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L’amicizia non-normo-dotata

Amicizia non-normo-dotata. Così in Italia chiamiamo il rapporto affettuoso che intratteniamo con le persone più sfortunate di noi, che abbiamo tutto senza aver fatto niente per meritarcelo.
I “paramici” sono, per me e la mia famiglia, delle cartine al tornasole: la loro reazione ai nostri comportamenti rivela quanto sia alto il livello di qualità di ciò che facciamo, operiamo, pensiamo, diciamo.
Tra i miei più cari amici ci sono molti sordastri, sordomuti, persone in carrozzella.
Ma io non me ne accorgo, perché il loro pensiero, quanto mi comunicano e mi criticano, quanto mi donano è assolutamente cosi’ elevato e profondo, che non mi viene in mente mai il loro stato ‘esteriore’, che invece mi evidenziano sempre i miei conoscenti ‘normali’.

La stessa Chiesa parla dei non-normo-dotati come di soggetti che devono diventare “oggetto” del “nostro” intervento, che sembra cali dall’alto e scenda per “aiutarli”. Mi sono sempre detto che avremo una Chiesa veramente di Cristo quando avremo anche Sacerdoti e Vescovi, con ciò che ne può conseguire, fratelli non-normo-dotati!
La stessa considerazione vale per gli Incaricati Istituzionali Laici (ricordo con stima e riconoscenza il ministro della solidarietà sociale Antonio Guidi, che mostrava una marcia in più…).

Voglio chiudere con un aneddoto.
Mi ha raggiunto al Borgo un professore finlandese di Fisica Nucleare, che ama Roma e l’Italia più di Helsinki. Voleva conoscere il mio paesello, Gerano (RM) e i monasteri di Subiaco, “Così dopo lavoriamo meglio!”, mi ha detto.
Si dà il caso che questo grande uomo di scienza e umanità si aiuti con una carrozzella da 43 anni per spostarsi, anche da solo, ma in genere con la sua Signora, e con una Volvo speciale adattata a lui.
Ha apprezzato molto, al Sacro Speco, gli affreschi e le strutture architettoniche meravigliose di quel Sito: purtroppo non è riuscito ad apprezzare la più antica immagine conosciuta di S.Francesco (di cui sapeva tutto!), francamente non raggiungibile per lui.

Poi, a Gerano: Pieve di Sant’Anatolia, bella dall’esterno e con una storia significativa (mi ha spiegato la tipicità del Governo dell’Imperatore Decio, un fisico nucleare finlandese!): voleva studiare le immagini popolari di Sant’Anatolia e S. Audace, gli affreschi, “rozzi ma interessanti” dell’interno, ma la barriera architettonica era quasi insuperabile. Mi sono rifatto col pozzo romano posteriore visibile dalla inferriata esterna di dietro… e col bassorilievo dell’età imperiale romano sull’angolo della facciata.
Poi su al Borgo, al Centro Storico di Gerano.
Ha apprezzato la struttura del Paese, vecchio confine tra le due Diocesi Tiburtina e di Subiaco, le tracce delle vecchie mura, le Porte Amato e S. Lorenzo, il Decumano, la posizione delle tre Chiese, non visitabili per lui (voleva vedere “Bernini e Conca”…!). Non ha potuto concludere il periplo, perché non erano accessibili per lui Porta Cancello, la via di Sotto, il Palazzo alto (per lui è stato possibile ammirare il portale del palazzo, venendo a casa mia, aiutato da noi, dal lato dell’antico Palazzo delle Aste col suo bellissimo Pozzo ex pubblico).

Dopo aver lavorato, riguadagnando la piazzetta S. Maria, gli ho raccontato dell’altro Pozzo ex pubblico non più visitabile, e del sistema idrico che permetteva agli Jeranses di resistere ai lunghi assalti e assedi dei bellicosi Tiburtini e Sublacensi, che qui si divertivano a giocare alla guerra a scapito dei poveri locali, laboriosi e produttori di carbone…
Poi viale delle Provincie, con un marciapiede fornito di accessi per disabili!
Mi ha guardato sorpreso e ha esclamato: “Non capirò mai le priorità delle Autorità Italiane! Qui sì, e le Chiese e il Decumano ed il Palazzo no! Dovrò tornare in futuro tante volte in Italia e a Gerano, per capirvi di più!!!
Ma siete in ogni caso fortunati, a vivere in questi luoghi meravigliosi!!

Nahaan taas pian! Hyvasti!”
(Tralascio le dieresi su 4 a)
Ci rividimo, carissimi Jarno e Hertta! A presto!


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