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Al Teatro Quarticciolo FOCUS IN-BOX dal 6 al 9 ottobre

In scena la rassegna dedicata al teatro emergente italiano

Riparte la stagione del Teatro Biblioteca Quarticciolo con una rassegna di quattro spettacoli per FOCUS IN-BOX dal 6 al 9 ottobre. Il Teatro Biblioteca Quarticciolo è partner di In-Box – Rete di sostegno del teatro emergente italiano, un network di teatri, festival e soggetti istituzionali che seleziona e promuove alcune delle esperienze produttive più interessanti della scena emergente italiana.

Ad aprire la rassegna il 6 ottobre alle ore 21:00 è LA CLASSE_un docupuppets per marionette e uomini, spettacolo vincitore In Box 2019 e di altri importanti premi nazionali (UBU 2019: Vincitore miglior progetto sonoro; nomination per miglior spettacolo di teatro, migliore regia, miglior scenografia, Vincitore Premio della critica ANCT 2019). Lo spettacolo, scritto e diretto da Fabiana Iacozzilli e prodotto da Cranpi, è un docupuppets con pupazzi e uomini. È un rito collettivo, in bilico tra La Classe morta di Tadeusz Kantor e I cannibali di George Tabori, in cui gli adulti, interpretati da pupazzi realizzati da Fiammetta Mandich, rileggono i ricordi di un’infanzia vissuta nella paura di buscarle. Una storia che Fabiana Iacozzilli fa nascere dai ricordi delle scuole elementari all’istituto “Suore di carità” e in particolare da quelli legati alla sua maestra, Suor Lidia.

Secondo appuntamento il 7 ottobre alle ore 21:00 con il Collettivo RMN che presenta RIMINI con la regia di Mario Scandale: racconto caleidoscopico, sotto la guida di un prezioso compagno di viaggio: Pier Vittorio Tondelli. di quella metropoli balneare che è la Riviera Romagnola. Il protagonista trascina il pubblico alla scoperta di una realtà dove luci e ombre, stereotipi e fantasmi, tradizioni e contraddizioni si trovano a convivere sotto quel velo di spensieratezza felliniana per cui è conosciuta in tutto il mondo.

Qual è il modello di vita degli Ultras? La risposta si racchiude in una sola parola: Mentalità. Dunque, cos’è la Mentalità? È una filosofia di vita basata su delle regole non scritte ma condivise tacitamente da tutti gli Ultras. NON PLUS ULTRAS (8 ottobre ore 21:00) segue l’evoluzione del protagonista Ciro, in scena Adriano Pantaleo, e la sua inesorabile affiliazione la mondo delle tifoserie estreme.

Chiude la rassegna il 9 ottobre alle ore 17:00 ARTURO di Nardinocchi/Matcovich (Premio Scenario Infanzia 2020) un lavoro che ha come tema il rapporto con i propri padri, con la perdita dei propri padri.

Ecco che i racconti, i giochi, le date, gli aneddoti, le parole si trasformano in pezzi, per la precisione dodici, di un grande puzzle. Un gioco a cui gli spettatori non solo assistono come testimoni, ma sono anche invitati a partecipare attivamente: alcuni scrivono un proprio pensiero sul padre, mentre altri scrivono i titoli delle scene sui pezzi di puzzle, aggiungendo qualcosa di personale intorno alla figura del padre.

Il 6 ottobre alle 19 in programma l’incontro di presentazione del progetto In-Box – Rete di sostegno del teatro emergente italiano alla presenza di alcuni tra i partner del Network tra cui Antonino Pirillo e Giorgio Andriani, direttori artistici del Teatro Biblioteca Quarticciolo, Luca Ricci – CapoTrave / Kilowatt Festival e Francesca Liguoro – Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro. Interviene, nel corso dell’incontro, Francesco Perrone, Coordinatore Rete In-Box e rappresentante Straligut, Capofila del Network.  Viene presentato il nuovo bando in uscita per la metà di ottobre per un invito alla partecipazione da parte di artisti e compagnie, con la possibilità di confrontarsi direttamente con i partner e con le compagnie ospiti della rassegna con spettacoli finalisti o vincitori di precedenti Bandi In-Box.

Al termine dell’incontro, presentazione di Dominio Pubblico, progetto di audience development e community engagement rivolto a ragazzi e ragazze under 25 che vogliano sperimentarsi in un percorso da spettatori attivi, finalizzato alla conoscenza della scena contemporanea e alla produzione, promozione e organizzazione di un festival multidisciplinare. L’incontro è ad ingresso libero.

