La spesa al tempo del coronavirus

Intervista al presidente del gruppo supermercati Elite Franco Fedeli

Un tempo la lancia, oggi il carrello, prima appostati osservando la preda, ora disposti in fila con la lista della spesa in mente, sprezzanti del pericolo svuotiamo ferocemente il supermercato. Chi arriva ultimo resta senza lievito e farina. Perché di fame proprio ci rifiutiamo di morire.

Franco Fedeli, Presidente del gruppo Elite, che conta più di quaranta supermercati in tutta Roma, spiega che “la difficoltà maggiore è stata gestire l’ingresso delle persone, specialmente all’inizio. Adesso le cose sono cambiate, le persone sono più diligenti. Tutto sommato ce la siamo cavata abbastanza bene”.

Quali misure avete preso per la tutela dei vostri lavoratori? 

“Naturalmente le mascherine, la distanza fra noi e i clienti e alle casse abbiamo messo il plexiglass per dividere la clientela dalla cassiera”.

Questo da poco però.

“Beh, è chiaro, c’è voluto il tempo necessario per farli produrre, abbiamo coperto tutti i supermercati”.

C’è qualcuno all’interno dei negozi che controlli il rispetto delle regole?

“Noi ci proviamo perché c’è qualcuno che le rispetta e qualcuno che fa orecchie da mercante, però non è che gli possiamo puntare una pistola. All’ingresso diamo i guanti ed il disinfettante per le mani, abbiamo anche disinfettato i locali. Poi cerchiamo di non far mancare la merce, non abbiamo aumentato il prezzo di nessun prodotto anzi stiamo cercando di andare incontro ai clienti, ecco per esempio in questo momento c’è carenza di farina e stiamo cercando di reperirla”.

Anche il lievito è difficile da trovare, sono cambiati i consumi?

“Si, la gente a casa si fa le torte, però l’accaparramento dovrebbero cercare di evitarlo. Ho anche detto ai miei gestori che se viene una signora a fare la spesa, non c’è bisogno che venga tre volte in un giorno a prendere ora una cosa ora un’altra solo perché ha bisogno di uscire, dobbiamo dirle che non deve farlo, anche per dare spazio agli altri”.

Gli ordini online sono andati subito in tilt, ora siete in grado di gestirli?

“Noi ancora non siamo preparati per questo, andremmo a sovrapporci e alla fine avremmo una cattiva gestione di tutto. Certo un po’ di consegne a domicilio le facciamo ma non tantissime”.

Da alcune ricerche scientifiche risulta ora che il virus può restare nell’aria in luoghi chiusi per un certo periodo di tempo e sappiamo che non tutti indossano la mascherina quando vanno a fare la spesa. Gli scienziati suggeriscono di lasciare aperte le finestre, questo è possibile nei supermercati?

“Noi abbiamo le porte di uscita sempre aperte, ad ogni modo adesso dirò ai miei gestori di lasciare anche l’uscita di sicurezza aperta per fare entrare più aria”.

Adesso arriva la Pasqua, cosa prevede?

“Sicuramente ci sarà un calo nei consumi, questo è normale anche perché la gente ha meno soldi e quindi se prima compravano due colombe adesso ne comprano una, cercano di prendere le cose essenziali. Comunque abbiamo abbassato i prezzi dei prodotti della Pasqua perché le aziende ce lo hanno concesso”.

State sostenendo il Policlinico Gemelli, in che modo?

“Abbiamo fatto una donazione di 300 mila euro”.

C’è qualcos’altro che vuole dirci?

“Vorrei ringraziare tutti i miei collaboratori per il loro comportamento in questo periodo, li voglio premiare e in qualche maniera lo farò.
Poi siamo nelle mani di Dio perché qui nessuno di noi può dire quello che può succedere.

Abbiamo sempre la speranza ma non dobbiamo abbassare la guardia, se pensiamo che magari ieri sono calati i contagi e quindi siamo fuori pericolo facciamo un grosso errore. Dobbiamo cercare di stare attenti finché non ne saremo usciti fuori.
Del danno economico è inutile parlarne adesso, ci penseremo in seguito”.

Così tra un corso di yoga su Youtube, una videoconferenza con Skype, la didattica su Teams, continuiamo ad andare al supermercato con un aspetto che, per forza di cose, somiglia sempre più a quello dei Flintstones!

 

Patrizia Artemisio


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