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Papa Francesco: Laudato si’ – Laudate Deum

A tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica in vista della Cop28 di Dubai

Il 4 ottobre 2023 è stata pubblicata l’esortazione apostolica di Papa Francesco che specifica e completa l’Enciclica del 2015 la Laudato si’. “Problema sociale globale intimamente legato alla dignità della vita umana” e prova a smuovere le coscienze dei potenti del mondo in vista della Cop28 di Dubai.

Prima di procedere provo difficoltà a parlare di crisi ambientale quando stiamo tristemente vivendo drammi di morte e distruzione con la guerra in medio oriente, esplosa solo tre giorni dopo dalla esortazione di Papa Francesco, che si è unita alla martoriata Ucraina, passata in secondo piano in quanto la guerra “Israele-Hamas” ha riempio tutti gli spazi dell’informazione. Questi conflitti, sentiti in modo particolare sulla nostra pelle perché molto vicini a noi, rendono ancora più grave il quadro bellico che Papa Francesco definisce “guerra mondiale a pezzi”. Ma dobbiamo avere il coraggio di sostituire le paure con la “speranza”. Torniamo sul tema principale: “La crisi climatica”.

Par aiutarci a comprendere e a riflettere sulla successiva esortazione apostolica, Laudate Deum, riassumiamo brevemente gli aspetti portanti della enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco pubblicata nel maggio del 2015.

Si focalizza sulla cura dell’ambiente naturale e delle persone, nonché su questioni più ampie del rapporto tra Dio, gli esseri umani e la Terra. Il sottotitolo dell’enciclica, “Sulla cura della nostra casa comune”, sottolinea questi temi chiave.

Le prime parole della Laudato si’ sono italiane e si traducono con “lode a te”. Fanno parte di una citazione del “Cantico delle creature” di San Francesco di Assisi in cui il santo loda Dio meditando sulla bontà del sole, del vento, della Terra, dell’acqua e delle altre forze naturali. Quali sono gli aspetti principali:

  1. Quello che sta accadendo alla nostra casa. Riassume la portata dei problemi legati all’ambiente. Inclusi l’inquinamento, il cambiamento climatico, la scarsità dell’acqua, la perdita di biodiversità e la disuguaglianza mondiale;
  2. Il Vangelo della creazione. La fonte di ispirazione è la Bibbia. Le storie della creazione della Genesi sono interpretate come un incentivo alla coltivazione responsabile e alla protezione della natura;
  3. Le radici umane della crisi ecologica. Esplora gli atteggiamenti della società e le ideologie che hanno provocato problemi ambientali. Questi includono l’uso sventato della tecnologia, la tendenza di manipolare e controllare la natura, una visione degli esseri umani come una specie separata dall’ambiente.
  4. Un’ecologia integrale. Presenta la soluzione principale dell’enciclica ai problemi sociali e ambientali attuali. L’ecologia integrale sostiene che gli esseri umani sono parte di un mondo più ampio e richiede “soluzioni integrali che considerino le interazioni dei sistemi natarli tra loro con i sistemi sociali”.
  5. Alcune linee di orientamento e di azione. Applica il concetto di ecologia integrale alla vita politica. Questo richiede accordi internazionali per proteggere l’ambiente e assistere i paesi a basso reddito, nuove politiche nazionali e locali, processi decisionali inclusivi e trasparenti e un’economia ordinata al bene di tutti.
  6. Educazione e spiritualità ecologica. Conclude l’enciclica con indicazioni pratiche per la vita personale. Raccomanda uno stile di vita meno incentrata sul consumismo e più su valori al di là del tempo e durevoli. Questo richiede educazione ambientale, gioia per l’ambiente, amore civico e una “conversione ecologica”. 

Dopo otto anni dalla precedente pubblicazione, Papa Francesco con l’esortazione apostolica “Laudate Deum” – “Lodate Dio per tutte le sue creature” – ha voluto lanciare un nuovo appello “alle persone di buona volontà” e ai rappresentanti della politica, a partire dalla consapevolezza che di fronte alla crisi climatica “non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie i sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura”, un serio e grave campanello d’allarme.

Un’analisi, quella di Papa Francesco, che affronta l’impatto del cambiamento climatico come «problema sociale globale che è intimamente legato alla dignità della vita umana. Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti», è la tesi del Papa: come «una malattia silenziosa che colpisce tutti noi», di cui passa in rassegna gli effetti tangibili.

Nessuno può ignorare che negli ultimi anni abbiamo assistito a fenomeni estremi.

Nei primi giorni di novembre, in soli due giorni si sono verificati 73 eventi estremi: “tra bombe d’acqua e tempeste di vento, che hanno interessato l’Italia, e il 70% di questi è avvenuto in Toscana.

E proprio per questo, sulla crisi climatica contesta ogni riduzionismo, ogni tendenza a “minimizzare”, ribadendo invece la necessità del “coinvolgimento di tutti”: tutta la società “dovrebbe esercitare una sana pressione, perché spetta a ogni famiglia pensare che è in gioco il futuro dei propri figli”.