GLI SPETTACOLI

6 ottobre ore 21.00 | Teatro

LA CLASSE

un docupuppets per marionette e uomini

uno spettacolo di Fabiana Iacozzilli | Cranpi

collaborazione alla drammaturgia Marta Meneghetti  Giada Parlanti   Emanuele Silvestri

collaborazione artistica Lorenzo Letizia  Tiziana Tomasulo   Lafabbrica

performer Michela Aiello, Andrei Balan, Antonia D’Amore, Francesco Meloni, Marta Meneghetti

scene e marionette Fiammetta Mandich

luci Raffaella Vitiello

suono Hubert Westkemper

fonico Jacopo Ruben Dell’Abate

assistenti alla regia Francesco Meloni, Silvia Corona, Arianna Cremona

foto di scena Tiziana Tomasulo, Valeria Tomasulo

consulenza Piergiorgio Solvi

un ringraziamento a Giorgio Testa

un ringraziamento speciale ai compagni di classe

produzione Cranpi, La Fabbrica dell’Attore-Teatro Vascello Centro di Produzione Teatrale, Carrozzerie n.o.t

con il contributo di MiC – Ministero della Cultura

con il supporto di Residenza IDRA e Teatro Cantiere Florida/Elsinor

nell’ambito del progetto CURA 2018 e di Nuovo Cinema Palazzo

con il sostegno di Periferie Artistiche Centro di Residenza Multidisciplinare della Regione Lazio

UBU 2019: Vincitore miglior progetto sonoro; nomination per miglior spettacolo di teatro, migliore regia, miglior scenografia

Vincitore Premio della critica ANCT 2019

Vincitore in-Box 2019

Selezione L’Italia dei Visionari – Kilowatt Festival 2019

Vincitore del bando di residenze interregionali CURA 2018

Finalista Premio Tuttoteatro.com alle arti sceniche Dante Cappelletti 2018

Finalista Teatri del Sacro 2017

Dal 1983 al 1988 io e altre trenta anime siamo stati gli alunni di una classe elementare in un istituto gestito da suore e che oggi ospita una casa per ferie. L’Istituto portava il nome di Suore di Carità. La nostra unica maestra, anche lei suora di carità, era Suor Lidia ed è morta più di vent’anni fa. Non è stato mai facile per me raccontare gli anni trascorsi in Istituto e la rigidità dell’educazione alla quale ci sottoponevano. A distanza di trent’anni ho deciso che avrei realizzato uno spettacolo a partire da quei ricordi e mi sono messa alla ricerca dei miei ex compagni, ritenendo indispensabile ricreare quella “comunità” con la quale ho condiviso l’esperienza in questione. Per iniziare a ricomporre i tasselli della “storia” li ho intervistati, ponendo loro domande molto semplici: “Com’era Suor Lidia?”; “Cosa ti ricordi di lei?”; “Ti ricordi cosa accadeva in classe?”; “Sei stato felice quando è morta?”

Parallelamente al lavoro sulle interviste Fiammetta Mandich ha realizzato dei fantocci/burattini a immagine dei miei compagni, per far interpretare loro gli episodi da noi vissuti tra i sei e i dieci anni di vita.

Da questa prima fase d’elaborazione dei materiali è emerso lo spettacolo: un docupuppets fatto da pupazzi e da uomini, ma anche un rito collettivo in bilico tra La Classe morta di Tadeusz Kantor e I cannibali di George Tabori, in cui l’adulto rilegge i ricordi di un’infanzia vissuta nella paura di buscarcele, interpretati da pupazzi in mano a un misterioso deus ex machina. Questi ricordi/pezzi di legno, bambini ridotti a marionette, fantocci di gioventù morte, impotenti e manipolati come oggetti, si muovono senza pathos su dei tavolacci che ricordano banchi di scuola, tavoli da macello o tavoli operatori di qualche esperimento che fu. Intorno silenzio. Solo rumori di matite che scrivono e di compagni che respirano. E poi rumori di gessi che si consumano scrivendo dettati alla lavagna. I genitori sono assenti. Non pervenuti. I genitori sono solo disegnati su un cadavere di lavagna ma poi ben presto cancellati. Nel silenzio dei loro passi, questi corpicini di legno  si muovono in un Mondo-Suor Lidia che pure Dio abbassa lo sguardo quando la vede.  Suor Lidia, unica presenza in carne ed ossa, figura viva di donna o uomo in mezzo a tutti questi oggetti, sfugge alla vista di pupazzi e pubblico. Ne possiamo sentire i passi, vedere le mani, cogliere nel buio qualche tratto, sentire l’odore del suo sigaro magari. Sentiamo che ci fa paura, che in fondo, nel fondo più fondo di ognuno di noi, pubblico pupazzo performer tecnico tavolo o compagno di classe, lei è generatrice di paura.

