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Papa Benedetto XVI. Il mio ricordo

Ho conosciuto papa Benedetto XVI. Ero in seminario e ci mandavano a volte a fare da ministranti (versione più adulta del chierichetto) a S. Pietro. Un paio di volte ho servito la Messa al Card. Ratzinger. Sapevo chi era, sapevo della sua statura di teologo tra i più accreditati del XX secolo, sapevo del suo ruolo di Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede – il Dicastero Vaticano che giudica l’ortodossia di ogni scritto e si occupa delle situazioni più spinose del clero – e sapevo che dietro tanti discorsi di papa Giovanni Paolo II c’era lui. Mi aspettavo un cardinale conscio del suo ruolo e della sua autorità. Mi ritrovai davanti un gentilissimo, educato, sereno e paziente sacerdote, dal fare umile e spontaneo. Ci sorrise con dolcezza mantenendo la distanza e si trattenne in preghiera silenziosa prolungata prima di indossare gli abiti sacri e cominciare la celebrazione. Lo rincontrai al funerale di papa Giovanni Paolo II: questa volta in sacrestia non sorrideva, sembrava pregare anche mentre ci salutava.

Lo rincontrai da papa, di nuovo come ministrante. Questa volta ero addetto al “lavabo”; io dovevo versargli l’acqua durante la Messa mentre un mio compagno reggeva una bacinella sotto le sue mani. Vedendo che la bacinella non era allineata con me e temendo di versare l’acqua per terra, sposto la brocca, ed il papa sposta le mani; il mio compagno vede il movimento e sposta la bacinella ed io di nuovo ed il papa appresso… e poi ancora, finché il papa con un sorriso fa un gesto deciso con le mani per dire: “adesso sto fermo qui” e noi finalmente ci riusciamo: non una parola verso di noi in sacrestia, ma solo un saluto sorridente e dolcissimo. Diventato diacono, papa Benedetto viene in seminario ed io vengo scelto per affiancarlo durante la Messa: faccio insieme a lui la navata centrale della cappella ed arrivato davanti al Santissimo mi si appoggia al mio braccio per genuflettersi e rialzarsi. Ho sostenuto il peso della Chiesa per un attimo… ho raccontato in seguito ai miei confratelli!

Arriva il momento della mia ordinazione: che gioia immensa! È lui ad ordinarmi, è lui che abbraccio al momento dello scambio della pace. È come se fossi stato generato di nuovo, ed è per mezzo suo che nasco – per opera dello Spirito Santo – alla nuova vita presbiterale. Dopo dieci anni io e i miei compagni di ordinazione lo andiamo a trovare in Vaticano, in colloquio privato. Ora è papa emerito. Lo troviamo che dice il Rosario all’aperto con il suo fedele segretario. Finita la preghiera lo circondiamo su di una panchina. È affabile, disponibile, debole ma lucido, sorridente; gli chiediamo consiglio sulla nostra vita sacerdotale. Ci raccomanda di non trascurare la nostra vita spirituale. È un padre amorevole. Ne usciamo rafforzati nella nostra consacrazione, nel nostro amore alla Chiesa: abbiamo incontrato un uomo di Dio. E gli uomini di Dio compiono miracoli, raramente esterni, quasi sempre nei cuori delle persone che incontrano.

Devo confessare che tante volte l’ho copiato. I suoi testi, le sue omelie, i suoi insegnamenti sono così limpidi, lucidi, precisi che non mi sono fatto scrupolo e li ho non solo utilizzati, ma spesso proprio copiati per qualche omelia, facendomi bello di luce riflessa; non me ne sono fatto scrupolo perché viviamo nella comunione dei figli di Dio e tutto ciò che lui ha insegnato non gli appartiene, è frutto dell’opera dello Spirito Santo in lui per il bene di tutto il popolo. Ora che è morto non si appartiene più davvero, è patrimonio della storia della Chiesa, è entrato nel tesoro da cui tutti attingiamo, ovvero nel patrimonio di esperienza e comprensione del mistero di Dio in cui tutta l’umanità cresce, fino al compimento nel regno dei cieli. Lui vi ha contribuito in modo eccelso. Ora ci ha preceduti in paradiso. Ringraziamo il Signore di avercelo donato. Addio papa Benedetto, prega per noi!

 

don Domenico Vitulli


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