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Marcello Colafigli, ex boss della Banda della Magliana: si avvale della facoltà di non rispondere

Il suo legale sta considerando la possibilità di ricorrere al tribunale del riesame

Marcello Colafigli, ex membro della Banda della Magliana, ha scelto di esercitare il diritto di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia di fronte al giudice per le indagini preliminari nel carcere di Regina Coeli.

Colafigli è stato arrestato martedì scorso nell’ambito di un’operazione condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Roma, che ha portato all’emissione di 28 misure cautelari. Le accuse spaziano dall’associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, alla tentata rapina aggravata, alla tentata estorsione, alla ricettazione e al possesso illegale di armi.

Il suo legale sta considerando la possibilità di ricorrere al tribunale del riesame. L’inchiesta riguarda una banda criminale operante a Roma, specificamente nella zona della Magliana e lungo il litorale laziale, guidata dall’ex boss della Banda della Magliana.

Secondo l’accusa, nonostante fosse in regime di semilibertà, Colafigli sarebbe riuscito a organizzare ingenti traffici di stupefacenti con la Spagna e la Colombia, mantenendo contatti con esponenti della ‘ndrangheta, della camorra, della mafia foggiana e con narcotrafficanti albanesi inseriti in un cartello sudamericano.

L’eccezionale inclinazione delinquenziale di Marcello Colafigli – ha sottolineato il giudice nell’ordinanza – storico esponente della Banda della Magliana, è resa evidente non solo dalla sua abilità nel coltivare relazioni con figure criminali di spicco e dalla facilità con cui commette reati di varia natura, ma anche dall’impermeabilità mostrata durante il trentennale periodo di detenzione. Né la sua indole né la sua conoscenza delle dinamiche criminali nel territorio romano e nazionale sono mutate”.


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