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Orsetti di Pelouche in catene: gli studenti ebrei di Roma ricordano gli ostaggi del 7 ottobre

Gli orsetti sono stati incatenati davanti ai principali monumenti della Capitale

Una scena toccante ha catturato l’attenzione dei romani nei luoghi più iconici della capitale: orsi di pelouche incatenati a panchine, lampioni e ringhiere. Questa iniziativa è stata lanciata dalla rete degli studenti ebrei romani per commemorare gli ostaggi rapiti da Hamas esattamente un anno fa, in un gesto simbolico che unisce sensibilità e impegno civile.

Dall’imponente Arco di Tito al Colosseo, passando per piazza del Popolo e il Pincio, questi adorabili orsetti indossano magliette con i volti degli ostaggi, rendendo visibile il dramma di chi vive nell’angoscia.

Tra questi, spiccano i nomi di “Riel”, un bambino di appena 4 anni, e “Kfir”, un neonato di 7 mesi, che hanno trascorso più tempo nelle mani dei terroristi che a casa propria. Questi piccoli sono solo due delle 251 persone rapite il 7 ottobre 2023, un tragico anniversario che continua a pesare sul cuore della comunità.

Con il messaggio che “la metà di loro è ancora prigioniera a Gaza”, gli studenti hanno voluto “dare voce a chi non ce l’ha”, evidenziando l’urgenza di una riflessione collettiva su un tema tanto doloroso. La scelta degli orsi di pelouche non è casuale: simboleggiano l’umanità e la fragilità di coloro che attendono ancora la libertà, trasformando l’anniversario in un appello all’azione per tutti.

In risposta al recente corteo “pro Palestina” tenutosi a piazzale Ostiense, la rete degli studenti ebrei ha scelto un gesto di protesta pacifica e simbolica. Non è solo una commemorazione; è un forte atto di dissenso contro le manifestazioni violente e anti-occidentali di questi giorni.

Queste azioni, secondo gli studenti, rivelano la vera faccia di chi chiede un cessate il fuoco senza condannare il pogrom del 7 ottobre o esprimere preoccupazione per il destino degli ostaggi.

La manifestazione si è conclusa con un fervente appello: “Noi, giovani studenti organizzatori di questa iniziativa, invitiamo tutti a riflettere e unirsi, affinché nessuno sia dimenticato.

È cruciale opporsi alla strumentalizzazione dei luoghi di istruzione per fini politici e assumersi la responsabilità di fronte al silenzio sulle vittime e sui rapiti.”

In un momento di grande tensione, hanno chiuso il loro appello invitando a respingere “ogni forma di attivismo violento nelle scuole e la connivenza intellettuale di certi cattivi maestri”.


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