Martisoroma2016 presso l’Oratorio di San Francesco Saverio

Sabato 5 marzo la mostra per la festa romena, perché le belle e romantiche tradizioni non abbiano a perdersi

Sabato 5 marzo, per la festa romena del Martisor,  le Associazioni A&S e Lumea Copilor Onlus hanno organizzato la mostra Martisoroma2016 presso l’Oratorio di San Francesco Saverio in via del Caravita 7.

180px-Pigna_-_Oratorio_di_S._Francesco_SaverioL’interessante evento fa parte delle attività  che queste associazioni realizzano per divulgare i tesori della cultura e delle tradizioni della Romania che rischiano di perdersi.  Questa volta parliamo del Martisor  sia come festa popolare che dell’amuleto omonimo. Quest’ultimo veniva confezionato per l’occasione e donato spesso nella speranza di riceverne un altro in cambio. L’usanza che una volta era molto sentita dal popolo romeno era quasi annegata nel grigiore comunista benché patrimonio di cultura e peculiare di un popolo.  Le associazioni organizzatrici di Martisoroma  ci ricordano che radicata fortemente fin dalla notte dei tempi, la festa del Martisor coinvolgeva ogni ambito sociale nel salutare l’arrivo della primavera e il risveglio agli amori. Perciò si assimila a questa festa quella della donna perché all’amuleto si unisce un profumato rametto di mimosa.

1455860499_12719321_1005095169564058_4762233419948757165_oLa mostra Martisoroma2016, prevede la presenza e la dotta presentazione da parte di padre George Picu e di Loredana Ceausu.  A questa seguirà un’esposizione di martisor curata dalle artiste Mihaela Tatulescu dell’Università di Oradea  e da  Ileana Horoba Danci dell’Università di Cluj; poi, per i più piccoli, è previsto un laboratorio dove apprendere a confezionare un martisor.
La giornata non poteva che concludersi con canti, ballate, colinde, doina,  tratte dal repertorio del noto, famoso anzi,  Coro Arpeggio & Roua che li eseguirà splendidamente in costume tradizionale.

E’ ora d’uopo chiarire che Martisor, in romeno, è il vezzeggiativo di marzo, mese agognato perché lo si fa corrispondere con l’inizio della primavera, apportatrice di abbondanza ed allegria.

Ricordiamo che nell’antica Roma l’inizio dell’anno nuovo si festeggiava in marzo, mese che porta il nome da Marte che era il dio della guerra sì, ma anche il protettore della campagna, del bestiame  e della rinascita della natura. Mentre ancora prima, presso i Traci, le stesse attribuzioni erano del dio Marsyas Silen (Sileno) mitico inventore del flauto, il cui culto era legato alla madre terra, alla vegetazione e quindi anche alla consacrazione delle feste della primavera, dei fiori e della fecondità della natura.

Comunque il martisor è ancora più antico dell’epoca di Traiano infatti sono riemersi da scavi archeologici in Romania, martisor di più di 6000 anni fatti con piccoli sassi di torrente infilati su un filo a mo’ di collana e colorati di bianco e rosso.

Ancora oggi, il primo di marzo, in alcune regioni della Romania, le nonne regalano il Martisor alle nipoti per augurare fortuna, amore e fortuna in amore.   In merito alle caratteristiche di questo portafortuna, anche se le sue forme possono sbizzarrire la creatività, deve comunque essere in due soli colori, il bianco e il rosso. Nastri, fascetti e treccine di fili, fiocchetti od altro,  purché siano di due colori, il rosso e il bianco intrecciati insieme, da offrire a tutte le donne unitamente a un ramoscello di mimosa.

Rosso come il fuoco, il sangue e il sole, attribuito pure alla vita, quindi alla donna; bianco come la trasparenza dell’acqua, il bianco delle nuvole e riferimento pure alla saggezza dell’uomo. Gli stessi colori anche come il vincolo dei due principi femminile e maschile, il continuo movimento della materia e il ciclo della natura con le sue forze vitali. Su tutto il territorio romeno, questi colori appaiono ai matrimoni, alle nascite ed anche, in alcune regioni, ai funerali. Sempre di bianco e rosso si addobbano le prime pecore che entrano in malga e il primo aratro che esce al campo.

La tradizione del Martisor viene festeggiata dall’1 all’ 8 marzo non solo in Romania ma anche in altri paesi dell’Est europeo.

 


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