8 settembre 1943: la battaglia per la difesa di Roma nei quartieri del Municipio V
L’aeroporto di Centocelle al centro degli scontri a fuoco tra italiani (militari e civili) e tedeschi. Il tentativo di sabotaggio del 23 settembre e la morte del giovane Ugo CotaniDopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, scattò immediatamente il piano d’occupazione (già predisposto dall’alto comando germanico fin dalla caduta di Mussolini) per impossessarsi dell’Italia intera e in particolare di Roma. L’esercito italiano, al contrario, lasciato abbandonato a se stesso dai suoi più alti comandanti (il Re Vittorio Emanuele III e il Capo del Governo maresciallo Badoglio), cominciò immediatamente a sbandarsi e a sciogliersi, arrendendosi il più delle volte alle perentorie intimazioni da parte delle formazioni tedesche.
Non dappertutto però si verificò questo doloroso e, per molti versi, disonorevole fenomeno. Vi furono episodi di forte e disperata resistenza opposta dalle nostre truppe alle preponderanti forze germaniche: celebre rimane la battaglia condotta dai soldati della Divisione Acqui nelle isole greche di Cefalonia e di Corfù.
Anche nella Capitale d’Italia – dove gli alti comandi del nostro esercito conclusero, con i pari grado tedeschi, un accordo che i nazisti si incaricarono fin da subito di non rispettare (il cosiddetto accordo per “Roma città aperta” la quale, al contrario, fu immediatamente sottoposta ad una rigida e restrittiva normativa emanata dal Comando romano delle truppe d’occupazione naziste) – fu ingaggiata, nelle giornate del 9 e 10 settembre, una furiosa battaglia, alla quale parteciparono anche molti civili. Il fulcro di questa disperata resistenza fu il quartiere Ostiense (Porta San Paolo, la Montagnola), ma anche in altri punti della città ci furono scontri furibondi e tentativi di sbarrare il passo alle truppe corazzate germaniche.
La battaglia in difesa dell’aeroporto di Centocelle
Uno dei principali obiettivi individuati dagli invasori era costituito dall’aeroporto militare di Centocelle, ritenuto strategico sia per il controllo della Capitale sia perché essenziale per l’invio di mezzi e uomini sul fronte sud dell’Italia. Furono i soldati del 2° reggimento dei Granatieri di Sardegna che, agli ordini di valori ufficiali come il capitano Lombardo il maggiore Orgera e il tenente colonnello Giovanni Caserta, si opposero con forza all’occupazione dell’aeroporto. In questa azione furono sostenuti sia da alcuni avieri dell’ADRA (sigla di Arditi Distruttori della Regia Aeronautica) in servizio nell’aeroporto che, soprattutto, da civili giovanissimi, molti dei quali nei giorni successivi si riunirono nelle prime formazioni partigiane dei GAP, di Bandiera Rossa, di Giustizia e Libertà, delle Brigate Matteotti.
La battaglia in difesa dell’aeroporto si sviluppò innanzitutto sulla Casilina, tra Torpignattara e Centocelle, con furiosi scontri in piazza della Marranella; in piazza dei Mirti, dove i nostri soldati (al comando di un sottufficiale, il sergente Toni Aldo) si asserragliarono nella locale scuola elementare Fausto Cecconi; intorno a Forte Prenestino, dove cercarono di resistere i soldati del maggiore Orgera, prima di ripiegare verso Torpignattara; su via del Quadraro, all’altezza di Cecafumo. Tanto in piazza della Marranella, quanto in piazza dei Mirti e nelle strade del quartiere Quadraro, la partecipazione popolare fu vastissima anche se, in molti casi, disarmata. Ciononostante, le soverchianti forze tedesche, la mattina dell’11 settembre, vinte le ultime resistenze italiane, ponevano sotto controllo sia l’aeroporto che i gangli principali dei quartieri. Fu, questa battaglia, la prova generale della successiva Resistenza romana, anche nei quartieri della periferia sud-est della Capitale.
