Anniversari, film e Memoria Argentina

In questa storia sono importanti tre date e tutto quello che tra queste è stato, in Argentina, ma non solo.

La prima data è il 24 Marzo 1976, per noi il 32° Anniversario della strage nazifascista delle Cave Ardeatine, per gli argentini il giorno della presa del potere, con un golpe militare dei Generali di Esercito, Marina, Aviazione Carabineros, Polizia e Servizi, guidati da Jorge Rafael Videla, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, il giorno della nascita di una dittatura “feroce, clandestina e vigliacca”.

La seconda data è quella del 30 Ottobre 1983, in cui si festeggia la fine della dittatura militare, con l’elezione alla Presidenza della Repubblica di Raul Ricardo Alfonsin, insediatosi il 10 Dicembre di quell’anno.

La terza data, quella del 22 Aprile 1985, giorno in cui si apre, a Buenos Aires, il Processo civile ai militari golpisti e assassini. (*)

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“I Signori col Berretto, la dittatura raccontata dai bambini” di Hugo ParederoMinimum fax, 2010.

10 dicembre 1983, Buenos Aires. Due bambini parlano tra loro, in un ristorante: “Perché tutti quanti sono diventati contenti all’improvviso?” “Perché è arrivata la democrazia”. “E allora se gli piaceva tanto perché non l’hanno fatta venire prima?”. “Perché hanno dovuto discutere per un sacco di tempo con i signori col berretto”. Dialogo vero (e folgorante) da cui nascerà I Signori col berretto di Hugo Paredero, giornalista e scrittore argentino. 150 interviste a bambini e bambine argentini, dai 5 ai 12 anni, per raccontare la dittatura militare. Un anno di lavoro, ventitrè prima di vederlo stampato in Argentina. In Italia per Minimum fax, la traduzione italiana, con prefazione di Marco Bechis.

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Quel Processo civile  – che uno militare c’era già stato e aveva deciso per il “non luogo a procedere” nei confronti dei militari golpisti – che è stato definito come “il Processo alla Storia”, in realtà era un fatto epocale perché, per la prima volta in un Paese latino-americano, i componenti di una Giunta militare golpista – che avevano tiranneggiato ferocemente per cinque anni  nel Paese caricando sulla coscienza dei suoi componenti (che essi evidentemente non avevano) oltre 30mila desaparecidos (leggi assassinati) – venivano sottoposti ad un Processo civile che li condannerà aprendo, di fatto, un “vaso di Pandora” poiché dopo quel Dibattimento altri se ne apriranno in Argentina e fioccheranno le condanne dei militari, come si dice, “di ogni ordine e grado”.

Santiago Mitre

Su questa storia, il regista argentino Santiago Mitre (che all’epoca di quel Processo aveva appena cinque anni) ha diretto un film intitolato “Argentina 1985”, di cui ha curato anche la sceneggiatura insieme a Mariano Llinas. Il Film è stato presentato in diversi Festival cinematografici, tra i quali spicca la 79a Mostra del Cinema di Venezia, dove la pellicola argentina ha vinto due Premi, ed è stato inserito nel Catalogo di Ottobre dei Film di Amazon Prime.

Il film di Mitre ripercorre, passo dopo passo, la storia di quel Processo e in quella Storia racconta le storie degli imputati (i Generali golpisti), delle vittime (quei 30mila desaparecidos, i casi portati a giudizio saranno più di 700, quelli affrontati 280) e dei Fiscal, ovvero i Pubblici Ministeri, Julio Cesar Strassera e Luis Moreno Ocampo, che saranno affiancati – visti i passi indietro fatti da numerosi altri Magistrati inquirenti – da una squadra di giovani Assistenti legali, inesperti in quanto giovani, ma che proprio la loro giovane età metteva al riparo da eventuali compromissioni con il passato regime militare.

Per la verità e per la Storia, va detto – e Mitre ce lo ricorda nel film – che Strassera aveva fatto di tutto (sarebbe volentieri sparito dalla faccia della terra) per non vedersi assegnato quel Processo, ma quando non gli fu più possibile negare, nascondersi e “fuggire”, prese il toro per le corna e farà di tutto per raccogliere le prove che inchioderanno  gli imputati, anche se il Ministro dell’Interno di Alfonsin, Troccoli era stato esplicito: quei Generali erano intervenuti per salvare il Paese dal caos, rigettando quindi le responsabilità di quella mattanza (la cosiddetta “guerra sucia”) sulle vittime; il che la diceva lunga su quanto poco fosse amato e appoggiato, dai militari ma anche da una certa burocrazia politica, il cambiamento democratico in atto nel Paese.

