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Pandemia. Tra idiozie e cose serie

L’altro ieri, a proposito di vaccini e vaccinazioni, ci sono state due evidenze: una cialtronesca e l’altra molto seria.

Quella cialtronesca è stata l’ennesima stramba uscita di Salvini. Non che in quest’anno e mezzo di pandemia da Covid 19 il “bauscia” non si sia distinto, insieme alla sodale-concorrente Meloni, in uscite irresponsabili pur di raccattare qualche voto fra i “no vax” e, prima, fra “i no virus”, i negatori della pandemia, ma con quella di ieri ha superato se stesso, distanziando di parecchie lunghezze la sua concorrente a destra. “Le varianti nascono come reazione al vaccino”: ha detto proprio così il “bauscia”. E in TV.

Direbbe Petrolini: “Io nun ce l’ho co’ te, ma co’ chi te sta vicino e nun te butta de sotto”.

La cosa seria, invece, è stata la notizia della pubblicazione – su EClinical Medicine The Lancet impegnata sul tema vaccini insieme all’Università Cattolica del Sacro Cuore alle Università di Verona e Belgrado e al New York Medical College – di una ricerca effettuata su 3 milioni e mezzo d’italiani non vaccinati i “no vax” duri e puri sarebbero circa 850.000, pari all’8% di 10 milioni di non vaccinati, mentre altri nove milioni e passa sono in dubbio sul farselo. La ricerca, resa nota con grande evidenza da “Il Fatto Quotidiano”, è importante perché fotografa la quantità estremamente minoritaria di “No vax”, ma approfondisce anche le varie motivazioni che finora hanno indotto una quantità ben maggiore di non contrarissimi a vaccinarsi, a non farlo.

La principale è la paura favorita anche da un’informazione istituzionale che non ha brillato nel dare tutte le informazioni giuste a chi, molto spesso, è trattato da untore, che è proprio quello che non si dovrebbe fare per convincere i dubbiosi e i timorosi. La prima remora di costoro riguarda la velocità di sperimentazione dei vaccini, la seconda è la carenza di informazione sia sui benefici che sui rischi, la terza la possibilità di scegliersi il vaccino, la quarta è la fiducia nella vaccinazione scossa dalle notizie contrastanti di esperti e medici.

Accanto a ciò è da sottolineare che c’è stata una campagna per niente sotterranea, alimentata dalla destra di Salvini e Meloni e da alcuni giornali al seguito, come “Libero” di Feltri e Senaldi e la “Verità” di Belpietro, che invece che alla salute pubblica hanno pensato ai voti. E, come si sa, da quelle parti i consensi elettorali crescono in un clima di paura e d’incertezza e di irrazionalità antiscientifica. Accanto a questi, come a volte accade nelle fumerie della sinistra, si è aggiunto qualche intervento e appello di pochi esponenti anche progressisti che trovano difficoltà, sebbene rinomati intellettuali, a distinguere fra libertà pubblica e privata, fra discriminazione e salvaguardia del bene comune.

In questo quadro, perciò, va collocata la questione dell’obbligatorietà per legge della vaccinazione. Il principio è sacrosanto, ma è da usare solo alla fine del ciclo di vaccinazione di massa in base ai risultati raggiunti e alle evidenze scientifiche. Cioè, cum grano salis, e non per dare un contentino politico a Salvini e a Meloni, ma per ridurre al massimo la sacca dei timorosi, dei non convinti, dei dubbiosi. Per ora bisogna spingere con i green pass fin dove è possibile e controllabile.

Era chiaro da subito che la vaccinazione di massa sarebbe stata una campagna lunga, un work in progress non privo di contrarietà, di ostacoli e anche di errori. L’importante è che la campagna vada avanti con gli strumenti a disposizione attuali, i vaccini, per contrastare le nuove varianti che si producono in alcuni paesi del mondo dove il Covid 19 gira indisturbato o quasi. In attesa che la scienza produca farmaci ancora più efficaci.

E che le idiozie di Salvini e dei “no vax” smettano di circolare come varianti del virus.


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