L’aeroporto di Centocelle, fortemente presidiato dai tedeschi, divenne da allora obiettivo di incursioni aeree da parte degli Alleati con bombardamenti che, ovviamente, colpivano duramente anche le strade dei quartieri vicini e le case dei civili. Nel contempo anche le formazioni partigiane cominciarono a prendere l’aeroporto come obiettivo per atti di sabotaggio: già il 23 settembre, infatti, una squadra di Bandiera Rossa, capitanata dal Capo Squadra Augusto De Dominicis, penetrava all’interno dell’aeroporto per eseguire un sabotaggio contro i mezzi tedeschi lì posizionati; sorpresi dai nemici proprio in conclusione dell’azione, i partigiani furono costretti a lasciare il campo portando via gravemente ferito un giovane di 16 anni, Ugo Cotani, residente in Borgata Gordiani e già segnalatosi negli scontri del 9 e del 10 settembre.
Ricoverato all’ospedale San Giovanni, il giovane Cotani moriva alle ore 14,05 del 24 settembre. Dal referto ospedaliero risulta che la morte è avvenuta per “ferita trasfossa d’arma da fuoco con foro d’entrata in corrispondenza dell’apofisi xipoide, e foro di uscita in corrispondenza dell’8° spazio intercostale sull’ascellare posteriore con lesione pleuro polmonare sinistra e degli organi cavi sull’addome”.
Al giovane Ugo Cotani – il cui nome rimane sulla lapide posta sul muro esterno della chiesa di Santa Maria della Misericordia in via dei Gordiani – venne successivamente assegnata la Medaglia d’Argento al Valor Militare con Decreto del Presidente della Repubblica del 20 aprile 1970, con la seguente motivazione: “Subito dopo l’armistizio, con pronta decisione partecipava alla lotta di liberazione segnalandosi, a capo di una pattuglia di sabotatori, per iniziativa e ardimento. Penetrato con pochi compagni nell’aeroporto di Centocelle e fatto segno al fuoco dei tedeschi di guardia riusciva egualmente a farsi sotto ad alcuni apparecchi, incendiandone tre. Ferito, si attardava per coprire col tiro della propria arma automatica, la ritirata dei suoi, sino a che, nuovamente colpito, cadeva da prode sul campo, fronte al nemico”.
Curiosamente nel decreto compariva una data della morte errata, vale a dire 15 febbraio 1944 (invece di quella reale, della quale fa fede il referto ospedaliero: 24 settembre 1943). Di Ugo Cotani, così come di Giordano Sangalli e di molti altri giovanissimi che sacrificarono la vita per la libertà, è indispensabile tramandare la memoria e l’esempio alle giovani e future generazioni.
E’ questo il compito della scuola e delle Istituzioni.
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Queste memorie che sembrano “minori” e che spesso sono ai margini del racconto ufficiale o perlomeno di quello che si tramanda e che col passare degli anni tende a relegarle sempre più nell’ombra, debbono occupare lo spazio che a loro merita. Intanto di documentazione, poi di memoria e d’esempio per le future generazioni che vorranno documentarsi e studiare. A questo proposito chiedo aiuto per illuminare la vita ed il sarificio di Arnaldo Finocchiaro, nato Torino il 29 luglio 1921, arrestato mentre sabotava linee elettriche e telefoniche presso il Quarto Miglio. Di lui, che doveva essere militare sbandato dopo l’8 settembre si conosce il deferimento al Tribunale militare tedesco (Feldgerichte) da dove venne prelevato insieme ad altri 22 compagni il 24 marzo e condotto alle Fosse Ardeatine. Questo giovane, con il suo numero di esumazione 335 fu il primo o tra i primi ad essere ucciso. Per quante ricerche io abbia fatte non ne ho trovato notizie o testimonianze della sua attività di resistente, tranne il fatto che un sua ormai consunta e piccola lapide è apposta in via Lanuvio 46 (ex sezione PCI). Chiedo la cortesia, ove se ne avesse conoscenza, di volere mettersi in contatto con me attraverso la mia email massimo.prasca@libero.it o il mio telefono 3396932469. Grazie.