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Carletto Mazzone: la Roma nel cuore

Ho saputo da mio figlio, romanista come me, della morte di Carletto Mazzone e la nostalgia mi ha ricondotto ad un’età più giovane. Carletto era stato allenatore della Roma dal 1993 al ’96, tra Vujadin Boskov (“Rigore è quando arbitro fischia”) e l’argentino Carlos Bianchi (“Vendiamo Totti”…), durante i primi anni del presidente Franco Sensi: lo conoscevamo anche come “Sor Magara”.

Sono giallorosso dalla più tenera età, e non ricordo solo Liedholm o Capello che cancellarono anni bui e anonimi, “cesellando” una Roma vincente e ammirata; ma ho ben presente anche lui, che “scolpì” una squadra testarda e volitiva, trasmettendole il piacere di giocare a calcio; “testaccina” come lui stesso, che era, prima che allenatore, tifoso.

Chi altri se non Carletto Mazzone poteva far debuttare Francesco Totti, ostinato e a volte focoso nelle reazioni, ma anche genio del calcio? Chi se non lui, poteva quel 27 novembre 1994, senza temere di essere ridicolo, correre sotto la Sud dopo il derby vinto dalla Roma per 3 a 0? Chi altri, con la sua stessa “tigna” partecipava alle azioni dei suoi giocatori, incitandoli, l’accento romano leggermente “condito” di ascolano e la voce arrochita?

Ebbe il merito di fare non una squadra campione, ma una lottatrice, gestendo giocatori come Balbo, Fonseca, Delvecchio e Beppe Giannini, al quale affidò il giovanissimo Totti, proprio come fa un buon padre quando raccomanda al fratello maggiore l’attenzione al minore. Ma erano altri tempi e altro calcio, non come oggi digitalizzato, reso cinematografo dalle decine di telecamere e intossicato da un’ambigua VAR; un calcio in cui il denaro permetteva senza dubbio di costruire grandi squadre vincenti, ma abitato ancora da allenatori e presidenti (che ci mettevano di tasca loro) primi veri tifosi, in cui  più di qualche “bandiera” calcava i campi di gioco. 

Mazzone ha guidato tantissime squadre e allenato giocatori come Baggio, Aldair, Mihajlovic, Pirlo: ma ha sempre avuto la Roma giallorossa nel cuore. E’ vero, la Roma pedatoria ha vinto poco, purtroppo: ma può  sostenere di aver avuto trainer (in senso vero) come “il Sor Magara”.


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