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Il culto di Mitra e Iside rivive al museo delle Terme di Diocleziano

Divinità orientali celebrate nella Roma imperiale, tra sincretismo culturale e crisi istituzionale

Vi è una sala interamente dedicata al culto di Mitra, Iside ed altre divinità orientali al Museo Nazionale Romano presso le Terme di Diocleziano a pochi passi dalla stazione Termini. In una location immersa nel verde dello stupendo Chiostro michelangiolesco, quello che fu il più grande complesso termale dell’antica Roma si presenta oggi come un’isola felice nel cuore della Capitale. Qui è possibile trovare un momento di relax dal caos cittadino, immergendosi nella storia. Più esposizioni permanenti all’interno di un unico polo museale ed ecco che il periodo protostorico dei popoli latini ha una sua sezione ad hoc così come l’arte epigrafica, ovvero sulla comunicazione scritta nel mondo romano.

Un mondo tanto affascinante quanto articolato e complesso. Esso fu diviso tra sincretismo culturale e religioso, da una parte, e crisi istituzionale e politica, dall’altra, proprio nel periodo di massima diffusione dei culti orientali ai quali è stata dedicata questa mostra temporanea, che al momento non ha ancora una data di chiusura stabilita. Assai apprezzabile la scelta della location, considerato il momento storico molto delicato in cui regnò agli albori del IV secolo d.C. Diocleziano, augusto d’Oriente, insieme a Massimiano che fu invece augusto d’Occidente. I due sono ricordati per le politiche persecutorie nei confronti del Cristianesimo, considerato pericoloso per lo stato, quando l’impero era già sull’orlo della disgregazione dopo decenni di instabilità dovuti alla fine della diplomazia tra sovrani e classe senatoriale. D’altronde che la dottrina cristiana, ormai potente, si fosse negli anni consolidata anche nelle alte sfere statali fu provato dall’assassinio del giovane imperatore Elagabalo, ovvero Marco Aurelio Antonino, così soprannominato proprio per aver tentato di introdurre a Roma il culto del dio solare siriaco El Gabal un secolo prima dell’avvento al potere di Diocleziano.

Maggior fortuna ebbe invece il culto di Mitra, divinità iraniana venerata come garante solare della stabilità sociale e del potere regale. Nel mondo romano il Mitraismo compare nella seconda metà del I secolo d.C., quando il Cristianesimo non è ancora stato investito dall’ondata di “eresie” ovvero di scismi interni e viene sostanzialmente tollerato dallo stato. Secondo la mitologia mitraica, il dio nasce da una pietra. E’ armato di coltello e di una torcia e dopo aver sfidato e battuto il Sole, ne ottiene la corona radiata. Episodio centrale del culto di Mitra è la cosiddetta tauroctonia, raffigurata in tutti i reperti disponibili presso la mostra alle Terme di Diocleziano. Nella scena mitologica, il dio uccide un toro affondando il coltello nel fianco dell’animale mentre lo tiene per le narici. Mitra è accompagnato da un corvo, un cane che lambisce le ferite del toro, un serpente e uno scorpione che attanaglia i genitali taurini. Allo scontro tra il dio e il grande animale assistono Cautes e Cautopates, che simboleggiano le estremità dei cicli vitali.

Statue e bassorilievi sono così esposti al museo, in una ricostruzione ben documentata sui ritrovamenti e sul culto del dio Mitra nell’antica Roma. Esso si svolgeva nei mitrei, ambienti generalmente sotterranei a pianta rettangolare con abside che ospitava immagini della tauroctonia. Lunghe panche ai lati servivano a far sedere i commensali durante il banchetto rituale a base di pane e vino. Il culto misterico, assai diffuso negli ambienti militari, prevedeva ben sette gradi di iniziazione prima di approdare alla carica di pater ovvero il padre. Tra i più noti luoghi di culto nell’antica Roma c’era sicuramente il mitreo dei Castra Peregrinorum che sorgeva lì dove fu eretta nel 460 d.C. l’attuale Basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio. Qui vennero venerati anche altri dei, come la personificazione divina della caserma ovvero il Genius Castrorum Peregrinorum oltre ad Apollo, il dio di tutte le arti, e soprattutto Iside.

Il culto della dea Iside, rappresentata nel museo da una grande statua, era praticato in Egitto fin dal IV millennio a.C. Giunto in Italia già nel III secolo a.C. esso fu introdotto ufficialmente nel mondo romano nel 43 a.C. quando i triumviri Ottaviano, Marco Antonio e Lepido innalzarono alla dea un tempio nella zona monumentale del Campo Marzio. Nella cultura egizia Iside veniva venerata come figura di madre e sposa, garanzia di stabilità nella salute e nel potere a beneficio dei suoi devoti. A lei era attribuito anche il potere di garantire salvezza eterna in quanto, secondo il mito, restituì la vita al suo sposo Osiride dopo la sua morte. Nella transizione al mondo romano il carattere salvifico e funerario della dea viene di molto accentuato. La statua la ritrae nel consueto basileion, il disco solare con diadema e corna bovine. Nelle mani teneva probabilmente il sistro, uno strumento musicale metallico, e la situla, un piccolo recipiente per bevande.

Accanto a queste due divinità maggiori, ovvero Mitra ed Iside, la mostra permette di apprezzare anche reperti dedicati al culto di Giove Dolicheno, strettamente connesso al dio Sol Invictus Elagabal introdotto a Roma dal già citato imperatore Elagabalo, e rinvenuti presso i Castra Priora all’altezza dell’odierna via Tasso. Si tratta di una caserma degli Equites singulares ovvero i cavalieri scelti a protezione dell’imperatore. Non mancano poi riferimenti al culto di Zeus Keraunios, dio del cielo e del fulmine, delle Ninfe Forrine, evoluzione della dea Furrina venerata nei boschi alle pendici del Gianicolo, e di Giove Eliopolitano, versione romana del siriano Baal Hadad. Si tratta in questo caso di ritrovamenti provenienti dal Santuario del Gianicolo (II-III secolo d.C.), presso l’attuale via Dandolo.

info museo: aperto tutti i giorni, tranne lunedì, dalle 9 alle 19.45
biglietto: intero 7 euro, ridotto 3.50
biglietto unico valido per 3 giorni all’interno dei 4 poli del circuito museo nazionale romano: palazzo massimo, terme di diocleziano, crypta balbi e palazzo altemps

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