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Conoscete Ventosa?

Dov’è?

A circa 10 km da Minturno, ricorderete forse i già citati suoi 160 km da Roma, inoltrandosi verso le colline del frusinate, incontriamo il borgo di Ventosa, piccola (ma piccola) frazione del Comune di Santi Cosma e Damiano (Latina).

È su un colle a circa 280 metri sul livello del mare e ha (per eccesso) non più di un centinaio di abitanti in inverno, quasi tutti anziani.

Il colle di Ventosa fa parte dei monti Aurunci e nella veduta circolare dell’orizzonte, dall’alto verso il basso domina la valle del Garigliano e tutta la piana del casertano. Nelle giornate limpide si arriva a vedere addirittura il Vesuvio che è nel napoletano, a 80 km circa di distanza. Non in basso ma di fronte si vedono i monti della Ciociaria e, dietro in lontananza, i monti del Molise. Roccamonfina (sorgente della Ferrarelle), nota per i suoi boschi e la montagna vulcanica verde lussureggiante e per l’ acqua che il suolo vulcanico trattiene.
La vista arriva sino al monte Massico, casertano, e sino al mare: Mondragone e Castel Volturno , Baia Domizia, Marina di Minturno, Scauri, Formia, Gaeta. Alta Campania e basso Lazio.
È proprio un bel vedere della natura, l’aria limpida la sera mostra uno stupendo cielo stellato, l’altezza del colle fa arrivare una brezza continua.

Perché il nome Ventosa?

Perché paese esposto a tutti i venti, da nord a sud, da est ad ovest e viceversa.
Storicamente Ventosa faceva parte della disposizione difensiva contro i Saraceni, infatti la Torre medievale del dodicesimo secolo serviva ad allarmare l’entroterra cassinate quando i saraceni approdavano al Garigliano.
Ventosa fu anche eremo distaccato di Montecassino, infatti è depositato presso l’abbazia precedentemente citata un documento di compravendita risalente all’anno 980.
Ventosa nasce nell’Alto Medioevo, nell’anno 830 entra nella storia quale territorio di Gaeta, era uno dei casali più cospicui della contea di Suio, entrando a far parte della Terra di San Benedetto con la realizzazione di un piccolo monastero benedettino.

Venendo a un’epoca più prossima, nel 1943-44, trovandosi sulla Linea Gustav, per oltre nove mesi il territorio fu sottoposto all’occupazione dei tedeschi e ai bombardamenti degli alleati che cancellarono una gran parte dell’abitato.

Il paese oggi

Ed oggi? Cinque o sei anziani lavorano, con le tecniche tramandate da padre in figlio, gli oggetti in strame (Ampelodesma tenax, vegetale dalle foglie lunghe e fibrose), dalla raccolta del vegetale nei monti fino al prodotto finito. La falciatura si esegue prima del levar del sole, quando il cespuglio è ancora umido di rugiada; il materiale poi è sottoposto a battitura e ridotto a strisce intrecciate. Lo strame, detto stramma, viene utilizzato per l’impagliatura di sedie, per la produzione di cestini e sporte da lavoro, suppellettili.
Poche case di pietra originale, una intera generazione non ha fatto più ritorno al borgo di Ventosa, le nuove generazioni l’hanno dimenticata, i bambini non sanno nemmeno l’ubicazione del paese.
Io ci torno, è il mio borgo e qui sono le mie “radici”.

Per Ventosa vi allego delle foto specifiche, oltre che Gaeta di notte con la luce del faro e Roccamonfina.
Ventosa è un borgo caratteristico. ma di borghi anonimi in tutta Italia, da nord a sud, ce ne sono centinaia di migliaia. E meritano di essere visitati.

Purtroppo andiamo sempre di fretta e l’autostrada ci spinge a farlo, mentre sarebbe saggio tornare a frequentare le strade provinciali con la dovuta calma e, sono sicuro che molti borghi come Ventosa sono pronti ad offrirci la loro bellezza.


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