostro servizio sanitario che ha dovuto misurarsi in una battaglia mai affrontata prima.

Le precedenti epidemie non avevano prodotto tanti morti, quanti ne ha causati oggi il coronavirus. Eppure le prime avvisaglie di una elevata circolazione virale di polmoniti anomale erano state già segnalate a fine dicembre nel nord Italia, con un picco di 40 polmoniti in una settimana a Piacenza; a Como, l’11 gennaio, si verificò un sovraffollamento negli ospedali cittadini di casi di polmonite, senza che scattasse il piano governativo antipandemia del 2016, facendo così circolare liberamente il virus.

Il nostro servizio sanitario è stato messo a durissima prova da tale pressione endemica: considerando che al 31 marzo in terapia intensiva erano ricoverati 4023 pazienti e 9122 posti letto (nella Regione Lazio i posti letto iniziali in terapia intensiva erano 571, aggiunti con l’epidemia ulteriori 260, per un totale di 831 posti letto).

A fine febbraio l’Italia disponeva di 8 ,58 posti di terapia intensiva ogni 100mila abitanti, mentre nel 2012 i posti di terapia intensiva erano il 12,5 ogni 100mila abitanti, contro i 29,2 della Germania, i 21,8 dell’Austria e i 15,9 del Belgio, come evidenziato nella tabella dalla rivista Intensive Care Medicine.

In particolare, la riduzione dei posti letto in Italia. è stata la conseguenza delle misure adottate per contenere la spesa pubblica e stabilire minori risorse per la sanità. La Germania nel 2016 ha destinato per la· sanità il 165% in più di noi dei fondi pubblici, con una popolazione di abitanti del 35% in più, la Francia il 90% in più con il 9,8% in più di abitanti e la Gran Bretagna il 66% in più con 1’8% in più di abitanti, con una spesa di 1.844 euro per abitante in Italia, di 3.201 in Francia, di 3.605 in ·Germania e gi 2.857 in Gran Bretagna.

Infatti sono apparsi evidenti i tagli alla sanità, in conseguenza delle varie manovre finanziarie, contribuendo a sgretolare con politiche dissennate, il servizio sanitario nazionale, nonostante che il diritto alla salute sia stato fortemente tutelato dall’articolo 32 della Costituzione Italiana che lo ha riconosciuto come un diritto fondamentale dell’individuo e come un interesse della collettività.

Dal 2010 al 2019 i fondi promessi e non dati rispetto al fabbisogno sono risultati ammontare a 37 miliardi di euro, di cui circa 25 miliardi nel 2010-2015 e 12 miliardi nel 2015-2019: 8 miliardi stabiliti dal governo Monti – Finanziarie 2012-2013; 8,4 dal governo Letta – Finanziaria 2014; 16,6 dal governo Renzi – Finanziarie 2015-2016-2017; 3,1 dal· governo Gentiloni – Finanziaria 2018; e 0,6 dal governo Conte -Finanziaria 2019 (Fonte: Ministero della Salute).

Solo oggi, con un virus che ci sta decimando, confinati in casa, si scopre l’importanza di destinare più risorse al servizio pubblico per avere ospedali funzionanti: numero di posti letto e sale di rianimazione adeguati, mascherine e materiali sanitari salvavita per tutti. Come è risultato essenziale disporre di un Servizio Sanitario Nazionale a disposizione di tutti i cittadini e comprendere quanto i continui tagli alla spesa sanitaria potessero creare problemi e danni ancora più netti ed evidenti

È innegabile però, che il sistema di sanità pubblica, che garantisce equamente le cure a tutti i cittadini, stia contenendo, seppure a fatica, la tremenda emergenza che si sta vivendo, grazie all’impegno, alla professionalità e all’umanità di tutto il personale sanitario che con i loro volti anonimi coperti dalle mascherine, sopraffatti dalla stanchezza, rischiano la loro vita per salvare quella degli altri.

 

Vincenzo Michelessi


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