

Roma fatica a restare pulita, e il problema ha un nome ben preciso: assenze tra gli operatori Ama. Secondo un dossier interno, un quarto del personale non si presenta al lavoro ogni giorno, mentre quasi il 30% usufruisce dei permessi della Legge 104, creando un vero e proprio corto circuito nella gestione dei rifiuti.
Nei fine settimana, quando la necessità di operatori è maggiore, la situazione diventa ancora più critica. Per correre ai ripari, l’azienda ha messo a punto un piano di riorganizzazione radicale, che prevede trasferimenti di massa tra centro e periferia, una stretta sugli straordinari e una rivisitazione dei turni di lavoro.
I dati raccolti da Ama e visionati da Agenzia Dire e Il Messaggero parlano chiaro: su 4.133 operatori, ben 950 mancano all’appello ogni giorno, facendo schizzare il tasso di assenteismo al 23%. Un valore fuori scala rispetto agli standard nazionali del settore.
Ma il problema non si ferma qui. Il nodo più intricato riguarda i permessi della Legge 104, che garantiscono agevolazioni ai lavoratori con disabilità o a chi assiste familiari in difficoltà.
In alcune unità operative, quasi la metà degli addetti (47%) ne usufruisce, rendendo impossibile una pianificazione efficace del servizio. Complessivamente, si tratta di 1.222 operatori, pari al 29,5% della forza lavoro.
Ama suddivide i suoi dipendenti in due categorie:
I “baricentrati”, che lavorano anche nei fine settimana.
I “non baricentrati”, che operano solo dal lunedì al venerdì.
Ed ecco il cortocircuito: su 4.133 lavoratori, ben 3.102 appartengono alla seconda categoria, lasciando solo 1.031 addetti a coprire la raccolta e la pulizia di tutta la città nei giorni festivi. Un divario insostenibile, che porta a croniche carenze di personale nei momenti di maggiore necessità.
Per risolvere il caos, Ama ha deciso di attuare una mobilità interna su larga scala:
330 operatori saranno spostati dalle periferie al centro, dove la domanda è più alta.
Oltre 400 lavoratori faranno invece il percorso inverso.
La riorganizzazione avverrà in due fasi: prima attraverso trasferimenti volontari, poi – se non si raggiungeranno i numeri necessari – tramite mobilità obbligatoria.
Ma non è tutto: il piano prevede anche un taglio drastico degli straordinari domenicali, con una riduzione stimata dell’85% delle ore extra. L’obiettivo è riequilibrare il servizio senza pesare sulle casse dell’azienda.
Se per Ama la riorganizzazione è l’unica strada per evitare il collasso, i sindacati non ci stanno. Giancarlo Cenciarelli, segretario della Fp Cgil Roma e Lazio, attacca duramente il piano:
“Si parla di assenteismo senza distinguere tra malattie, infortuni e condizioni di lavoro insostenibili. Spostare il personale senza considerare il contesto non risolverà nulla, ma peggiorerà la qualità della vita dei lavoratori e la qualità del servizio.”
Secondo la Cgil, la soluzione non è la mobilità forzata, ma un accordo a lungo termine sulla gestione del lavoro domenicale, che tenga conto delle reali esigenze della città e del personale.
La battaglia è appena iniziata. Riuscirà Ama a superare l’emergenza rifiuti senza scatenare una guerra con i sindacati? La risposta arriverà nei prossimi mesi, mentre la città attende un servizio all’altezza di una Capitale europea.
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