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Presepi a Colli Aniene

Una tradizione che si rinnova

“Comporre il presepe nelle nostre case”, scrive il Santo Padre Francesco nella Lettera Apostolica Admirabile signum sul significato e il valore del presepe, “ci aiuta a rivivere la storia che si è vissuta a Betlemme. Naturalmente, i Vangeli rimangono sempre la fonte che permette di conoscere e meditare quell’Avvenimento; tuttavia, la sua rappresentazione nel presepe aiuta ad immaginare le scene, stimola gli affetti, invita a sentirsi coinvolti nella storia della salvezza, contemporanei dell’evento che è vivo e attuale nei più diversi contesti storici e culturali”.

Con questa Lettera il papa rinverdisce la bella tradizione natalizia delle famiglie, e di come venga allestirlo nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze. “Mi auguro che questa pratica – auspica papa Francesco – non venga mai meno; anzi, spero che, là dove fosse caduta in disuso, possa essere riscoperta e rivitalizzata”.

A questo punto, per conoscere quanto attualmente a Colli Aniene venga rispettata la tradizione di rievocare nelle case la nascita del Bambino Gesù, abbiamo pubblicato un appello su Facebook e possiamo affermare che molte famiglie, puntualmente ogni anno, l’8 dicembre, costruiscono un fantasioso scenario che abbraccia la grotta della Natività, così come hanno visto fare da bambini dal papà e dalla mamma.

Anche nei ricordi di chi scrive (erano i tristi anni della Seconda Guerra Mondiale) c’è un papà che con un esercizio di fantasia creativa fa una parvenza di presepe con mezzi che più poveri di così non si può, cioè vecchi giornali, una scatola da scarpe, un pugno di farina sottratto alle necessità di alimentarsi, e tubetti rinsecchiti di colori a tempera.

Ora, in attesa del risultato del sondaggio, rivolgiamo l’attenzione ai presepi storici nelle scuole del quartiere e troviamo quello di Vittorio Milani custode in pensione dell’I.C. Angelica Balabanoff. Davanti all’ultima versione della sua creazione, siamo rimasti ancora una volta colpiti, meravigliati dalla bellezza e grande ricchezza di particolari del paesaggio. Anche l’illuminazione del complesso è perfetta. Per 39 anni, cioè dall’inaugurazione dell’istituto, Vittorio ha continuato a migliorare ed ampliare un lavoro iniziato nientemeno nel 1984. Di nuovo quest’anno c’è che il grande presepe con tutte le sue particolarità, è osservabile da tutte le possibili prospettive. Teniamo a questo punto di non entrare nei particolari per non sminuire l’impatto della sorpresa e raccomandiamo vivamente di visitare il mirabile lavoro con attenzione.

Nella chiesa di S. Igino Papa in Viale Sacco e Vanzetti, ci ritroviamo di fronte al bel presepe nuovamente rinnovato; anche qui si può osservare un piccolo capolavoro costato anni di fatica e lasciato in eredità alla parrocchia da un appassionato, non a caso napoletano, un novantenne di nome Agostino Gragnaniello. Attesa ed ammirata da decenni, questa rievocazione della Natività, viene allestita a S. Igino da 11 anni a cura del parroco don Giuseppe Petrioli aiutato da un gruppetto di parrocchiani che alla candelora lo smontano. Così, ogni anno, don Giuseppe e i suoi aiutanti, ripropongono il presepe in modo diverso ed anche migliore con l’introduzione di qualche novità. Come sempre la scena della Natività è il centro ideale del paesaggio fantastico e fuori del tempo di un piccolo operoso borgo umbro-toscano con le sue case che sembrano abbarbicarsi alla collina con tutte le attività degli abitanti.

Un nuovo presepe è sorto quest’anno a Colli Aniene: è stato allestito nei giardini di  Via Virgilio Melandri nei pressi della pista di pattinaggio. È un bel lavoro che nella parvenza di semplicità non riesce a nascondere nella realizzazione una sicura inclinazione artistica. Non abbiamo ancora ricevuto particolari su chi sia l’autore e sui materiali impiegati. Speriamo che diventi anch’esso da annoverare tra le belle espressioni dell’operosità e religiosità del quartiere.

Ci piace ricordare, di fronte a quest’ultima opera, le parole di Anna Nasti anni fa a S. Igino: “Il presepe non va guardato di sfuggita ma attentamente e soprattutto con gli occhi della fede; solo così può rivelare l’inimmaginabile perché anche il più piccolo, semplice, disadorno, essenziale, presepe può parlare attraverso gli occhi al cuore e all’anima”.


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