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Centocelle ricorda il partigiano Paolo Renzi

Sabato 31 gennaio a Piazza delle Camelie, verrà onorata la memoria dell’Eroe, Medaglia d’Argento al Valor Militare

unnamed (4)A 71 anni dai tragici avvenimenti, sabato 31 gennaio alle ore 9,30 a Piazza delle Camelie, insieme alla figlia Pina, verrà ricordato, in una semplice cerimonia l’Eroe Paolo Renzi, insignito di Medaglia d’Argento al Valor Militare dallo Stato italiano.

Ben fuori le mura, circondate dalla campagna e lontane dai fasti del centro, sono sorte, più o meno spontaneamente, le «borgate»: agglomerati di baracche, di tuguri e anche di grotte, dormitori precari collocati molto lontano dai luoghi di lavoro e dalla città ufficiale e con questa, spesso, neppure collegate da mezzi pubblici di trasporto. Le borgate sono sorte in aree fuori mano, spesso nei pressi delle costruzioni militari edificate alla fine del secolo precedente. Centocelle si estende vicino l’area del forte Prenestino. Fra il forte Prenestino (quindi a destra della via Prenestina venendo da porta Maggiore) e la via Casilina, da una borgata rurale costituita nel 1921, si sviluppa il quartiere. Un cronista del tempo, vicino al regime ma attento allo sviluppo della città e ai suoi problemi, colloca Centocelle su una delle due estremità di una gigantesca V il cui vertice coincide con porta Maggiore: Da porta Maggiore le due strade Prenestina e Casilina si aprono a «V». Una V gigantesca il cui vertice è l’antica porta romana (…) C’è un’ideale congiunzione tra I’estremo lato della V ossia della Prenestina che è – per noi – l’Acqua Bullicante e i Gordiani, e l’estremo lato della Casilina che è Centocelle.

A differenza di altre zone periferiche, Centocelle è servita da due linee tranviarie, il tram n. 12 dell’Atac che, risalendo dalla via Prenestina, si attesta a via Tor de’ Schiavi e quello delle «Vicinali» che percorre la via Casilina fino a Fiuggi e, all’altezza di Centocelle, raggiunge con una deviazione la chiesa di San Felice da Cantalice e piazza dei Mirti, la parte centrale del quartiere. Tutt’intorno campi, prati, villette e piccole costruzioni attraversate da strade con nomi di alberi e di fiori. Piazza dei Mirti è il centro geometrico, tutto il quartiere che è disposto secondo linee diritte: sembra fatto sulla scorta di un piano regolatore. L’unica costruzione che sovrasta le altre è la chiesa parrocchiale di San Felice da Cantalice (…) Ai margini di Centocelle, poco distante da via dei Gordiani, in via Valmontone di fronte alla «pizzicheria» Croce, vive Paolo Renzi, muratore originario di Rieti, che occupa una modestissima abitazione, sotto la quale si apre una delle tante gallerie della zona dove, durante la Resistenza, nasconderà le armi. Paolo lavora «a giornata» come muratore prima presso la ditta Imperiali di Portonaccio, poi presso l’impresa Garbarini Sciaccaluga di piazza dei Re di Roma.

Subito dopo l’avvento del regime fascista, negli uffici della Questura centrale, in via del Collegio Romano, si formano voluminosi fascicoli, intestati ai “sovversivi” da sorvegliare, continuamente aggiornati da segnalazioni che arrivano da altre questure, dalle stazioni dei Carabinieri e dalle brevi relazioni che gli agenti dei commissariati cittadini compilano periodicamente sul conto dei sorvegliati.

L’aver simpatizzato in gioventù per una formazione politica “sovversiva” è sufficiente perché Paolo Renzi  risulti «schedato» negli archivi della Questura e perciò venga sottoposto a continui controlli.

