![](https://abitarearoma.it/wp/wp-content/uploads/2020/05/musei-capitolini-riaprono.jpg)
![](https://abitarearoma.it/wp/wp-content/uploads/2020/05/musei-capitolini-riaprono.jpg)
L’Impero Romano non sarebbe potuto diventare il più grande se non fosse stato il migliore in tutto. Dopo averci dato i più famosi e talentuosi comandanti, filosofi, architetti e ingegneri, scultori e pittori, poeti e matematici, l’antica Roma ha praticamente determinato l’esistenza della civiltà per molti secoli a venire. Ma, oltre allo straordinario patrimonio culturale, che è ancora un classico esempio, i romani ci hanno lasciato quelle cose senza le quali non possiamo più immaginare la nostra vita.
Nell’antica Roma la cura del viso era comune a uomini e donne. Erano molto attenti alle cure del loro aspetto, tenevano alla routine di belezza e all’uso di cosmetici.
La maschera viso più popolare era fatta di pane, che illuminava la carnagione e “ammorbidiva” i lineamenti del viso. Inoltre, leniva il rossore dopo l’esposizione al sole cocente. Vari oli, succhi di frutta, olio d’oliva, miele, cetriolo, acqua di rose e molti altri ingredienti sono stati usati nelle maschere viso.
Inoltre, come tonico, usavano spesso il latte vaccino (o d’asina). Il latte illumina la carnagione, nutre e restringe i pori dilatati, grazie a queste proprietà è ancora oggi utilizzato nei cosmetici.
Nell’antica Roma, le creme e le maschere viso venivano realizzate sulla base di un ingrediente cosmetico grasso: la lanolina. Apparentemente, gli uomini odiavano il suo aroma, il che è facile da credere;). La lanolina è ancora presente nei cosmetici anche oggi e come ingrediente nelle ricette farmaceutiche (è un’aggiunta frequente agli unguenti).
Il trucco nell’antica Roma era principalmente per il viso, il collo e le spalle. Queste parti del corpo erano cosparse di polvere bianca o polvere di perle. Proprio come oggi la cipria, allora la polvere di gesso, farina di riso e trito di gusci di uova, illuminante e coprente avrebbe dovuto coprire le discromie, illuminare la pelle e renderla uniforme. Queste proprietà sono state l’ispirazione per il marchio Givenchy nel creare la sua linea di ciprie.
Gli occhi venivano truccati sia sulla rima superiore che inferiore. Per il trucco occhi era utilizzato il kohl, che era composto da fuliggine, cenere e grasso animale. Si applicava sulle palpebre con un bastoncino d’avorio, d’osso o di legno che prima si immergeva nell’acqua. Come ombretto si usavano anche petali di rosa carbonizzati.
Le sopracciglia venivano modellate con l’uso delle pinzette e seguivano la moda greca, erano arrotondate e avvicinate fra loro. Venivano inoltre truccate con della polvere di carbone per evidenziare la forma e intensificare il colore, avendo scopo di dare profondità allo sguardo.
La manicure veniva fatta sola dalle matrone, le unghie venivano tinte con l’henné o con una miscela di grasso animale e sangue di pecora.
I romani andavano davvero pazzi per schiarirsi i capelli. Fortunatamente, la cura dei capelli nell’antica Roma non utilizzava i forti sbiancanti chimici disponibili nei cosmetici moderni.
I romani si sono concentrati principalmente sulla natura, quindi i trattamenti utilizzati erano: camomilla, tuorlo d’uovo, succo di limone. Per schiarire i capelli, le donne romane trascorrevano anche molte ore sotto il sole.
I romani apprezzavano e osservavano molto l’igiene. Secondo lo scrittore e filosofo Gaio Plinio Secondo, conosciuto come Plinio il Vecchio, nel 1° secolo d.C. avevano già il sapone. L’acquedotto romano era perfetto, nonostante fosse costruito senza le capacità tecniche e i materiali moderni.
I famosi bagni delle terme di Roma antica erano gli antenati delle moderne terme di oggi. Lì i romani non solo si lavavano, ma ricevevano anche massaggi e vari impacchi, bevevano vino e conversavano.
I bagni termali erano composti da un complesso di strutture dislocate su una vasta area, accessibile a tutti, sia liberi che schiavi, per ricchi e poveri in determinati momenti. La tariffa per l’utilizzo delle terme era molto bassa. Periodicamente veniva abolita dall’imperatore per conquistare il popolo romano. In sostanza, i bagni erano a disposizione di tutti, anche se il più delle volte c’era una divisione che definiva rigorosamente le ore di bagno dei malati, delle donne e degli uomini.
Le camere comprendevano:
– guardaroba (apodyterium);
– piscine di acqua fredda (frigidarium);
– una piccola stanza riscaldata che preparava il corpo ad affrontare una temperatura più alta (tepidarium);
– piscine di acqua calda (calidarium)
– bagni: secco (laconicum) o vapore (sudationes);
– sala massaggi (oleoterion) dove i corpi venivano unti con oli;
– sala relax (tepidarium).
In quest’ultima sala veniva usato lo strìgile, per ottenere una pelle pulita e sana, si utilizzavano oli profumati e poi raschiati con uno strumento chiamato strìgile, che raschiava via anche le cellule morte e lo sporco.
La procedura più costosa era, ovviamente, il bagno nel latte d’asina, ma solo gli abitanti più ricchi di Roma potevano permettersi questa forma di cura. Le donne romane più povere, al posto del latte, usavano il siero di latte, un prodotto ottenuto facendo il formaggio.
Oltre a queste locali, le terme comprendevano anche stanze per allenarsi, palestre, stadi e portici destinati a discutere, parlare o ascoltare le recitazioni di poeti e oratori. C’erano anche biblioteche, sale da musica e buffet, di solito collocati nel verde.
Le stanze avevano ricche decorazioni. Le pareti erano ricoperte di marmo, decorate con dipinti, e i pavimenti erano coperti di mosaici. Le stanze erano decorate con sculture, vegetazione e altri elementi di arredo.
Le foto presenti su abitarearoma.it sono state in parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo alla redazione che le rimuoverà.