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Parlare come un bambino

Me lo diceva nonna Valentina, pochi mesi prima della sua dipartita, quando mi vedeva ‘dialogare’ con Stefano, nato da tre mesi.
“Vi guardo con commozione, ma mi piace soprattutto il fatto che tu parli a tuo figlio, come se fossi tornato bambino, innocente, indifeso come lui. E lui lo capisce, ti fa i sorrisetti, muove gambe e braccia per la gioia che gli dai. Lui sente che si puo’ fidare di un papa’ che ritorna alle origini, per riscoprire insieme tutta la strada da fare…Quanto siete belli!”

Queste parole, che io ho tradotto dal dialetto dolcissimo di nonna Valentina, mi si sono riaffacciate nel cuore, quando, questi giorni, mi sono ritrovato, con Marina, a dialogare coi nostri due figli, ormai quarantenni, della nostra nuova esperienza da persone anziane.
Abbiamo detto che tornano alla memoria momenti dell’infanzia, bellissima ma sempre ricca di squilibri e piccoli traumi, episodi incomprensibili alla luce della logica pedagogica attuale, accadimenti anche di piccole violenze psicologiche subite, diffuse allora nelle famiglie povere e sempre impegnate a faticare per vivere.
Quanti uragani improvvisi si attraversavano in mezzo alle ingiustizie del mondo! Quanta tristezza cercava di combattere mia madre, che non sopportava che suo figlio fosse destinato ad una vita di tribolazione come la loro! E ci scappavano ogni tanto dei ceffoni, delle urla, delle umiliazioni che dava anche la scuola, molto inadeguata.

Ebbene, cari figli, dopo noi abbiamo razionalizzato, dopo abbiamo fatto i professionisti nel mondo, ci siamo affermati, ma l’uccellino spoglio, sballottato tra ignoranza e incertezza sociale, tra ingiustizia e mancanza evidente di democrazia, cioe’ tra uragani che voi non avete mai conosciuto, grazie al Cielo, l’uomo grande, professionista, se lo portava sempre dentro, ci rifletteva sempre, qualche notte, combatteva per ritornare ad essere l’essere fragile che aveva nostalgia dell’affetto grandissimo di due genitori meravigliosi, del loro amore.
Gli anni sono passati, il professionista adesso parla con dolcezza ai carissimi nipoti, ha dimenticato, nei momenti migliori, le armi di razionalita’ e conoscenza che si e’ costruito in una vita: dopo i settanta anni dice quello che pensa da bambino fragile, con l’unica anima vera che e’ convinto abbia mai avuto, quella del bambino in mezzo alla precarieta’.
E vi dice, cari figli, che il cerchio della fatica di crescere e soffrire sta tornando alle origini, ai momenti in cui sono stato vostro padre veramente, sentendo la fragilita’ e la profonda autenticita’ che voi piccoli vivevate.
Adesso vedo consapevolezza nei vostri occhi, adesso sento, andandomene, che la vita passa a voi, come vuole Dio, adesso capisco la gioia profonda di nonna Valentina, che, felice, stava lasciando questa Terra.

Solo l’Amore conta.


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