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L’Almone, più fogna che fiume sacro

Tra via Appia Nuova e via Annia Regilla, un collettore fognario scarica direttamente le acque scure di Statuario e Quarto Miglio nell'alveo

Tra via Appia Nuova e via Annia Regilla, un collettore fognario nascosto nella vegetazione scarica direttamente le acque scure nel fiume. «Sono le acque reflue dei quartieri Statuario e Quarto Miglio convogliate nel fiume senza depuratore – afferma Federici Roberto Federici del Comitato per il parco della Caffarella – nonostante Acea Ato2 faccia pagare nella nostra bolletta la depurazione delle acque. Sono invece parzialmente depurate le acque dei Castelli Romani e di Ciampino sempre sversate nel fiume. Tutti questi liquami arrivano in Caffarella inquinando la valle». Acea ammette la mancanza di depuratori e si giustifica: «L’azienda è responsabile dell’area dal 2003, abbiamo ereditato impianti privati vecchi, siamo in attesa che si realizzino le procedure di esproprio dei terreni per poter realizzare il collettore fognario che si collegherà a quello di Roma sud. Per questi lavori è stato già fatto il bando».

CaffarellMa il disastro ambientale è vicino: «Ormai è un problema sanitario serio – dice Alma Rossi, direttrice dell’ente parco dell’Appia Antica – bisogna al più presto separare le acque chiare da quelle scure, l’Almone deve tornare a essere un fiume».

L’Almone, fiume sacro ai Romani, che prende il nome dal giovane Almo, il primo latino caduto nello scontro con i Troiani nell’Eneide, è ridotto a un torrente di liquami, l’acqua è scura e melmosa, inquinata dagli scarichi fognari. « L’inquinamento è provocato dal tasso altissimo di coliformi fecali di almeno 5 volte superiore al livello minimo e dai rifiuti solidi che impediscono lo scorrere dell’acqua, tanto da provocare frequenti piene, con il conseguente degrado di tutta la zona», è la denuncia del Comitato per il parco della Caffarella, impegnato da oltre trent’anni nel lavoro di sorveglianza e cura dell’area.«Dell’inquinamento dell’Almone sono responsabili enti ed amministrazioni che hanno abbandonato la zona», spiega Roberto Federici del Comitato.


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