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Pensando a Don Luigi Di Liegro a 26 anni dalla scomparsa

Il 12 ottobre si celebra la Santa Messa per il grande prete romano

Il 12 ottobre di ogni anno, da oltre un quarto di secolo nella Basilica dei Santi XII Apostoli, nel rione Trevi di Roma, si celebra la SS. Messa in memoria di Don Luigi Di Liegro, fondatore e direttore della Caritas romana. Questa ricorrenza particolare offre la possibilità di ricordare e riflettere sulla vita non facile, piena di difficoltà da superare, ma anche ricca di realizzazioni, del “prete degli ultimi” come spesso veniva definito Don Luigi Di Liegro.

Le sue iniziative per la ricerca di creare luoghi e ambienti di solidarietà, che oggi sono in essere dopo decenni di lodevole attività, soprattutto per coloro che sono poveri veri, emarginati, barboni, donne in difficoltà, malati di AIDS, sono state per il “prete degli ultimi” o il “prete dei poveri”, la testimonianza di vivere e interpretare il Vangelo nella condizione di sacerdote al servizio, in particolare dei più indifesi della nostra società.

Don Luigi umile e determinato, è stato per tante persone, che quotidianamente incontrava nella sua missione pastorale, un fratello, un amico, un esempio da imitare, un padre spirituale, anche se – sinceramente – c’era chi “mormorava” e lo considerava un potenziale pericolo. Oggi a 26 anni dalla morte si può dire, con grande certezza e sincerità, ha lasciato segni e opere, che rappresentano l’amore di Don Di Liegro per una “Chiesa in uscita”, cioè missionaria, un concetto tante volte espresso da Papa Francesco. Non è un caso che in diverse circostanze il Santo Padre ha ricordato l’opera del fondatore della Caritas di Roma, e in una  occasione, quella del  12 ottobre 2017, ha scritto in un telegramma, tramite il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, nel quale si legge : “L’esperienza di vita del generoso servitore di Cristo e della Chiesa susciti una dedizione sempre più piena alla causa degli ultimi e dei poveri per essere autentici apostoli  della carità”.

Esiste un aspetto dell’impegno, con le Istituzioni pubbliche locali e nazionali, che Don Luigi ha profuso, con riservatezza e professionalità nel corso del periodo che va dalla fondazione della Caritas alla sua scomparsa, dalla fine degli anni sessanta al 1997, per sensibilizzare, far conoscere e trovare soluzioni possibili per quelle persone prive di sostegno. Nell’arco temporale della sua responsabilità ha avuto confronti, facili e meno facili con i sei sindaci dal Campidoglio: Petroselli, Vetere, Signorello, Giubilo, Carraro e Rutelli, e per Don Luigi ci sono state sempre parole di apprezzamento per la tenacia con la quale cercava di tutelare le persone che erano considerati gli ultimi.

Nel corso di quel periodo si presentarono in maniera nuova i problemi dei migranti, un caso tipico furono i profughi albanesi; erano i segni di una globalizzazione, che nel corso degli anni ha assunto proporzioni non previste e spesso non facilmente governabili.

L’esperienza dell’ufficio Caritas a via delle Zoccolette, per stranieri aperto all’inizio degli anni ’80, fu un termometro che rivelò le caratteristiche di ciò che cosa stava cambiando nel mondo dell’immigrazione e le carenze  legislative italiane su questa delicata materia. Don Luigi insieme ad altri operatori della solidarietà riuscirono con molta insistenza e tante pressioni ad incontrare il Ministro di Grazia e Giustizia Claudio Martelli, e contribuirono a far conoscere il punto di vista di chi quotidianamente operava nel settore. Venne varato il primo provvedimento legislativo che in maniera organica regolamentava la disciplina dell’immigrazione, superando le norme della Convenzione di Ginevra del 1951.

Dopo poco tempo, con altri interlocutori ministeriali, Livia Turco Ministro della Solidarietà Sociale, e Giorgio Napolitano  Ministro dell’Interno, Don Luigi, come era successo con Martelli insieme agli altri operatori si confrontarono con i due Ministri e venne varata una nuova legge che prevedeva la regolamentazione dei flussi e i percorsi d’integrazione, l’istituzione dei centri di detenzione per emigranti sottoposti a espulsione o respingimenti, in contrasto all’immigrazione irregolare. Leggi che per quel periodo erano funzionali, e Don Luigi aveva cercato di dare un contributo di buon senso e di realismo pratico, ricevendo l’apprezzamento dei suoi interlocutori istituzionali.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo scorso anno, inviando un messaggio a un convegno promosso dalla Fondazione Internazionale Don Luigi Di Liegro, ha scritto: “ A 25 anni dalla morte, la sua instancabile opera di costruttore della solidarietà, di testimone tenace e coerente di quei valori umani che sono fondamenta di vita per la comunità rimane una ricchezza inestimabile per Roma e per l’Italia”.

Ecco perché pensando a Don Luigi, da parte di chi ha avuto il privilegio di conoscerlo per oltre quarant’anni, il ricordo va al primo incarico sacerdotale  alla Parrocchia di San Leone I al Prenestino, e  non si può non dire che le sue intuizioni e  la sua visione  profetica, rendono ancora oggi i suoi insegnamenti attuali e sono il segno dall’impegno di servizio cristiano che lo ha guidato  nella sua vita.

 In questo senso per tanti amici di Don Luigi è giusto far conoscere e ricordare questo  grande prete romano, che tanto si è speso per gli ultimi non solo nella Città Eterna. Da qui la proposta di realizzare una raccolta di testimonianze su Don Luigi Di Liegro per verificare se è possibile avviare la procedura canonica  delle  “Cause dei Santi”.

Infine un augurio simbolico a Don Luigi, ricordare che il 16 ottobre avrebbe compiuto 95 anni, era infatti nato a Gaeta nel 1928. 


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