In questa riflessione sul senso profondo del ricordo, in questa ricerca di pezzi di memorie andate, i miei compagni mi hanno aiutato a trovare una rotta e, infine, a comprendere la natura del lavoro. La Classe ha trovato il suo vero significato nel momento in cui ho rinunciato a quello che volevo raccontare in origine e mi sono messa in ascolto della materia che stavo indagando. A quel punto è emersa una domanda, la domanda intorno alla quale lo stesso spettacolo s’interroga: “che cosa ci facciamo con il dolore?”; “cosa ogni essere umano è in grado di diventare a partire dal proprio dolore?”

Dal vuoto allora è emerso il ricordo di una scena in cui Suor Lidia mi affida la regia di una piccola scena all’interno della recita per la festa della mamma. E decide, forse, insieme a me la mia vocazione. Dunque La classe è uno spettacolo che voleva parlare di ABUSI DI POTERE ma parla di VOCAZIONI. La mia e la sua.  Uno spettacolo in cui tutti hanno ragione: sia quelli che dicono che nessuno guarisce dalla propria infanzia, sia quelli che dicono che tutto dipende da quello che ci facciamo con la nostra infanzia.

7 ottobre ore 21.00 | Teatro

RIMINI

uno spettacolo di Gruppo RMN, da un’idea di Giulia Quadrelli

con Luisa Borini, Lorenzo Carpinelli, Leo Merati, Giulia Quadrelli, Chiara Sarcona

drammaturgia Giulia Quadrelli e Francesco Tozzi

regia Mario Scandale

video Leo Merati

luci Camilla Piccioni

in collaborazione con Ginkgo Teatro

si ringrazia per il supporto il Comune di Rimini

Spettacolo finalista del Bando RADAR promosso da ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione

Spettacolo vincitore della VIII edizione di Direction Under 30 del Teatro Sociale di Gualtieri, luglio 2021

Debutto nazionale al Festival Todi Off, settembre 2021

Finalista premio In-Box 2022

Rimini è come una cartolina, facile da fotografare ma difficile da raccontare.

Un filosofo del divertimento che cavalca il giorno e la notte vendendo sogni, un’operatrice balneare alle prese con i problemi del suo stabilimento, una cameriera che fa la stagione a Rimini nello stesso albergo da cinque anni e un’influencer a caccia dell’ultima tendenza. Questi i personaggi con cui si trova a dialogare un giornalista arrivato in Riviera spinto dalla domanda: che cos’ha Rimini? Perché questo luogo e non un altro è diventato nell’immaginario nazionalpopolare italiano – ma anche all’estero- il simbolo della vacanza e del divertimento che va bene per tutti? Dall’intreccio delle loro risposte, in una specie di intervista continua e ininterrotta, prende forma il racconto caleidoscopico di quella metropoli balneare che è la Riviera Romagnola. Attraverso l’obiettivo silenzioso della sua macchina fotografica, infatti, il protagonista dello spettacolo trascina il pubblico alla scoperta di una realtà dove luci e ombre, stereotipi e fantasmi, tradizioni e contraddizioni si trovano a convivere sotto quel velo di spensieratezza felliniana per cui è conosciuta in tutto il mondo. Ma proprio a partire dalle specificità di questa città così unica e dalle storie che la abitano, Rimini si rivelerà essere una potente lente di ingrandimento – o una specie di “Italia in miniatura”, per dirla con il nome del primo parco tematico nato nel 1970 in questa terra di visionari- per osservare la nostra cultura nel suo complesso e più in generale il tempo che stiamo vivendo, sotto la guida di un prezioso compagno di viaggio: Pier Vittorio Tondelli.

