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Centocelle. Incoscienza nell’ignoranza o paura della realtà?

Imbrattato nuovamente il murales di Soledad Agresti a Piazza San Felice da Cantlice

Un murales, una finestra di colori e di emozioni, una piazza, una forma artistica per coinvolgere nella riflessione la comunità territoriale; questo, e molto altro, rappresenta l’opera di Soledad Agresti perché, purtroppo (c’è sempre un “purtroppo” da analizzare e con il quale scontrarsi), qualcuno ha intuito la potenzialità di una ripresa di sensibilità ed ha provato a sporcare l’idea imbrattandola con la più becera delle ingiurie (perché di ingiuria alla storia ed alle coscienze si tratta): sporcando di rosso fluo con simboli inneggianti al nazismo e con scritte inneggianti al fascismo.

Sono passata l’altro ieri mattina dopo il primo imbrattamento ed ho visto molto di più di quello che superficialmente poteva sembrare: ho visto persone che, con spontaneità, si sono messe a disposizione per ridare decoro alla piazza, ho visto sguardi di collaborazione e di coscienza civica che con naturalezza hanno contribuito per il bene comune. Un esempio, un monito a quanti provano ad imporre con presunzione e codardia (imbrattare un murales di notte non denota poi tanto ardimentoso coraggio) che le scritte (oggettivamente brutte, con un’ortografia sgraziata, ma questa è un’altra storia) sono state utilizzate per imbrattare, per denigrare, per offendere e non per proporre, provare, immaginare.

Sono passata di nuovo l’altro ieri mattina, dopo che, di nuovo, è stato sporcato il lavoro di pulitura eseguito ieri dall’artista e da molti altri.

La base è piena di colori, di idee, di sogni ed anche di denuncia e di riflessione, poi, sopra, qualche imbrattatore ha voluto sporcare un’opera di valorizzazione con una vernice appariscente, offensiva.

La riflessione è che se i colori sono stati stesi in pieno giorno, in collaborazione con molti, sotto gli occhi di molti, le orribili ed ingiuriose scritte sono ste scarabocchiate di notte, per far sì che non si vedesse chi ha operato il misfatto.

Una domanda a questo punto sorge spontanea.

Perché scimmiottando un regime dittatoriale, rigidamente osservatore delle regole (imposte dall’autorità e non pienamente condivise, ma questa è un’altra storia) è necessario commettere un atto diffamatorio ed assolutamente contravvenente alle regole che si vogliono scimmiottare? Imbrattare i muri la notte non è assolutamente conforme alle regole, imbrattare i muri la notte, con il favore dell’oscurità non è assolutamente conforme all’idea dell’uomo forte che si vuole far passare.

Presunzione di voler fermare un moto dell’anima, un cambiamento che, sebbene a rilento ed ancora a piccoli passi, sta prendendo le giuste misure per giungere ad una reale trasformazione del territorio attraverso azioni concrete di solidarietà, condivisione e di diffusione della bellezza.

Ulteriore riflessione: valorizzazione, condivisione, impegno sono opere belle, fisicamente belle, da vedere e vivere, ma prevaricazione, arroganza e ignominia sono fisicamente brutte, talmente brutte che volentieri si può far a meno di notarle e respirale.

Imporre la bruttezza! Questo il risultato degli atti vandalici.

Si può volere e imporre la bruttezza? Forse che coloro che ignominiosamente perseguono un’idea dittatoriale vogliono obbligare tutti alla bruttezza? Forse che coloro che disonorevolmente voglio imporre la bruttezza si rifiutano si vedere e di comprendere la realtà? Ne hanno forse paura? Paura del proposito di rendere più bello il luogo nel quale si vive? Paura di riflettere? Paura di confrontarsi? Paura di imparare dalla storia?

Una frase di Esopo che potrebbe esemplificare la risposta:
Più piccola è la mente più grande è la presunzione.


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