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Quella casetta piccola così di fronte al laghetto di Tor Tre Teste

All'interno di un giardino molto ben curato, ricco di fiori e piante, arredato con tavoli e sedie, invita ad una piccola e godibile sosta

“C’è una casetta piccola così…” spontaneamente viene da cantare la canzone Attenti al lupo di Lucio Dalla, vedendo quella casetta di fronte al laghetto del Parco Palatucci, in via Tovalieri a Tor Tre Teste.

esternoArrivando al laghetto non si può non notare la graziosa casetta gialla all’interno di un giardino molto ben curato, ricco di fiori e piante, arredato con tavoli e sedie che invita ad una piccola sosta.

La casetta è la sede dell’associazione “Futura”, creata da Nico Ritorto ed ora animata anche dalla sua compagna, Donatella.

Quando si entra nessuno potrebbe immaginare di trovarsi improvvisamente catapultati in una galleria d’arte: quadri “d’autore” alle pareti, pezzi unici di mobili artigianali, sculture che fanno bella mostra nelle due salette che compongono la struttura.

giardinoNico è un uomo del sud, brevilineo dalla pelle olivastra e dalla faccia da bambino, “con un solco lungo il viso come una specie di sorriso”( ancora una canzone, questa volta di De André), disarmante, accogliente.

Donatella lo aiuta in tutto e per tutto. Lo sostiene nei momenti di sconforto, lo affianca nel lavoro, soprattutto ne condivide i sogni ed i progetti che Nico nutre su questo posto e continua a coltivare ogni giorno come fa con le sue piante e i suoi fiori, con tenacia e amore, a volte anche con un po’ di rabbia.

Già perché questa storia che stiamo per raccontare ha dell’incredibile.

Quando nasce signor Nico?

verdeQualche anno fa, venendo a passeggiare da queste parti insieme a mio figlio, ho notato questa struttura e subito  ho avuto l’idea che sarebbe stato il luogo ideale per realizzare il mio sogno di avere uno spazio dove “fare” arte, esporre opere di giovani pittori, artisti che non riescono ad entrare nei circuiti convenzionali, ma che sono validissimi e dar loro una possibilità. Sa anch’io sono sono un artista, ho fatto parecchie “personali”, anche all’estero, negli Stati Uniti, conosco i patimenti dei giovani per far accettare le loro opere, in più ho pensato che sarebbe stato bello portare l’arte in periferia… e anche della buona musica, altra grande passione della mia vita.

Cosa era e in che stato ha trovato il manufatto?

internonudoUn tempo era il ripostiglio per gli attrezzi del servizio giardini, poi andato in disuso. La casetta era ridotta ad una sorta di scatola di mattoni diroccata, piena di scritte sulle facciate, con i cancelli arrugginiti, mangiata dagli arbusti, sommersa dall’immondizia. Dentro il suo stato era ancora peggio: legni accatastati, centinaia e centinaia di bottiglie vuote, materassi, stracci, escrementi… Era diventata il rifugio per poveri Cristi. Intorno l’erba alta ed i cespugli cresciuti a dismisura, rendevano impossibile praticare questo parchetto: anche qui stracci, cartoni, immondizia, puzza di piscio dappertutto, siringhe. Un angolo buio del quartiere, dove la gente aveva paura persino a passarci. Tutti si ricordano quanto fosse degradato questo posto. Io ci vedevo qualcos’altro. Me ne innamoro.Lo studio, faccio un progetto, naturalmente tutto a mie spese, lo voglio presentare all’amministrazione, chiedere i permessi necessari per prenderlo in convenzione: in cambio manterrò pulito il parchetto adiacente, tagliando l’erba, potando le piante, liberandolo da tutta l’immondizia, per restituirlo così alla fruibilità dei residenti, dei cittadini, degli anziani e dei bambini, soprattutto. Siamo in un momento storico nel quale il Comune di Roma vara i “punti verdi qualità”: il pubblico, è l’idea ispiratrice, non ce la fa a mantenere puliti e decorosi gli spazi verdi, li vuole affidare in convenzione ai privati che ne facciano richiesta e, in cambio, permette loro di svolgere una piccola attività economica in grado di farli lavorare e vivere. Io, poi, dopo anni di cinema, sono truccatore professionista, ero stato messo alla porta per via della crisi e così ho pensato che avrei potuto svolgere questa attività: l’angolo buio del quartiere avrebbe ripreso vita e io avrei potuto camparci… Così ho bussato alle porte dell’amministrazione con il mio bel progetto… ma la risposta tardava. Una mattina arrivo e trovo un cancello divelto, una porta abbattuta e così mi decido ad entrare e preso da rabbia incontrollata per quell’oltraggio, comincio a sgomberare, pulire, buttare, sistemare…

