

L’incuria e il degrado offrono il nascondiglio al semaforo dell’incrocio stradale di via Walter Tobagi con via dei Ruderi di Casa Calda
“Ciao Attilio, sono David. Ho letto l’articolo, pubblicato da Abitare A Roma, della panchina di legno alla fermata dell’autobus di Torre Maura. Quando passi all’incrocio di via Walter Tobagi con via dei Ruderi di Casa Calda fermati, è l’unico modo per fare “tana” al semaforo. Con la macchina in movimento… le luci del semaforo non le vedi”. “Nascondino o nasconderella”, un gioco di altri tempi.
Il luogo di partenza del gioco è detto “tana“.
Un gruppo di giocatori sceglie un guardiano della tana con una rituale, la “conta”.
Il giocatore scelto si avvicina alla “tana” e viene “accecato”.
Da “accecato” inizia a contare per dare tempo agli altri giocatori di allontanarsi e trovare un nascondiglio.
Finito di contare “l’accecato” grida che ha finito e inizia a cercare i giocatori.
Si allontana dalla “tana” per pochi metri, ma cerca di non spostarsi molto dalla “tana”.
Ogni volta che trova o vede un giocatore nascosto corre verso la “tana” e la tocca esclamando ad alta voce “tana per …”, precisando bene il posto dove l’ha trovato nascosto.
Il giocatore “tanato” esce dal gioco e rimarrà “prigioniero nella tana”.
Fino a quando non verrà “liberato”.
Pedalavo in via Walter Tobagi, mi sono fermato sul marciapiedi adiacente l’incrocio e ho fatto “tana” al semaforo, posizionato nel suo “nascondiglio arboreo”.
La “tana”, però, deve essere fatta anche a chi gestisce o dovrebbe gestire le nostre periferie.
Oggi, chi vuole vede via Walter Tobagi e via dei Ruderi di Casa Calda, un incrocio, dei prati incolti, macchine che sfrecciano su una strada che collega più quartieri, dei palazzi di periferia.
Non vede i marciapiedi perché sono invasi da erba e arbusti.
Tutto brutto?
Allora blocchiamo un attimo l’immagine di fronte al quel semaforo nascosto e torniamo indietro nel tempo per rammentare in quale luogo ci troviamo.
Ad immagine bloccata ricordiamo anche la persona che ha dato il suo nome a quel chilometro di strada altamente degradata e non curata.
Via dei Ruderi di Casa Calda si trova in un’area con una ricca storia.
Da antica tenuta agricola con origini romane e medievali è giunta ai giorni nostri mantenendo tracce del suo passato nei “ruderi” che le danno il nome.
Non si trattava solo di un singolo edificio, ma di un comprensorio che comprendeva anche la Torre di Casa Calda, risalente al XIII secolo, e un casale adiacente.
Nel corso dei secoli, la tenuta è stata oggetto di numerosi passaggi di proprietà, coinvolgendo importanti famiglie e istituzioni religiose romane come il Monastero di S. Sebastiano, gli Aldobrandini, i Pamphilj e i principi Borghese.
Nel corso del XX secolo, l’area è stata espropriata dalla Regione Lazio per farne un parco comunale, ma di recente (fine 2018) è stata riacquisita dal Capitolo della Basilica Patriarcale di Santa Maria Maggiore, proprietario precedente.
Torre Maura, via Walter Tobagi, una strada intitolata ad un giornalista e scrittore italiano, figura simbolo del giornalismo d’inchiesta e vittima del terrorismo degli anni di piombo.
La sua breve ma intensa vita professionale fu dedicata alla comprensione e al racconto delle dinamiche sociali e politiche del suo tempo, in particolare il fenomeno del terrorismo, che denunciò con lucidità e imparzialità, diventando per questo un bersaglio.
Walter Tobagi si distinse per la sua capacità di analizzare il fenomeno del terrorismo con un approccio critico e non ideologico.
Era un riformista e per questo, come altri intellettuali dell’epoca, fu percepito come un nemico temibile della follia terroristica, proprio per la sua pacatezza e ragionevolezza.
Le sue analisi, che mettevano a nudo le contraddizioni e gli errori del terrorismo, lo rendevano “scomodo“.
Walter Tobagi fu assassinato a Milano il 28 maggio 1980, all’età di 33 anni.
Erano circa le 11 del mattino quando un commando del gruppo terroristico di estrema sinistra denominato “Brigata XXVIII marzo” gli sparò cinque colpi di pistola in via Salaino, non lontano da casa sua, mentre si stava recando in auto in via Solferino, sede del “Corriere della Sera“.
Un quartiere non può riconoscersi nel “nascondino o nasconderella” di un semaforo nel bosco del degrado.
Un quartiere si deve invece riconoscere nella storia e nella cultura… che non è tanto lontana dal quel gioco antico.
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