Salvato un piccolo riccio al pratone della quercia di Villa Certosa a Roma
Secondo il Comitato di Quartiere il ritrovamento conferma il valore sociale della piccola area verde e la sua importante funzione di corridoio ecologicoIn questi giorni festivi una giovane residente del quartiere di Villa Certosa del Municipio V di Roma, passeggiando con il cane, ha rinvenuto un piccolo esemplare di Riccio (Erinaceus europaeus) con cui stavano “giocando” alcuni gatti.
Il ritrovamento è avvenuto nei pressi dell’area verde nota come “il pratone della quercia”, presso Via Antonio da Castello.
Il piccolo riccio si trovava in evidente situazione di pericolo, sia perché era in balia dei gatti, sia perché la piccola area verde è molto vicina al traffico veicolare.
Da prassi la fauna selvatica ritrovata andrebbe consegnata a personale competente; considerando però che il giorno del ritrovamento era festivo e che chi l’ha trovata ha provato a chiamare il numero specifico e non rispondeva nessuno, considerato che il riccio si trovava in situazione di pericolo, il CdQ si è adoperato per mettere subito in sicurezza l’animale in un’area più idonea.
Il riccio certosino ha trovato casa presso il Vivaio Forestale Roma Est, vicino agli orti sociali e lontano dalle macchine, dove i volontari del vivaio avevano avvistato un altro esemplare di recente.
Appena liberato, il riccio si è diretto nella boscaglia.
Aiutare gli animali in difficoltà non è solo un dovere civico e buon senso, ma è anche un preciso obbligo, non aiutarli è un reato. Così è specificato nel Codice della Strada (nuovo articolo 189 del Decreto Legislativo n. 285 del 1992) che parla di “obbligo di fermarsi e porre in atto ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso agli animali”. Tale obbligo riguarda tutti gli animali, in quanto la mancata somministrazione di cure ad un animale è stata identificata come un vero e proprio maltrattamento da sentenze della Corte di Cassazione (in applicazione del titolo IX-bis del Codice Penale).
Per chi fosse interessato, l’associazione Riforestiamo ai Castelli Romani fa dei corsi sul recupero della fauna selvatica.
Questo atteggiamento è comprensibile e merita attenzione, ma non può certo condizionare le linee di intervento di chi cerca di occuparsi della collettività. Anche perché la pandemia ha reso evidente in modo inconfutabile l’importanza degli spazi esterni.
Le aree verdi di quartiere forniscono un contributo sociale determinante per il benessere psico-fisico: miglioramento della qualità dell’aria, riduzione dei picchi di temperatura locale, disponibilità di spazi aperti per l’attività fisica, per il gioco, per iniziative sociali. Se dotate di caratteristiche ecologiche, possono perfino favorire progetti di educazione. Se dotate di opere artistiche e monumenti, possono rappresentare parte della memoria storica di una città.
Il disagio è anche una situazione psicologica e lo stretto legame tra psicologia e natura è stato analizzato in una ricerca del 2013, durata 18 anni, pubblicata da alcuni psicologi inglesi. Secondo questa ricerca “L’urbanizzazione è una potenziale minaccia per la salute mentale e il benessere” (qui una sintesi https://www.psicosocial.it/
A inizio 2022 l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) ha esaminato le disuguaglianze socioeconomiche e gli svantaggi per la salute derivanti dalle ridotte possibilità di accesso agli spazi verdi urbani in tutta Europa (qui una sintesi https://www.ecodallecitta.it/
Il Dossier descrive il percorso partecipato di mappatura e co-progettazione della rete ecologica del quadrante Est della capitale, realizzato dal GAT della Libera Assemblea di Centocelle.
Maggiori informazioni qui https://fb.me/e/1XhQskhHk?ti=
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