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L’anno che verrà… sogno un mondo senza guerre e povertà

Il duemilaventitrè ci sta per lasciare liberando il suo posto per il duemilaventiquattro. Come sempre desidero fare un bilancio dell’anno trascorso e gli auspici per quello che sta arrivando.

Di solito mi occupo soprattutto del territorio dove vivo, il Tiburtino, con tutti i suoi problemi ancora irrisolti ma, quest’anno, mi vorrei soffermare su quello che è accaduto nel mondo: guerre, fenomeni climatici e povertà che generano migrazione tra i popoli. Il clima di guerra che si respira nel mondo ha fatto del 2023 un anno critico per tutti: prezzi alle stelle, violenze inimmaginabili con immagini che non avremmo mai voluto vedere e i soliti venditori di armi che si arricchiscono a spese delle vittime. I politici sono diventati tutti guerrafondai in nome di principi che hanno valore solo per loro. Un’unica voce contraria, quella di papa Francesco, si alza a redarguirli ben sapendo che le sue parole oltre a non essere ascoltate saranno travisate dai tanti media e dalla stessa classe politica mondiale che ci sta lentamente avvicinando a quella che fatalmente potrebbe essere l’ultima guerra. “La guerra è un sacrilegio, smettiamo di alimentarla!” ci diceva il Pontefice oltre un anno fa. Un concetto che ha ribadito prima di queste feste natalizie: “No alla guerra, follia senza scuse. Non si vogliono armi ma pane”. Invece le armi continuano a cantare il loro triste concerto vomitando numeri asettici che invece sono persone che soffrono e muoiono. Tutto questo giustificandolo con ideologie del passato che stanno tornando in auge dimenticando i grandi danni che hanno fatto sui popoli. Pace, pace, pace senza “se” e senza “ma”.

Poveri e migranti. Quanti poveri genera l’idiozia della guerra! Dovunque si volga lo sguardo, si appura come la violenza colpisca per prime le persone indifese e più deboli. Deportazione di uomini, donne e soprattutto bambini e bambine, per sradicarli e imporre loro un’altra identità. Sono milioni le persone costrette a sfidare ogni giorno il crepitio delle armi. Convivono con la paura e la mancanza di cibo, acqua, cure mediche e soprattutto degli affetti.
C’è poi un altro tipo di conflitto, molto più sottile perché non si combatte con le armi, è la “guerra economica” dove le nazioni più ricche non intendono rinunciare ai propri privilegi e rendono ancora più povere le nazioni che hanno pochissime risorse. È la causa principale dei migranti economici ossia masse di persone che si spostano da una nazione all’altra o, peggio ancora, da un continente all’altro per inseguire il loro sogno di vita e migliorare le condizioni precarie in cui vivono solo per essere nati in un posto che, spesso, assomiglia ad un inferno. Tra i motivi sociopolitici che spingono le persone a scappare dal proprio paese ci sono le persecuzioni etniche, religiose, razziali, politiche e culturali. Spesso questa gente disperata trova la morte nel viaggio della speranza. Secondo i dati di Missing migrants dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), dall’inizio del 2023 sono morte 2.571 persone in mare. Ma il numero sembra sottostimato. Molti di questi morti sono dovuti alla scarsa accoglienza di nazioni egoistiche che voltano lo sguardo dall’altra parte per non vedere questi sacrifici umani che altrimenti colpirebbero le loro coscienze.

Il riscaldamento climatico a cui assistiamo negli ultimi decenni è anomalo perché innescato dall’uomo e dalle sue attività. Si chiama effetto serra antropico e si aggiunge all’effetto serra naturale. Il clima è sempre cambiato, ma non così in fretta! Da circa 15 anni i dati prodotti da migliaia di scienziati in tutto il mondo, analizzati e sistematizzati dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), concordano nel dichiarare che il global warming deriva dall’effetto serra antropico, cioè innescato dalle attività dell’uomo. E se l’uomo l’ha creato solo l’uomo può fermarlo ma ci deve essere la volontà per farlo. Iniziamo col dire che i nostri comportamenti giornalieri incidono sull’aumento delle temperature per l’uso anomalo e inutile dell’energia elettrica e per altro. A provocare più danni all’ecosistema è soprattutto il consumo di carbone, petrolio e gas, che rappresentano la maggior parte delle emissioni di gas serra. La riduzione dei consumi di energia elettrica è il primo e più concreto obiettivo. Cambiare i nostri comportamenti consumistici, usati solo per soddisfare i bisogni indotti dalla pressione della pubblicità e da fenomeni d’imitazione sociale diffusi tra ampi strati della popolazione, è il primo passo che ognuno di noi deve fare per tentare di salvare l’unico pianeta che abbiamo a disposizione.

L’anno che abbiamo passato se ne sta andando con tutte le sue negatività ma purtroppo, nel futuro, non si vedono segnali nuovi. L’unica cosa certa è che “il nuovo anno… tra un anno passerà e io mi sto preparando a questa novità (Lucio Dalla).


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