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“Copa 71”, il Primo Campionato Mondiale (desaparecido) del Calcio femminile

Un Docufilm del 2023 pensato e girato da Rachel Ramsay e James Erskin

Una “ragazza ribelle”, ovvero una breve introduzione al tema di questa Nota:

nel 1973, una donna andò a Teatro 10, allora un famoso Programma televisivo della Rai. Il conduttore le chiese: «E lei, invece, cosa fa nella vita?», e lei rispose: «Io faccio l’ala sinistra». Quella donna era Elena Schiavo. Oggi ha 76 anni e nel 1971 ha indossato la fascia di Capitano della Nazionale italiana nel primo Mondiale di Calcio femminile della Storia, anche se non è stato ancora ufficialmente riconosciuto dalla FIFA e, fino ad oggi, in pochi lo conoscevano.

Ieri Mattia Feltri, nella sua Rubrica quotidiana su La Stampa intitolata “Buongiorno” – riprendendo il racconto che della Prima Edizione dei Campionati del Mondo di Calcio Femminile, del 1971aveva fatto su quel Quotidiano Giulia Zonca il giorno prima (vedi appresso) – ha ricordato di quando Elena Schiavo (che in quel Campionato Mondiale venne nominata migliore giocatrice) a Torino, nel Luglio 1970, spedì in curva un rigore e dai sessantamila spettatori di quella partita ricevette un sonoro: “P…..na!”. La Schiavo – scrive ancora Mattia Feltri – ha ricordato che, di quella partita, non gli era rimasto impresso tanto l’insulto, quanto il fatto che a gridarlo fossero in 60mila, numero di spettatori inattesa (e inattendibile) per quei tempi per una partita di calcio femminile.

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Nota per la Storia: il rigore sbagliato della Schiavo non permise alla Nazionale italiana femminile di Calcio di pareggiare la partita con la Danimarca, che le Azzurre stavano perdendo per 1-0. Quella partita – che poi l’Italia perse per 2-0 – si giocava in Italia, a Torino, come Finale del Primo Mondiale di Calcio Femminile. Anche quel Mondiale del ’7non venne riconosciuto dalla FIFA che lo declassò a “Trofeo Martini & Rossi” (che poi erano gli unici sponsor di quella inportante manifestazione sportiva.

La Nazionale italiana ai Mondiali in Messico nel 1971

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Il Mondiale e il pallone delle donne: una storia incredibile, ma desaparecida:

lo confesso: non amo particolarmente il Calcio. E forse sono rimasto l’unico maschio con questa poca simpatia per lo sport nazionale del nostro Paese. Forse davvero l’unico, solo ma risoluto a difendere la trincea di quelli che vanno sempre ”in direzione ostinata contraria”. (copyright Fabrizio De Andrè). Insomma l’ultimo uomo, come l’ultimo giapponese sull’Isola del Pacifico a cui nessuno aveva detto che la guerra mondiale era finita (e lui l’aveva persa) e dunque attendeva il nemico – intrepido e sicuro dell’immancabile vittoria che sarebbe certamente arrivata nel nome dell’Imperatore – arma  alla  mano  e magari anche al piede.

Ho scritto “maschio” ché ormai, pure da noi, il Calcio è diventato patrimonio anche delle donne (e, a mio parere, si tratta di cosa buona e giusta) calciatrici che, in quanto a tattica e maestria nel gioco con la sfera, se la battono alla grande con i colleghi maschi, pur essendo divenute professioniste da poco tempo.

Dunque, il pallone (nel senso di sport del calcio) è anche delle donne e un paio di giorni fa, aprendo il Quotidiano La Stampa di Torino, ho trovato un pezzo, firmato da Giulia Zonca, relativo ad una notizia sull’argomento che non conoscevo, ma che nemmeno ho mai letto su qualche libro o sentito raccontare da qualche cronista sportivo o sportiva (ce ne sono di brave anche tra le donne). Mi riferisco ai Campionati Mondiali di Calcio Femminile del 1971, disputati allo Stadio Atzeca, di Città del Messico: Il Primo Campionato del Mondo del Calcio Femminile, il Mundial desaparecido, Un Mondiale scomparso non solo dalla vista, ma anche dalla Storia (del Calcio) da più di cinquant’anni. Voi ne avevate mai sentito parlare? No? Bene, anzi male. E dunque, è certamente il caso di addentrarci in questa storia per capire e capirci, meglio.

