Stranezze di città, “giovane anziano” alla Fonte Capannelle Antica Acqua di Roma

Passeggiata ciclo turistica da Tor Tre Teste , al km 12,500 della via Appia, all’Acqua S. Maria alle Capannelle, in via del Casale della Sergetta

Dopo aver pedalato per via Fabrizio Luscino, mi sono spostato sulla sinistra della carreggiata per entrare in via Lucio Sestio, zona Appio Claudio. 

Aveva la precedenza e mi è passato davanti con la sua bicicletta in lega di alluminio, del peso di circa 30 chilogrammi, con il motore elettrico e le grosse ruote da spiaggia. 

In via Lemonia ho incontrato, casualmente, la mia “stranezze di città” di oggi

L’ho subito riconosciuto, anche se sono passati parecchi anni. E’ Sergio, ex runner di buon livello, ex triatleta per scommessa.

Anche lui ha riconosciuto me, mi ha salutato ma senza smettere di pedalare, l’ho affiancato sulla ciclabile di via Lemonia e ha iniziato a raccontarmi che : “ho staccato il motore dalla bici per pedalare e allenarmi meglio, oggi faccio pattinaggio ma le gambe sono importanti, ora vado dentro il parco degli Acquedotti lato campo da golf, d’invermo vado in Abruzzo e pedalo sulla neve, faccio anche lo sci di fondo, non pedalo sulla spiaggia perché la salsedine corrode la bicicletta”.

Sergio, durante il tragitto, ha ricevuto tanti saluti e tanti ne ha inviati ai “non più giovanotti” incrociati sulla ciclabile di via Lemonia e sul vialone in terra battuta del parco degli Acquedotti, che porta all’uscita di via delle Capannelle. 

Sergio, è lo stesso leader di trenta e passa anni fa. Empatico nei confronti degli altri, tutti si sentivano e si sentono a proprio agio intorno a lui.

Ci siamo salutati nei pressi di via del Casale della Sergetta e pedalando ci siamo divisi, aumentando anche la nostra andatura solitaria.

Io ho proseguito verso la “Fonte Capannelle Antica Acqua di Roma”, dove l’acqua effervescente naturale sgorga nel cuore del Parco Archeologico dell’Appia Antica ed è riconosciuta come una delle più antiche Acque di Roma.

Le sorgenti sotterranee rilasciano gas e minerali del vulcano dei Castelli Romani, rendendo l’acqua molto gustosa.

Gli antichi romani, vollero costruire questa fonte sopra una delle più imponenti colate laviche del Vulcano Laziale: “Capo di Bove”.

Colata di lava leucitica lunga 12 km , che  arriva sino alla Tomba di Cecilia Metella.

Ho riempito la mia borraccia di acqua, ho bevuto e ho ripreso la via Appia direzione Roma e successivamente  via di Capannelle, per ritornar a Tor Tre Teste. 

Pedalando, in sella alla mia bicicletta, ho pensato ai sessantenni e ai settantenni di tanti anni fa e a quelli di oggi.

“Vecchi” erano a 60 anni, nel 1950 o 1960. 

Giovani anziani” sono a 70 anni, nel 2024

Oggi, noi “giovani anziani” cerchiamo di ingannare il nostro tempo, cerchiamo di nascondere a noi stessi l’età, esponiamo il nostro torace nudo e la pancia adiposa alla prima abbronzatura nei parchi pubblici della città, pensiamo alle ragazze troppo giovani e, forse, anche all’aiutino che ci farebbe ringiovanire, acquistiamo e guidiamo macchine non conformi ai nostri odierni riflessi, ci aggiustiamo il lungo ma scarno codino di capelli bianchi.

Cerchiamo dei nuovi risultati sportivi, ricordando il passato. Da “giovani anziani”  potrebbe essere possibile?, scordiamo che oggi le nostre energie, fisiche e mentali, sono sicuramente diverse.

Ho anche pensato ad Alberto, il mio amico induista, che alla maratona di Firenze del 1986 mi spiegò che l’induismo più che una religione è un modo di vivere, che la sua pratica predilige una ricerca diretta della realtà e riconosce valide tutte le strade per arrivare alla verità.

Mi spiegò pure che l’induismo divide la vita in quattro periodi 

il primo, serve per imparare 

Il secondo, serve per realizzare sé stessi 

l terzo, serve per insegnare

Il quarto, serve per preparasi al congedo.

Continuando a pedalare ho pensato che noi “giovani anziani” settantenni ci rifiutiamo di passare dal secondo al terzo periodo della vita.


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