Tutto a sue spese?

glicineSì, certo. Mentre aspetto la convenzione non solo ripulisco e riporto in vita il manufatto, ma sfalcio l’erba, pulisco il parchetto dalla cacca dei cani, qui non c’è un’area cani, purtroppo, e non tutti (per fortuna pochi) sono civili e così tolgo io, levo io, risistemo l’area della pista di pattinaggio, che era pericolosa per via di spuntoni di ferro arrugginiti e di tavole taglienti, insomma faccio come se fossi in convenzione e mi costa sia in termini di fatica che di soldi. Ma in questo modo i bambini ritornano, quelli frequentanti l’asilo qui accanto possono venire finalmente a giocarci, si rivedono gli anziani sulle panchine a leggere il giornale, le mamme con le carrozzine, insomma riprende la vita normale, come dovrebbe essere in un paese normale. Tra l’altro più volte ho sollecitato l’amministrazione a mettere in sicurezza la pista di pattinaggio, con delle recinzioni idonee, in modo da impedire ai bambini di uscire e trovarsi su strada, strada dove si corre come a Indianapolis. Ma niente, nessun intervento ed io temo per la loro sicurezza.

Ritorniamo indietro: arriva la convenzione, sono passati diversi anni e lei dà vita all’associazione Futura…

specchioSì, prendo spunto da una canzone di Lucio Dalla, che ho amato e continuo ad amare molto, che mi lasciava pensare che questa associazione sarebbe stata qualcosa in continuo divenire, che avrebbe guardato sempre avanti con fiducia. Io avevo ed ho tante idee per la testa: avrei voluto organizzare un Tor Tre Teste film festival, proiettare cortometraggi di giovani autori, dare spazio a chi spazio non ce l’ha, allestire delle mostre, mettere in piedi corsi di fotografia, pittura, ceramica. Dare un messaggio positivo che anche in periferia si può fare arte, portare il cinema, ascoltare della buona musica e attraverso queste cose far riscoprire il gusto del bello, del decoro, ritornare a stare insieme piacevolmente.

Quanti soci ha Futura?

Circa trecento.

E’ previsto il pagamento di una quota d’iscrizione?

internotavoloAssolutamente no, la tessera è gratuita. Se si vuole si può lasciare un contributo per concorrere al mantenimento del posto, che richiede un notevole sforzo economico. Non abbiamo mai ricevuto un centesimo… Sento che molte associazioni ricevono soldi dal Comune, dalla Regione, dallo Stato, dall’Europa, hanno agevolazioni. Noi tiriamo fuori tutto di tasca nostra… e pesa. Ho pensato, poi, che questo posto potesse rappresentare un’alternativa ai soliti luoghi frequentati dai ragazzi, un posto diverso in un quartiere che ai giovani non offre molto, un luogo “loro”, per loro, invece dei “non-luoghi” cui sono abituati.