Paolo si è distinto nell’aspra e sanguinosa guerra di trincea durante il primo conflitto mondiale; è stato fatto prigioniero dagli austriaci ed è evaso dal campo di concentramento. È orgoglioso del suo passato di combattente, ma è anche cosciente del grande sacrificio e dei grossi rischi che ha corso; la guerra, poi, a lui non ha portato alcun vantaggio. Ha un forte risentimento nei confronti degli «imboscati», di chi cioè, per fortuna o con l’astuzia, ha evitato le fatiche e i pericoli di quello che i reduci chiamano «il campo della gloria». È un patriota e un socialista fervente, pure se tenta di nasconderlo. Nel giugno del1925, mentre viaggia sulla via Casilina sul tram delle «Vicinali», è rimproverato da un milite fascista perché legge una copia dell’«Avanti!». Ne segue una vivace discussione e il milite minaccia il muratore con una rivoltella. Paolo, memore dei «corpo a corpo» al fronte, disarma il fascista e lo prende a schiaffi. Poi scende dal tram alla prima fermata utile e consegna, con zelo e con una punta di vanteria, la pistola ai Carabinieri. Tutto questo gli costa la permanenza in carcere per un mese, l’iscrizione nell’elenco dei sorvegliati e il controllo periodico dei suoi movimenti da parte della polizia per molti anni. Il fatto è ricordato in una lettera che lo stesso Renzi invia il 4 aprile 1930 alla Questura centrale per ottenere la cancellazione dall’elenco dei sovversivi e il rilascio del porto d’armi necessario per ottenere la licenza di caccia (Paolo ne ha bisogno perché intende andare a caccia con il figlio ormai quindicenne). La lettera, nella quale il sorvegliato afferma di non essere mai stato «né comunista né socialista», ma di essere «vero italiano di sentimento e di cuore», è ingenua ma piena di passione:

(…) Solo per aver dato due sciaffi a uno boscato che si presentò davanti a me per sequestrarmi un giornale comprato nella pubblica piazza che stavo leggendo, me lo chiese in un moto disonesto ed io mi rifiutai allora lui tirò fuori la rivoltella, ed io come vecchio guerriero che tante volte avevo disarmati i nemici ben presto disarmai pure lui, e per parargli la ducazione mi contentai di dargli 2 sciafi portando tutta la mia fredenza d’animo e riconsegnare la rivoltella davanti ai carabinieri, per tanto ingiustamente mi tratenero in arresto fecentomi fare I mese di carcere no solo, ma oggi la S. questura benche trascorsi 5 anni ancora a il coraggio di chiedere informazioni continue e di darmi fastidio quasi sempre perché sono pregiuticato forze sono venuto pregiudicato per avere uccisi tanti nemici e discacciati dalle nostre terre (…) Io se non sono fascista perché no porto il distintivo ma sono vero italiano di sentimento e di cuore, ma non sono stato mai ne comunista ne socialista.

In una successiva istanza del 31 dicembre 1932 Renzi ritorna con orgoglio sul suo passato di combattente:

(. . .) la questura mi calunia e mi rifiuta ben 5 volte la domanda per porto d’arme, a findato mi dice che io non poso avere il porto d’armi perché e scritto soverzivo, sia trattitore della patria, questa e la piu grande ofesa che si possa dare a un compatente che verzo la maggior parte del proprio sangue per la libertà e l’indipendenza della patria restando ben 3 volte ferito e priggioniero e vaso tornando nei luoghi di combattimento (…).

