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Ciani: Il mio viaggio a Budapest per trovare Ilaria Salis

Il Racconto

“Un vecchio palazzo nel centro di Budapest. Basta guardarlo per capire perché prima la Ghestapo e poi il regime comunista lo avevano scelto per rinchiuderci i prigionieri. Ilaria Salis è là dentro. Divide la cella con 7 detenute. Grazie a un lavoro diplomatico portato avanti nella dovuta discrezione, ho potuto varcare la porta del carcere di massima sicurezza di Gyorskocsi Ucta, per incontrare Ilaria nella stanza dei colloqui. E’ detenuta in Ungheria dall’11 febbraio del 2023 con l’accusa di lesioni aggravate nei confronti di alcuni manifestanti di estrema destra.

Sono da poco passate le 14 quando ho visto arrivare Ilaria: è scortata, ma stavolta non ha le catene. Le ho spiegato che sono andato a trovarla in quanto parlamentare che rappresenta la Nazione e mi ha detto: ‘Mi raccomando onorevole, continui ad occuparsi di me’. Io l’ho sentito come un appello all’Italia. Perché l’attenzione al caso le ha giovato. Da quando si sono accesi maggiormente i riflettori in Italia ha notato un miglioramento nel trattamento in carcere. Ad esempio mi ha detto che hanno aggiustato una finestra. Solo piccole cose, ma ha notato un miglioramento.

Ilaria guarda avanti: aveva voglia di parlare dell’oggi e del domani, mi ha detto che il suo desiderio è di avere i domiciliari in Italia, ma ha capito che il percorso possono essere i domiciliari qui a Budapest, quindi spera di poter accedere il più presto possibile a questa misura. Il tema è dove. Per questo i genitori avevano già degli appuntamenti per cercare un appartamento in affitto a Budapest. E poi il timore per quel che succederà in tribunale è avere un processo equo, perché si parla di pene che possono andare dai 2 ai 24 anni.


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