

Mancano delibera di interesse pubblico e variante urbanistica. C'è però ancora una possibilità se il tutto arriva entro il 15 giugno e vengono mantenute tutte le opere pubbliche
La Conferenza dei Servizi del 5 aprile 2017 sul progetto del nuovo Stadio della Roma a Tor di Valle basato sulla delibera Marino si è chiusa con un “No”. Mancano la delibera comunale di interesse pubblico e la variante al Piano Regolatore. La Conferenza lascia, però, uno spiraglio aperto fino al 15 giugno per non dover far ripartire l’iter completamente da zero.
Secondo le conclusioni della conferenza dovranno però essere mantenute tutte le opere pubbliche – quindi anche quelle tagliate dalla delibera approvata dopo l’accordo del 24 febbraio con i privati – e che le stesse dovranno essere realizzate assieme a quelle private e non, quindi, in due tempi. Ricordiamo che l’accordo siglato da Virginia Raggi con i privati era previsto sì il taglio del 48% delle cubature (il 59% in meno per il Business park) ma erano state tolte anche numerose infrastrutture: il ponte carrabile sul Tevere (circa 70 milioni di euro); l’ampliamento della stazione ferroviaria Roma-Lido; i 4 pontili sul Tevere, prima previsti; il sottopasso ferroviario in via Luigi Dasti.
“La Regione Lazio ha concluso con esito negativo la Conferenza dei Servizi, prendendo atto dei pareri trasmessi dalle varie amministrazioni interessate e ribaditi, alla fine di marzo, con i pareri negativi dei Rappresentanti unici di Roma Capitale e della Città Metropolitana”, spiega una nota della Pisana. “Gli Uffici della Regione hanno contestualmente comunicato ai proponenti l’avvio della chiusura del procedimento, come prevede la legge, sottolineando il mancato completamento della variante urbanistica da parte di Roma Capitale e l’avvio del procedimento di apposizione di vincolo relativo alla porzione dell’immobile denominato ‘Ippodromo Tor di Valle’ e area circostante da parte del Mibact”.
La Conferenza lascia comunque ancora del tempo per proponenti del progetto del nuovo stadio della Roma. “Il proponente, anche considerando che Roma Capitale, con propria deliberazione di giunta comunale del 30 marzo, ha avviato il procedimento di revisione del progetto come condizione necessaria per la dichiarazione di interesse pubblico, avrà tempo fino al 15/06/2017, data ultima per l’eventuale apposizione del vincolo da parte del Mibact, per presentare le controdeduzioni, anche mediante una diversa formulazione che, mantenendo le opere pubbliche e di interesse generale e garantendone la contestuale esecuzione con quelle private, potrà determinare l’avvio di una nuova conferenza dei servizi”.
Per sfruttare questa opportunità, i cui tempi sono comunque stretti, e molti gli ostacoli da superare; i privati si incontreranno con i tecnici del Campidoglio per stilare un “cronoprogramma”.
Queste le probabili tappe: entro fine aprile dovranno essere consegnate al Comune i nuovi elaborati tecnici del progetto modificato; i primi di maggio la nuova delibera, assieme alla variante urbanistica, dovrebbe essere approvata dalla Giunta; si dovranno poi acquisire i pareri dei Municipi che hanno 30 giorni di tempo per esprimersi; a siglare il tutto il voto del Consiglio Comunale (e qui la maggioranza dovrà fare i conti con i consiglieri dissidenti).
Il capogruppo del M5S, Paolo Ferrara, è comunque ottimista: “il ritardo sarà solo di qualche mese” e la prima pietrà “potrà comunque essere posata nel 2018”.
Se la Regione non dovesse ricevere dal Comune entro il 15 giugno una nuova “delibera di interesse pubblico” con la variante urbanistica l’iter dovrebbe ripartire da capo con una “Conferenza di Servizi preliminare” che si svolge presso il Comune, il che allungherebbe i tempi di altri 90 giorni.
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