Il commissariato di PS di porta Maggiore scrive il 10 maggio 1930 alla Questura centrale:

(…) trascrivo a V.S. ILL. quanto l’Arma CCRR di Centocelle, opportunamente richiesta, riferisce nei riguardi del sovversivo in oggetto:

«Da informazioni assunte sul conto del sovversivo RENZI Paolo di Vincenzo e di Renzi Maria nato a Montebuono Sabino il 6 marzo 1894, qui abitante in via Valmontone, è risultato che egli, dall’infanzia fino al l92l ebbe domicilio a Contigliano (Rieti). L’Arma della stazione locale riferisce che colà non ha precedenti politici (…) con sentenza de121.6.1925 del Tribunale di Roma venne condannato alla pena di mesi uno di reclusione per violenza e oltraggio a un pubblico ufficiale. Prima della soppressione del giornale «AVANTI» il Renzi che, sebbene non fosse iscritto al partito, professava principi comunisti, era un assiduo lettore di detto quotidiano. Infatti nel mese di Aprile 1925, mentre viaggiava su di una carrozza della linea delle Vicinali leggendo il detto giornale, un controllore Fascista lo invitò a gettarlo via, ma egli si rifiutò recisamente e colpì l’incauto controllore con due schiaffi e oltraggiandolo. Da tale epoca non ha più dato luogo a speciali rimarchi sulla sua condotta politica ma purtuttavia questo Comando non è in grado di affermare che il Renzi si sia veramente ravveduto. Risulta vero che il Renzi prestò servizio militare durante la grande guerra e conseguì la promozione a caporale e poscia a sergente dei mitraglieri per merito di guerra. Ciò premesso si esprime parere contrario all’accoglimento della istanza che qui unita si restituisce.» Ciò posto quest’Ufficio si associa al parere contrario su espresso.

Oltre che a Centocelle, Paolo Renzi opera anche nella zona di Ottavia e Monte Mario e nel comune di Campagnano dove, grazie alla conduzione unitaria dei dirigenti politici della «IV brigata Garibaldi», agiscono insieme partigiani di tutte le formazioni.

Il 29 novembre del 1943 Paolo Renzi, dopo una delazione è arrestato, nella sua casa a via Valmontone, da un reparto delle SS che, prima di portarlo via, “perquisiscono” anche un tratto della galleria alla ricerca delle armi. Trasferito a via Tasso, per due mesi, resisteva, sotto feroci torture, dicendo che non conosceva nessuno.

Il 1° febbraio 1944 «il Messaggero» comunica che il giorno precedente a Forte Bravetta è stata eseguita la condanna a morte di dieci persone. Le dieci vittime fucilate, rappresentano le formazioni, che in quel momento, sono ritenute le più pericolose:

Paolo Renzi, Franco Sardone e Mariano Buratti del Pd’A; Enrico De Simone; appartiene al Fmcr: Vittorio Mallozzi, al Pci; Raffaele Riva ai Cattolici comunisti; Mario Capecci, Augusto Latini e Giovanni Andreozzi al Mcd’I (Bandiera Rossa); Renato Traversi, invece, non appartiene a nessuna formazione partigiana.

Il 7 marzo 1975, Giovanni Leone, Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro della Difesa ha concesso la Medaglia d’Argento al Valor Militare a Paolo Renzi con la seguente motivazione:

unnamed (3)«Aderiva tra i primi al movimento clandestino della Resistenza e prendeva parte a varie rischiose azioni sempre distinguendosi per le sue spiccate qualità di audace combattente e per i suoi elevati sentimenti patriottici. Scoperto ed arrestato dalla polizia nazista sopportava stoicamente atroci torture senza nulla svelare che potesse tradire la causa partigiana. Condannato a morte e condotto di fronte al plotone di esecuzione, cadeva eroicamente sotto il micidiale piombo nemico al grido “VIVA L’ITALIA”». Zona di Roma 1943 – 1944

Il 22 gennaio 1945 La famiglia Renzi riceve un apprezzamento dai Servizi Strategici dell’Esercito degli Stati Uniti d’America e consegnano un Attestato che rende testimonianza del partigiano Paolo Renzi nella lotta per la liberazione d’Italia: “La documentazione dei suoi sforzi e del suo disinteressato sacrificio sono entrati a far parte dell’Archivio storico dell’Ufficio Servizi Strategici del Governo degli Stati Uniti d’America”:

(I brani sopra riportati sono tratti dal libro di Augusto Pompeo, Forte Bravetta, ed. Odradek)

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