8 ottobre ore 21.00 | Teatro

NON PLUS ULTRAS

uno spettacolo di Adriano Pantaleo e Gianni Spezzano

con Adriano Pantaleo

drammaturgia e regia Gianni Spezzano

scene Vincenzo Leone

costumi Giovanna Napolitano

luci Giuseppe Di Lorenzo

assistente alla regia Raffaella Nocerino

contributi multimediali e foto di scena Carmine Luino

collaborazione alla drammaturgia Adriano Pantaleo

organizzazione Carla Borrelli

produzione Argot produzioni / Nest

un ringraziamento a La Corte Ospitale

«Il modello di vita dell’Italia non può essere e non sarà mai quello degli ultras violenti degli stadi di calcio, estremisti travestiti da tifosi. Lo sport è un’altra cosa.» Dice Sergio Mattarella, durante il messaggio del Presidente della Repubblica agli Italiani del 2018.

Qual è il modello di vita degli Ultras? Attraverso un’indagine teatrale durata quattro anni, abbiamo cercato di dare una risposta a questa domanda. Il modello di vita degli Ultras

si racchiude in una sola parola: Mentalità. Dunque, cos’è la Mentalità? È una filosofia di vita basata su delle regole non scritte ma condivise tacitamente da tutti gli Ultras. L’impianto drammaturgico dello spettacolo procede alla scoperta di questo codice etico e comportamentale svelandone i pregi e i limiti. Ciro cerca di conquistare la dolce Susanna, figlia del temuto capo Ultras Biagio ‘O Mohicano. La sua strategia è semplice: riuscire ad introdursi nel mondo della curva e conquistare la benedizione dal padre della ragazza. Ciro nel tentativo di sedurre resta sedotto, completamente catturato da quella mentalità che sembra dare un senso alla sua vita piatta e monotona che ha sempre detestato.

Però. Cosa vuol dire essere un Ultras? Che responsabilità porta? Che legame corre tra lo stato civile e il movimento Ultras? Che costi ha essere un ultras? Non Plus Ultra, ovvero «non più oltre», la scritta che Ercole incise, sulle colonne omonime, per stabilire il limite al quale l’uomo aveva accesso. Qual è questo limite? Ciro lo scoprirà, a sue spese.

9 ottobre ore 17.00 | Teatro

ARTURO

di e con Laura Nardinocchi e Niccolò Matcovich

scena Fiammetta Mandich

suono Dario Costa

luci Marco Guarrera

illustrazioni Margherita Nardinocchi

grafica Clarice, Simone Galli

foto Simone Galli, Elisa Nocentini

assistenza e cura Anna Ida Cortese

produzione Florian Metateatro

con il contributo di Associazione Scenario || Teatro Due Mondi || ACS – Abruzzo Circuito Spettacolo || Centro di Residenza della Toscana (Armunia Castiglioncello – Capotrave / Kilowatt Sansepolcro) || residenza produttiva Carrozzerie | n.o.t. con il sostegno di Teatro di Roma – Teatro Nazionale

Spettacolo Vincitore Premio Scenario Infanzia 2020 ex aequo – Finalista In-Box 2021 – Vincitore Premio della Critica FringeMI 2022 – Vincitore Premio delle Giurie Direction Under 30 2022

Arturo non è uno spettacolo, bensì un accadimento, un incontro.

È nato durante un viaggio in Puglia, d’estate, in un pessimo ristorante. Qui Niccolò ha manifestato a Laura il desiderio di costruire insieme un lavoro che avesse come tema il rapporto con i propri padri, con la perdita dei propri padri e che fossero proprio lui e Laura in scena, pur essendo autori e non attori.

Arturo è così diventato la forma della loro memoria, in cui i racconti, i giochi, le date, gli aneddoti, le parole si sono trasformati in pezzi, per la precisione dodici, di un grande puzzle. Un gioco a cui gli spettatori non solo assistono come testimoni, ma sono anche invitati a partecipare attivamente: alcuni scrivono un proprio pensiero sul padre, mentre altri scrivono i titoli delle scene sui pezzi di puzzle, aggiungendo qualcosa di personale intorno alla figura del padre.

Qual è il rapporto con i padri e cosa resta (resterà) alla loro scomparsa? I pezzi capovolti vengono poi disposti nello spazio e svelati casualmente, così che le scene possano agire come i ricordi: arrivano all’improvviso, senza poterli prevedere. Arturo ha quindi una struttura mutevole, non replicabile e dalle “infinite” combinazioni: l’ordine delle scene nelle varie repliche sarà sempre differente. Arturo vuole trasformare il dolore in atto creativo, con l’intento di rendere una memoria privata collettiva e universale.


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