“Tra classica, Rock e Jazz”, il concerto alla Scuola di Musica Popolare di Testaccio

Sul soffitto della sala concerti ci sono ancora i binari e i ganci dove le carni macellate venivano poste a scolare, sulle pareti il tipico marmo grigio delle macellerie di una volta, poco più su, i pannelli fonoassorbenti colorati come quadri. Nella Scuola Popolare di Musica di Testaccio, che nel 1975 ha restituito dignità ad un luogo che i bambini di oggi non avrebbero forse il permesso di vedere in funzione, la piccola sala concerti, sabato 21 maggio, alle 18:30, è piena.

Il confine tra il palcoscenico ed il pubblico è così sottile che il chitarrista, Ludovico Piccinini, non fa il concerto. Certo suona, canta anche, ma soprattutto parla con te, pone domande, dà risposte e quando alla fine esci da lì ti sembra di saperne qualcosa di più della musica, di come siamo arrivati dalle messe medievali al rock, dal liuto alla chitarra elettrica.

Ma non perdiamo altro tempo e presentiamolo come si deve questo concerto che ha un titolo, “Tra classica, rock e jazz”, e fa parte della rassegna “Tra le corde”, dedicata alla chitarra ed alle sue molteplici sfaccettature. Ladies and Gentlemen, Signore e Signori, ecco a voi, al microfono, Claudia Collacchi, voce calda e travolgente dietro il caschetto di capelli rossi; alla chitarra, nella retrovia del palco a sostegno di tutto il resto, Leonardo Fidani; alla batteria, dove lo spettacolo prende il ritmo che gli compete, capelli lunghi Queen prima maniera, Manuel Peroni.

E lui, alla chitarra elettrica, al microfono, a dirigere il suo gruppo e il pubblico, sul palco e fuori, a viaggiare su e giù nel tempo e nella storia, Ludovico Piccinini.  L’abbiamo fermato per pochi minuti, poco prima che iniziasse tutto, gli abbiamo chiesto cosa significhi per lui suonare, “Suonare mi fa dimenticare la noia, la mediocrità dell’esistenza” – ha detto.

E così facendo la fai dimenticare anche al tuo pubblico.

“O forse li porto all’esaurimento nervoso!”.

Qual è il tuo stile?

“Il rock ma amo molto anche il jazz e la musica classica. Ho studiato chitarra classica ma per lo più l’ho sempre ascoltata, sin da bambino”.

 Il tuo gruppo rock preferito?

Più in generale io preferisco Bob Dylan, come gruppo rock, forse i Led Zeppelin”.

La cosa più importante che ritieni d’aver insegnato ai tuoi ragazzi?

Un certo senso estetico, un certo atteggiamento beffardo, uno spirito rock”.

Il momento più bello della tua carriera di musicista?

Non so, il momento più bello a volte coincide con il declino, molto spesso uno pensa che il momento più bello della propria vita sia in una fase di escalation in realtà invece.. il declino mi ha sempre affascinato”.

Il tuo programma per questa serata?

Questa sera illustrerò l’evoluzione che ha avuto il linguaggio musicale attraverso i secoli, non sono uno storico della musica ma la conosco e la racconto un po’ a modo mio facendo degli esempi”.

Di fatto, è poi partito dal liuto, ancor prima dell’invenzione degli accordi, ha attraversato la guerra dei cent’anni, ha sorvolato la musica classica, Beethoven e Mozart “troppo radical chic”, ed è approdato agli anni Venti e Trenta del Novecento, in Louisiana, a New Orleans, nel Mississippi con i primi blues men fin quando poi quei dischi non arrivarono nelle mani della cultura borghese, fino in Inghilterra nelle mani di Mick Jagger e Jimmy Page.

“Il blues è importante anche a livello testuale, – dice Ludovico dal palco – i testi di Robert Leroy Johnson sono pieni di dolore e di sofferenza. Il blues non è altro che uno stato mentale, è la melanconia dell’uomo di genio di Aristotele!”

Applausi. Attaccano l’ultimo pezzo, è di Bob Dylan: It’s all over now Baby Blue. Un pezzo del Sessantacinque ma loro lo hanno riarrangiato e reso più rock. La sala è piccola, la voce di Claudia la riempie tutta e mentre stai lì, ormai in piedi, a battere le mani insieme alla batteria, ti senti parte di questa storia, e soprattutto, senti d’aver avuto una sorta di risarcimento per questi due interminabili anni di pandemia, e per la noia e la modestia di tante giornate.


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