Quel tram chiamato 19
Riflessioni e ricordi mentre gli sono dietro, in autoIl tram 19, un vecchio, anche sporco, e storico tram ha un capolinea a piazza dei Gerani, Centocelle, e l’altro a piazza del Risorgimento, quartiere Prati, vicino ad uno stato estero: il Vaticano.
Il tram 19 sferraglia sui binari e attraversa un bel pezzo di Roma, le cui vie e piazze si possono ammirare dai finestroni, anche se sporchi.
Il tram 19 ha tante fermate (46 ) che permettono continuamente di veder salire e scendere i passeggeri.
Il lungo mezzo si riempie e si svuota sempre di gente, sempre diversa a seconda dei quartieri attraversati o lambiti: Centocelle, Collatino, Villa Gordiani, Prenestino Labicano, Tor Pignattara, Portonaccio, Pigneto, Esquilino, San Lorenzo, Nomentano, Trieste-Salario, Pinciano, Parioli, Flaminio, Prati, Borgo.
Dalla Roma popolare alla Roma borghese e viceversa, 2 ore circa di viaggio in 14 km. di binari.
Due ore di viaggio, tante? Saliamo assieme sul tram 19, partiamo con la fantasia soffermandoci su ogni singola fermata: piazza dei Gerani (negli anni Novanta c’era una fontana con essenze arboree, fiori colorati, e la statua di un’antica donna romana, poi trafugata nel 2010) oggi fortunatamente c’è un giardino con giochi, frutto soprattutto della Rete Castani e della sua indomita presidente), via dei Castani (a destra c’è il Forte Prenestino), via Bresadola (con la Asl), via Prenestina (a sinistra c’è via Tor de’ Schiavi, che porta a via Casilina e a destra viale della Serenissima, che porta a via Tiburtina), via Prenestina (in ambedue i lati la storica Villa Gordiani), via Prenestina (a sinistra via di Tor Pignattara e a destra Casal Bertone e Portonaccio), piazzale Prenestino (a sinistra c’è il Pigneto ), Porta Maggiore (una delle porte nelle Mura aureliane di Roma), via dello Scalo di San Lorenzo (c’era la dogana di Roma ), via dei Sardi, via Reti (si attraversa San Lorenzo), via De Lollis (via Tiburtina e il cimitero del Verano), via dell’Università, via Regina Elena, viale Regina Margherita ( a sinistra Porta Pia e a destra via Nomentana), viale Regina Margherita, piazza Buenos Aires (o piazza “quadrata” per i romani), viale Liegi, piazza Ungheria, via Rossini e via Ulisse Aldrovandi (con il Bioparco di Roma), Villa Giulia (con il Museo Etrusco e la Galleria di Arte Moderna), via delle Belle Arti, lungotevere della Marina, piazza delle Cinque Giornate (con la fontana delle attività lavorative), via Lepanto (vista del fiume Tevere ), via delle Milizie, viale Angelico, via Ottaviano, piazza Risorgimento (a pochissima distanza lo Stato del Vaticano, Basilica di San Pietro, Castel Sant’Angelo).
Sono centinaia gli episodi avvenuti sul tram 19, quasi tutti si raccontano a voce e poi si dimenticano.
Un episodio è stato invece riportato dai giornali nazionali
“Una badante di origine peruviana ha scordato la sua borsa contenente il cellulare, il portafoglio con carte di credito e 650 euro in contanti sul sedile del 19.
A piazza del Risorgimento, il tranviere che guidava il 19 si è accorto della borsa da donna lasciata incustodita sul sedile vuoto, come tutto il tram al capolinea. Il tranviere ha recuperato la borsa e dai documenti custoditi all’interno è stata rintracciata la signora peruviana che è rientrata in possesso della sua borsa e del relativo contenuto”.
Tanti passeggeri hanno inviato ai giornali i loro pensieri, piccoli scritti a ricordo dei loro “viaggi” sul tram 19.
“Un tizio che sale con due materassi sul tram a piazzale Prenestino…”
“Il tram 19 scandisce le mie giornate, mi sveglia la mattina con voci chiassose, curve traballanti, lunghe attese alla fermata, e mi culla la sera, nel silenzio notturno, quasi dondolando i pensieri mentre mi ricorda che nonostante tutto, Roma è bella”
“Ricordo del 19 affollato da largo Preneste a viale Regina Margherita (Anni ‘70”). Crisi di panico per la mancanza di aria”.
Anche dei romanzi sono stati scritti per il tram 19. Uno è stato scritto da Edoardo Albinati nel 2001 con il titolo “19”.
Libro che propone in viaggio le riflessioni di un insegnante del carcere di Rebibbia che viaggia sul tram 19.
Leggiamo assieme due piccoli estratti del libro:
“Tagliamo il quartiere di palazzoni umbertini che ironicamente si chiama Prati. Al capolinea, in Piazza Risorgimento, il guidatore mi invita a scendere e a cambiare tram, ce n’è uno sul binario accanto pronto a partire, ma è del modello vecchio, senza aria condizionata, e io che fretta ho? L’autista è stupito, ma non sono il solo, oltre a me anche un vecchio opta per restare a bordo. Due generazioni di sfaccendati. Oltre una certa età forse non si paga il biglietto. E l’aria condizionata diventa gratis”;
“…sicché al capolinea in Piazza dei Gerani ci arrivo da solo e il conducente smonta spegnendo le luci, chissà se ne ripartirà un altro, di 19, mi chiedo, nella piazza non ci sono gerani né un’anima viva e senza occhiali da vista tutto è confuso e tenebroso, pazienza, animo, mai chiedere aiuto, mai disperare, mica è il Bronx…”.
All’uscita del libro di Edoardo Albinati , l’azienda Municipalizzata ATAC regalò il romanzo ai passeggeri del tram 19.
Due le condizioni per portare a casa il regalo (nessuna minestra è gratis…): viaggiare tra le otto e mezzogiorno del 19 novembre 2001 e avere in tasca una tessera di abbonamento annuale dell’Atac.
Questo articolo è stato utile o interessante?
Sostieni Abitarearoma clicca qui! ↙
Errata corrige: “ironicamente si chiama Prati” correggi “ironicamente continua a chiamarsi Prati”. In antico tutta la zona era chiamata “Prati di Castello” riferendosi a Csstel Sant’Angelo. Circa il tram 19 meriterebbbe che venisse ricordata la sua storia molto interessante perché quando entrò in esercizio costituiva una meraviglia per l’epoca, tra cui i freni a pattino.
Sig. Carabetta, la ringrazio dell’attenzione.
Attilio Migliorato
Ci sono salito oggi, 30 novembre 2023, ma perché lasciare così malandato un capolavoro delle rotaie che ti porta in giro per Roma a venti all’ora? Maurizio
Buonasera Sig. Maurizio.
Prima di tutto, grazie dell’attenzione.
Leggendo il suo commento, sono tornato indietro nel tempo e alla maratona.
La grande differenza nel percorrere i 42 km e spicci metri, da agonista o da tapascione.
Andando piu’ lenti si “assaporano” di piu’ le bellezze che ci circondano.
Attilio Migliorato