L’altro FiscalLuis Moreno Ocampo, sebbene fosse di famiglia militar-cattolica, era fermamente deciso a fare giustizia. E così le indagini andarono avanti, il Processo fu istruito e Strassera   potè, al termine della sua requisitoria finale, pronunciare la famosa frase: “Senores Iueces, Nunca Mas!” (“Signori Giudici, Mai Più!”). Quel “Nunca Mas!” che era stato – per un innumerevole numero di Giovedì, lo slogan gridato dalle Madres de la Plaza de Majo (oltre 720 di loro pagheranno con la vita la scelta di difendere i propri figli e di volere verità e giustizia) in quella Piazza, davanti alla Casa Rosada, mentre la circondavano in silenzio con i loro fazzoletti bianchi in testa (in Argentina il bianco è il colore del lutto) e le foto dei loro figli desaparecidi appese al collo.

Dunque, il “Processo alla Storia” di quel 1985 si conclude con la condanna degli imputati. Qui il Film si ferma ricordando ancora le parole di Strassera “il sadismo non è una ideologia politica né una strategia militare, è solo una perversione morale, di un potere feroce, clandestino e codardo.”.

Quel che, invece, il Film non ci dice (anche perché già così supera abbondantemente le due ore) è che Videla e Massera, dopo cinque anni di galera, vennero liberati da Carlos Menem, il peronista diventato Presidente della Repubblica, grazie ad un vergognoso indulto. revocato perché incostituzionale nel 2007 dal Presidente Nestor Kirchner, così che i condannati tornarono in galera.

Mitre ha dichiarato di ricordare il boato e l’entusiasmo che quella prima Sentenza di condanna aveva suscitato, pur con tutti i suoi limiti. E per riannodare i fili di una storia che sarebbe potuta risultare un po’ pesante, costella il suo racconto di piccole sottolineature buffe o ironiche volte a stemperare la tensione di una vicenda a suo modo spaventosa. Mette, ad esempio, in gioco il figlioletto di Strassera come spia dai calzoni corti per ottenere informazioni, ma soprattutto per dare metaforicamente una possibilità alle nuove generazioni. Non mostra mai immagini crude, solo la riproposizione delle testimonianze delle vittime, già di per sé terribili e/o angoscianti. Le uniche immagini vere compaiono alla fine, come spesso accade per i film che partono da episodi reali, in cui si vedono i protagonisti della storia.

Non so se sarà possibile rivedere il Film di Mitre nelle Sale, come molti film interessanti quello di “Argentina 1985”, nelle Sale cinematografiche italiane, è stato un passaggio più veloce della luce, ma se potete ripescarlo in un qualche canale, spendete le due ore della sua visione. Il sapere che la Giustizia alla fine può trionfare, grazie al sacrificio di molti, ma anche agli sforzi di pochi, è un buon viatico quotidiano per chi, come noi, crede nella Giustizia Universale e non ha mai smesso di gridare il proprio personale “Nunca Mas!”.

(*) In realtà,  anche il Presidente argentino Raul Ricardo Alfonsin non è esente da colpe nel gran numero di connivenze che i militari golpisti incontreranno dopo la loro caduta. Due Leggi, in particolare, portano la sua firma e si tratta di una firma pesante. La prima, del 24 Dicembre 1986, è la Legge N. 23.492, detta “Ley del Punto Final”,  meglio ”Extincion de la Accion  Penal, Punto Final”, Legge che permise la paralisi dei Processi contro i militari golpisti tra i quali spiccava quello contro il Capitano Alfredo Ignacio Astiztorturatore ed assassino soprannominato “l’Angelo Biondo”. La Legge fu annullata nel 2003, sotto la Presidenza Kirchner. La seconda Legge, del 4 Giugno 1987, è la Legge N. 23.521, “Ley de la Obediencia Debida”, la quale – senza che fossero prodotte prove – sollevava i militari argentini da ogni responsabilità.


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