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Beppe uno e trino – 1900 anni per estinguere il debito con le imprese? – Ambasciator non porta diplomazia – E nemmeno il Presidente Obama

Fatti e misfatti di marzo 2013 di Mario Relandini

Beppe uno e trino

“Beppe Grillo presidente, suo nipote avvocato Enrico Grillo vicepresidente, l’amico commercialista Enrico Maria Nadasi segretario – come è stato documentato sull’ “Huffington post”, sito diretto da Lucia Annunziata – questo nell’atto costitutivo del “Movimento 5 stelle” redatto nello studio di un notaio a Cogoleto”.

Tutto saldamente in mano, dunque, a Beppe l’urlatore. Con tanti saluti, perciò, alle “logiche aberranti” e alle “tradizioni da abbattere” dei vecchi e vetuperati partiti. Antidemocrazia a 360 gradi, insomma, e potere assoluto. Silvio Berlusconi, poi, si crede, nel Pdl, l’ “unto inviato dal Signore”? Vada a scopare il mare. Lui, Beppe l’urlatore, è ben di più. E’ l’uno e trino: fondatore, presidente e megafono “5 stelle”. E così sia.

1900 anni per estinguere il debito con le imprese?

“Lo Stato – ha ricordato il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi – deve ancora, alle imprese che hanno lavorato per lui, almeno 70 miliardi. A gennaio, però, ha liquidato, di questi 70 miliardi, appena tre milioni”.

Se la liquidazione dei debiti dovesse continuare di questo passo, il conto è presto fatto: lo Stato, per estinguere quel suo debito di 70 miliardi con le imprese, impiegherebbe 1900 anni. Tutto regolarizzato, insomma, alla fine dell’anno tremila, inizi quattromila. Quando delle imprese, ormai, non resterebbero più nemmeno le macerie. Ma il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, di fronte ad una simile assurda situazione, ha esplicitamente invitato chi di dovere ad agire per porvi fine. Solo che lo Stato, fino ad oggi, si è mostrato nelle paurose sembianze di un terribile drago. Riuscirà l’impavido san Giorgio ad averne ragione?

Ambasciator non porta diplomazia

“Voi potete prendere in mano il vostro Paese – così si è rivolto l’ambasciatore Usa, David Thorne, agli studenti del liceo romano “Visconti” – e agire, per le riforme e per il cambiamento, come il “Movimento 5 stelle””.

Ma come fa ad essere un importante ambasciatore, mister David Thorne, se mostra di non sapere dove sia di casa la diplomazia? Di non avvertire l’opportunità di evitare, soprattutto nel momento in cui il Paese sta faticosamente cercando la soluzione per un futuro Governo, intromissioni così clamorosamente di parte? Addirittura quelli che potrebbero essere intesi come suggerimenti espliciti perfino al nostro Presidente della Repubblica? Il quale, certo, non starà a sentirli. Ma resta pur sempre, quello dell’ambasciatore David Thorne, un comportamento inaccettabile. Qualcuno, allora, farebbe bene a ricordargli che i tempi sono cambiati: l’Italia non è più una colonia degli Stati Uniti.

… E nemmeno il Presidente Obama

“Un Papa americano – se n’è uscito il Presidente Usa, Barak Obama, quando ancora erano in corso le votazioni nel Conclave – non prenderebbe mai ordini da me”.

Una rassicurazione e una spinta per far cadere la scelta su un cardinale americano? E poi, però, anche un altro dubbio: “excusatio non petita, accusatio manifesta”. Come mai, cioè, il bisogno di uscirsene con l’affermare un principio che dovrebbe essere assolutamente scontato?


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