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Ci ha lasciato don Pierino Galeone

Il fondatore dell’Istituto Servi della Sofferenza avrebbe compiuto 98 anni il prossimo il 21 gennaio

Si è spento oggi don Pierino Galeone.  Il fondatore dell’Istituto Servi della Sofferenza si è addormentato alle 04.37 di martedì 14 gennaio 2025. Avrebbe compiuto 98 anni il 21 gennaio.

La camera ardente allestita presso la Parrocchia Santa Maria del Popolo di San Giorgio Ionico,  di cui è stato a lungo parroco, accessibile dalle ore 12.00 di martedì 14 gennaio.

Fedele discepolo di Padre Pio, è stato importante testimone della santità del frate di Pietrelcina per la sua canonizzazione. È ben conosciuto nei Gruppi di preghiera sparsi in tutto il mondo, così come la sua famiglia spirituale comprende membri dal Regno Unito al Togo, dal Costarica alla Corea del Sud.

Una comunità di sacerdoti e consacrati è presente anche a Roma. Uno dei suoi membri è don Domenico Vitulli.

Ci sono legami che non guardano alle distanze, che oltrepassano i confini della propria intimità e che non badano alle barriere della morte. Don Pierino è morto, e anche se sono indegno di poterlo chiamare Padre, il mio cuore non smette di piangere e gridare: «Padre mio, Padre mio».

Lui spaziava libero nella mia anima, nel mio cuore e nella mia mente; sapeva sempre ciò che vivevo, e sapeva spiegarlo a me, a cui tanta cultura non aveva aggiunto una sola diottria alla mia vista interiore. Questo non gli veniva dallo studio o da qualche sua dote naturale, era frutto spontaneo di un’interrotta intimità d’amore fervente con Dio.

E non esisteva segreto che valesse la pena tenermi, sentendomi amato al di là di ogni mio merito: non avevo vergogna con lui. Era per me un anticipo di paradiso, quando anche noi tutti avremo un amore che non conosce barriere.

Quanta dolcezza trovavo in questo mio Padre quando ne avevo bisogno! Quanta durezza quando il mio cuore si era fatto di pietra ed era necessario sfondarlo per rimetterci la vita di Dio! È così che amava: senza paura di affondare il bisturi per salvarmi l’anima, senza paura di abbracci – a cui di solito non indulgeva – quando serviva ad addolcire il mio cuore.

Gli occhi non smettono di piangere, ma il cuore si fa grande per contenere tutto l’amore che ci ha messo dentro. Quanto lo amiamo! Quanto ci ha amato! Abbiamo perso un Padre, ma ci si è aggiunto un angelo. Anzi, più di un angelo è per noi. 

Gli angeli ci sono accanto, ma il legame con il nostro Padre è interno al corpo e all’anima, come un nervo che ci collega a Gesù. Chi è abituato solo ad amori terreni ne ha provato solo un pallido riflesso negli amori e gli affetti che vive.

Don Pierino è morto. La terra ha perso un guerriero contro ogni peccato, ha perso una luce che guidava le anime alla comunione con Dio. Quel guerriero ora non ha più limiti umani per conquistare i cuori degli uomini, ma si è rivestito della potenza di Dio e come intercessore non smetterà di riportare vittoria. Attraverso i suoi figli si racconterà di lui finché passi la storia del mondo.

E al mondo racconteremo che per noi era via di sicura salvezza: quando si atrofizzava il legame con lui, non scorgevamo più Cristo dentro di noi, perdevamo ogni luce interiore.

Ed era sempre lui che cercava la strada per tornare a guidarci. Quando il legame con lui rifioriva, era come se lui svanisse, e appariva Gesù. Ora è solo a Cristo che dobbiamo guardare, perché ancor più di prima lui e Gesù sono uniti, e nulla potrà più separarli. Nulla potrà più separarci da loro, nulla ci separerà più tra di noi, ora, se lo vogliamo.

Era il continuatore, era la voce di Padre Pio. Quello che Padre Pio è stato per la storia dell’umanità pochi lo hanno capito; se qualcosa del mistero di quel santo lo abbiamo intuito è grazie a don Pierino, che per tanti anni ha detto ciò che Padre Pio ha taciuto, ha dato voce alla sua intima spiritualità, ci ha mostrato il valore dell’amore sofferente di Cristo dentro di noi. E così ha vissuto, così è morto, circondato dai suoi figli spirituali, soffrendo, amando e benedicendo.

Quando diversi anni fa scendemmo insieme verso la cripta dov’era il corpo di Padre Pio, don Pierino mi era affianco; ad un tratto scattò come un atleta verso la tomba alzando la voce: “il Padre mio, il Padre mio!“. Così ora sarà per ciascuno di noi quando torneremo ad avvicinarci al suo corpo. Penserò alle volte che mi ha stretto al suo petto e griderò anche io: “Padre mio, Padre mio!“, e così farà ciascuno di noi che lo ha conosciuto.

Non lo saluto, mi rifiuto di farlo. Se mi è stato vicino quando poteva separarci lo spazio di tanti chilometri, ora che questi non contano più, appena il dolore smetterà di distrarmi, son certo che lo sentirò e dirò ancora una volta, come per tanti anni ho fatto, insieme ai miei fratelli e suoi figli: «viva il Padre!», e così anch’io rivivrò.


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