Signor Nico tutto questo le fa onore: ma più concretamente lei deve pur vivere. Qualche tempo fa un noto ministro ha affermato che con la cultura non si mangia. Lei ci vive?

internotavoliNo. La convenzione che mi è stata fatta è una convenzione capestro: ho la responsabilità dell’area verde, ma non posso svolgere la benché minima attività economica. Durante i lavori di sfalcio dell’erba ho rotto due macchine tagliaerba, le ho ricomprate io, passo l’erbicida alle piante a mie spese, poto a mie spese. Metto in sicurezza l’area giochi e chi paga? Sempre io. Ripeto non voglio nulla, non chiedo nulla, ma almeno mi si lasci lavorare, mi si dia solo quello: la possibilità di campare lavorando. Pur amando la natura non campo mangiando l’erba, e poi dove dovrei trovare i soldi per provvedere agli oneri che mi derivano dalla convenzione, se non mi si dà la possibilità di allargare l’attività economica? Lasciandomi fare ad esempio della piccola ristorazione, che sarebbe poi un servizio verso i frequentatori del parco, che vogliono prendere un caffé, una bottiglia d’acqua, un panino. Usufruendo del bagno che qui trovano pulito ed ordinato, altrimenti non saprebbero come fare. In più ricevo la visita dei vigili…

Che cosa chiede alle autorità competenti?

libreriaInnanzitutto venite a vedere che cosa abbiamo fatto: ho qui tutte le foto che dimostrano come era questo posto prima che io arrivassi e come è adesso; come era l’area verde e come è adesso; come ha cambiato volto questa casetta. Venite a vedere le attività culturali che svolgiamo, che rappresentano un baluardo, un’alternativa alla strada, al degrado, alla delinquenza. Lo sa cosa mi dice la gente? “Nico da quando ci sei tu ci sentiamo più sicuri, hai riportato la luce in questo posto.” Ecco a volte provo rabbia, rabbia che l’amministrazione sia indifferente a ciò che ho fatto, al lavoro durissimo di questi anni, che non “veda”, che non “senta”, che non “parli”, come le famose tre scimmiette, che sembri cercare di bruciarmi anche questa opportunità di lavoro, direi di speranza. Qualcuno mi dice:”Nico in un altro Paese ti avrebbero eretto una statua”. Io non voglio niente, rispondo, vorrei soltanto vivere onestamente facendo quello che so fare e vedere felici gli altri grazie al mio lavoro. Nella mia vita ho sempre dovuto avere coraggio, non so ancora per quanto tempo ne avrò:è dura andare avanti in questo modo. E poi la cosa che più mi indigna è che debbo tirare avanti nascondendomi, come fossi un delinquente, come uno spacciatore. Tra l’altro non mi è stata nemmeno rinnovata la convenzione, potrebbero sgomberarmi da un momento all’altro e allora non so cosa farei. Ma non non sarebbe più semplice per tutti darmi una possibilità, e riconoscere il valore sociale e culturale che svolgo? Io ho tutti i documenti a posto, che si vuole da me? Perché tanto accanimento? Eppure regolarizzare la mia posizione richiederebbe un atto semplice: io ci conto, su questo posto, ci ho investito tutto quello che avevo, le ultime risorse che avevo. Ecco ripeto, non chiedo altro: regolarizzatemi!

pitturaOra Donatella gli si fa vicino, gli prende la mano, gli sorride. Lo calma. Nico riprende: “lei mi ha dato una grossa mano, è una bravissima arredatrice, mi dà molto coraggio. Sopravviviamo vendendo qualche pezzo di questi oggetti e qualche caffé ai soci… sfido chiunque a viverci…” Durante la chiacchierata, Nico ha tenuto un filo di musica di sottofondo, tutto il luogo parla di musica…. “La musica mi ha aiutato e mi aiuta molto”, riprende, “durante il lavoro, quando sono depresso o stanco o deluso. La musica, lo sanno tutti, è una potente terapia. Dà gioia. Consola. Ecco questa piazzetta non aveva un nome e l’abbiamo intitolata Miles Davies grande trombettista di jazz e la viuzza del giardino a Jimmy Page, grande chitarrista dei Led Zeppelin.”

libriC’è un omino piccolo così, che torna sempre tardi da lavorare, e ha un cappello piccolo così, con dentro un sogno da realizzare e più ci pensa più non sa aspettare (“Attenti al lupo” di Lucio Dalla).

Speriamo, come dice sempre la canzone, che anche per Nico e Donatella arrivi l’estate. Ma occorrerà stare sempre attenti al lupo.


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