

“Pensioni d’oro” menù fisso?
“Alla Camera – in Commissione lavoro – Partito democratico, “Sinistra Ecologia Libertà”, “Forza Italia” e “Nuovo Centro Destra” hanno espresso parere contrario alla proposta di legge, presentata dall’onorevole Giorgia Meloni, che prevedeva il ricalcolo, con il sistema retributivo, delle cosiddette “pensioni d’oro” nella parte eccedente il decuplo della pensione minima”.
Una proposta di legge – hanno giustificato i partiti del no – troppo pasticciata. Potrebbe darsi. Si starà però a vedere, ora, se ne presenteranno loro una con gli ingredienti giusti e senza la maionese a loro parere impazzita. Oppure se le “pensioni d’oro” sono destinate a rimanere un piatto fisso nel menù trasversale dei privilegi di certe caste.
A nanna alle 23,30
“Quella mia alla Presidente Boldrini – ha voluto giustificarsi il “grillino” gentiluomo Claudio Messora – è stata soltanto una “battuta di mezzanotte””.
Se però la mezzanotte gli fa quell’effetto, il “grillino” gentiluomo Messora farebbe meglio ad andare a dormire, per sicurezza, alle 23,30.
Meglio pagare le multe che estinguere i debiti
“L’Unione europea – arriva notizia da Bruxelles – ha dovuto constatare che lo Stato italiano è ancora debitore, nei confronti delle imprese fornitrici di beni e di servizi, di ben cento miliardi di euro e, quindi, sta per aprire una “procedura di infrazione” che costringerà il nostro Governo a versare, fino a quando la situazione non sarà stata normalizzata, qualcosa come 150-200 mila euro al giorno di multa”.
Completamente pazzesco. Pazzesco, cioè, il fatto che il nostro Governo, mentre sostiene di non essere in grado di saldare quel suo debito pauroso alle imprese sue fornitrici, si troverà costretto a pagare a Bruxelles 150-200 mila euro al giorno di multa. Si troverà costretto a pagare alla ricca Bruxelles, insomma, quanto avrebbe potuto e potrebbe pagare, magari con la stessa cadenza, ai suoi disperati creditori. I quali continuano ad essere, in tutta Europa, quelli pagati, ancora oggi, con maggiore ritardo: 180-210 giorni, quando va bene, di fronte ai 24 giorni della Finlandia, ai 35 della Germania, perfino agli 82 del Portogallo e ai 108 della Grecia. Stupirsi, allora, se – come valutato dalla Cgia di Mestre – non pochi dei 14.200 fallimenti di imprese sono stati determinati, lo scorso anno, proprio per il mancato rispetto dei pagamenti da parte dei committenti pubblici? Stupirsi no. E infatti, nel Governo, nessuno stupore. Ma quello che è più grave, al di là delle promesse, neppure nessun provvedimento serio e concreto.
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