Francesco smonta anche i falsi luoghi comuni in materia: i poveri che fanno troppi figli, gli sforzi per mitigare il cambiamento climatico o, anche all’interno della Chiesa cattolica, altre “opinioni sprezzanti e irragionevoli”. Per Bergoglio, “non può più essere messa in dubbio “l’origine antropica del cambiamento climatico, mentre le grandi potenze economiche si preoccupano solo di ottenere il massimo profitto al minor costo e nel minor tempo possibili”. Di qui l’appello: “Non possiamo più fermare gli enormi danni che abbiamo causato. Siamo appena in tempo per evitare danni ancora più drammatici. La possibilità di raggiungere un punto di svolta è reale – prosegue -, ma è urgente una visione più ampia», all’insegna della «responsabilità per l’eredità che lasceremo dietro di noi dopo il nostro passaggio in questo mondo». E ricordando l’esperienza della pandemia di Covid-19, Francesco ripete: «Tutto è collegato e nessuno si salva da solo».

Il “paradigma tecnocratico” – che è alla base dell’attuale processo di degrado ambientale – negli ultimi 8 anni ha conosciuto “un nuovo avanzamento” – è al centro del secondo capitolo dell’esortazione. «Mai l’umanità ha avuto tanto potere su sé stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene, soprattutto se si considera il modo in cui se ne sta servendo – è il monito -. In quali mani sta e in quali può giungere tanto potere? È terribilmente rischioso che esso risieda in una piccola parte dell’umanità». Per questo, «dobbiamo tutti ripensare alla questione del potere umano, al suo significato e ai suoi limiti: il nostro potere è aumentato freneticamente in pochi decenni. Abbiamo compiuto progressi tecnologici impressionanti e sorprendenti, e non ci rendiamo conto che allo stesso tempo siamo diventati altamente pericolosi, capaci di mettere a repentaglio la vita di molti esseri e la nostra stessa sopravvivenza». E ancora: «La decadenza etica del potere reale è mascherata dal marketing e dalla falsa informazione, meccanismi utili nelle mani di chi ha maggiori risorse per influenzare l’opinione pubblica attraverso di essi», incalza il Papa, che stigmatizza «la logica del massimo profitto al minimo costo» e a livello politico e diplomatico auspica un «multilateralismo dal basso» che «non dipende dalle mutevoli circostanze politiche o dagli interessi di pochi e che abbia un’efficacia stabile».

Si tratta, insomma, di promuovere una maggiore “democratizzazione nella sfera globale”, anche tramite “una nuova procedura per il processo decisionale e per la legittimazione di tali decisioni, poiché quella stabilita diversi decenni fa non è sufficiente e non sembra essere efficace: non sarà più utile sostenere istituzioni che preservino i diritti dei più forti senza occuparsi dei diritti di tutti”. Un tema, quello della debolezza politica internazionale, al quale Francesco dedica il capitolo successivo del testo, insistendo sulla necessità di favorire «gli accordi multilaterali tra gli Stati». Si tratta però di un “multilateralismo dal basso”: passa da questa via la possibilità di “quadro diverso per una cooperazione efficace. Non basta pensare a gli equilibri di potere, ma anche alla necessità di rispondere alle nuove sfide e di reagire con meccanismi globali”.

In questo senso, la Cop28 di Dubai – (un paese del Golfo Persico che si caratterizza come grande esportatore di energia fossile, anche se ha investito molto nelle energie rinnovabili).   “può essere un punto di svolta”, se porta a una “decisa accelerazione della transizione energetica, con impegni efficaci che possano essere monitorati in modo permanente”, afferma Francesco passando in rassegna le conferenze sul clima, con i loro progressi e fallimenti. Quindi, l’indicazione dirotta: «Dobbiamo superare la logica dell’apparire sensibili al problema e allo stesso tempo non avere il coraggio di effettuare cambiamenti sostanziali. Corriamo il rischio di rimanere bloccati nella logica di rattoppare, rammendare, legare col filo – avverte -, mentre sotto sotto va avanti un processo di deterioramento che continuiamo ad alimentare. Supporre che ogni problema futuro possa essere risolto con nuovi interventi tecnici è un pragmatismo fatale, destinato a provocare un effetto-valanga».

Non nasconde dei rischi che possa tradursi in nuovi progetti delle grandi compagnie petrolifere e del gas per espandere ulteriormente la produzione. Dire che da questa conferenza non bisogna aspettarsi nulla sarebbe autolesionistico, perché significherebbe esporre tutta l’umanità, specialmente i più poveri, ai peggiori impatti del cambiamento climatico.

Papa Francesco, giovedì 30 novembre partecipa alla Conferenza sul clima, mentre il presidente degli Stati Uniti, uno dei paesi con maggiori responsabilità per l’inquinamento del pianeta, non partecipa motivando la sua assenza per motivi causati dalla guerra. Quale?

Mi chiedo: “fra i paesi partecipanti ci sono anche i capi di governo dei paesi in guerra”? E ancora: “Quanti uomini e donne di buona volontà ascoltano l’accorato appello di Papa Francesco”?

Alfonso Tesoro


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