Dunque, procediamo con ordine.. La location di questa storia di sport (ma non solo) si chiama Atzeca. E’ lo Stadio di Città del Messico e in quel Settembre di 53 anni fa, a riempirlo, per assistere alla Finale di quel Mundiaal desaparecido furono in 110mila. Sì avete letto bene: centodiecimila spettatori, cosa mai successa prima per una partita di calcio al femminile. L’Atzeca, è lo Stadio della mitica partita dell’Italia (maschile) con la Germania, quella giocata il 17 Giugno 1970 e finita 4-3 per gli azzurri (che ci hanno fatto anche un film, appunto “Italia-Germania 4-3” regia di Andrea Barzini, con Massimo Ghini e Nancy Brilli).  L’Atzeca è’ lo Stadio di Argentina-Inghilterra, la partita della “Mano de Dios”, al Secolo quella di Diego Armando Maradona; partita giocata il 22 Giugno del 1986 e finita 2-1 per gli argentini, con il gol di mano di Maradona; gol convalidato anche se i gol, nel Calcio, si fanno normalmente con i piedi.

Ma in quel Settembre del 1971, quei 110mila spettatori – come ho scritto sopra – sono li convenuti per assistere alla Finale del Primo Campionato Mondiale di Calcio femminile. In Campo le Nazionali di Messico e Danimarca e le danesi, al termine di due tempi tiratissimi, “stracceranno” le colleghe messicane per 3-0 e alzeranno al cielo la Coppa del Mondo (la chiamano anche Coppa Rimet, perché intitolata, nel 1946, al Presidente francese della FIFA, Jules Rimet, che quei Campionati del Mondo aveva ideato).

Bene. Fin qui la realtà, ma ora arriva la beffa: nella Storia Ufficiale dei Campionati del Mondo di Calcio femminile, quella Edizione messicana non è mai esistita e quei 110mila dell’Atzeca – così come le giocatrici delle sei Nazionali che animarono quelle giornate (Italia, Messico, Danimarca, Francia, Argentina e Inghilterra) e come la nostra Elena Schiavo (“la ragazza ribelle”), e le sue compagne in maglia azzurra – erano solo dei fantasmi e lo restano a tutt’oggi, perché anche quel Mondiale (come quello giocato, a otto Squadre, l’anno prima in Italia e vinto dalla Danimarca) non è mai stato riconosciuto dalla FIFA.. Quella Prima Edizione dei Campionati Mondiali di Calcio Femminile è dunque desaparecida, neanche fosse stata giocata nell’Argentina dei militari, cinque anni dopo la loro data di effettivo svolgimento. Per la FIFA, i primi Campionati del Mondo di Calcio Femminile si sono svolti, infatti, solo 20 anni dopo quel 1971, in Cina, e li ha vinti la Rappresentativa norvegese.

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Ma la Storia – e noi lo sappiamo bene – la puoi raccontare a modo tuo. Le cose che non ti piacciono della Storia, e non solo, le puoi nascondere sotto il tappetino piazzato davanti alla porta d’ingresso della tua casa, facendo finta che non siano mai state. Certo, puoi farlo. Ma prima o poi le cose nascoste sotto quel tappetino escono fuori.

E’ successo così anche per il Mundial desaparecido del 1971. Infatti, un Docufilm – presentato ieri al Pordenone Docs Festival – ristabilisce, per immagini e parole, entrambe incontrovertibili la verità effettuale delle cose. Il Docufilm è del 2023, s’intitola “Copa 71” e lo hanno pensato e girato da Rachel Ramsay James Erskin, affermati registi anche di Serial TV molto visti in Rete. I due Professionisti hanno lavorato per la prima volta insieme per questo Docufilm e – all’atto della presentazione del loro lavoro – hanno rilasciato la seguente dichiarazione:

“Quando abbiamo sentito parlare per la prima volta della Copa 71, come molti altri semplicemente non riuscivamo a crederci. Un torneo su scala mondiale, visto da un pubblico record, con la promessa di un nuovo futuro per lo sport femminile, apparentemente cancellato dalla storia? Man mano che approfondivamo la vicenda e la portata dell’evento, le ingiustizie subite dalle giocatrici e la portata delle loro esperienze ci apparivano sempre più straordinari. Era evidente che non

si trattava solo di una storia che doveva essere raccontata, ma anche che il mondo aveva bisogno di conoscerla. Volevamo realizzare un film che non si limitasse a denunciare questa ingiustizia storica, ma celebrasse davvero le donne coinvolte e che, dopo essere state messe così a lungo a tacere, gli restituisse l’opportunità di far sentire la propria voce e condividere le loro esperienze. Ci siamo proposti di immergere il pubblico nel mondo della Copa 71, creando uno spazio per ridere, piangere, esultare e urlare. Volevamo anche raccontare una storia veramente globale, che riflettesse allo stesso tempo questa esperienza unica e collettiva. È stato un immenso privilegio conoscere le donne di cui il film racconta la vicenda, e contribuire a riportare questo torneo negli annali della storia sportiva. È stato un onore anche poter coinvolgere una serie di giocatrici contemporanee ed esperti, che ci hanno aiutato a contestualizzare la rilevanza di questa pagina dimenticata e assicurarle la visibilità che merita.”.

Non credo ci sia altro da aggiungere.

(Qui il trailer del Docufilm in inglese: https://youtu.be/tXx5usO4v2E)..


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