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Da oltre 6 anni il ponte sul Sacco fra Ceprano e Falvaterra non è in “regola”

Da quando si consumò la tragedia che costò la vita ai coniugi cepranesi, Umberto Patriarca di 75 anni e di Anna Minchella di 67 anni

Quanti anni occorrono per ripristinare le transenne/barriere e mettere in regola con le norme di sicurezza il ponte sul fiume Sacco, sulla strada provinciale che unisce Ceprano a Falvaterra, oltre alle altre Comunità locali confinanti?

La domanda può sembrare retorica, ma sono passati oltre sei anni da quando si consumò la tragedia che costò la vita ai coniugi di Ceprano, Umberto Patriarca di 75 anni e di Anna Minchella di 67 anni.

Era la tarda mattinata del primo maggio 2018, quando la Panda con la coppia cepranese, di ritorno da una cerimonia religiosa precipitò dal ponte che sovrasta il fiume Sacco.

Dopo due giorni un sessantenne di Ceprano, dopo aver lasciato la propria auto sulla stessa strada provinciale si è suicidato gettandosi dallo stesso ponte che aveva visto consumarsi la triste vicenda dei coniugi Patriarca.

A questo ponte dopo questi drammatici accadimenti, gli automobilisti che per motivi di lavoro, per turismo o per altre esigenze transitano in quel luogo, hanno dato nomi diversi ma i più comuni sono stati: il “ponte della morte” e il “ponte dei sospiri”.

Subito dopo questi tristi e dolorosi eventi, l’Amministrazione Provinciale di Frosinone ha fatto transennare il ponte e deciso di modificare la viabilità con un senso unico alternato, supportato da due semafori ai lati che garantiscono l’entrata e l’uscita dei mezzi. Così è stata scongiurata l’ipotesi per la verità velleitaria, della chiusura del ponte.

Oggi dovrebbe essere necessario ristabilire il corretto funzionamento della viabilità sul ponte del fiume Sacco. Chi deve decidere? Chi deve controllare? Non si può aspettare per anni un intervento di manutenzione, da considerarsi ordinaria, anche malgrado le richieste d’intervento avanzate ai diversi livelli istituzionali dei Sindaci dei Comuni interessati e più volte sollecitati senza alcun risultato.

Si manifesta inoltre, fra i cittadini che utilizzano quel tratto di strada provinciale, un senso di rassegnazione nei confronti di chi governa la viabilità pubblica locale per l’incapacità di risolvere questo problema non eccezionale. 

E’ vero che la revisione istituzionale delle Province del nostro Paese ha trasformato il livello  provinciale a organismi di secondo livello, cioè senza l’elezione diretta dei cittadini, a seguito della legge 56 del 2014,  modificando gli organi di governo e ridimensionando  in fin dei conti le sue funzioni; di fatto sono stati ridotti sostanzialmente i poteri delle Provincie. Tutto ciò tuttavia non può giustificare i ritardi di oltre sei anni nella messa in sicurezza del ponte sul fiume Sacco.

La domanda sul decidere e sul controllare investe le responsabilità dell’Amministrazione Provinciale di Frosinone e della Regione Lazio, nel caso specifico dell’Assessorato ai Lavori Pubblici, Politiche di ricostruzione, viabilità e infrastrutture.

Cosa debbono fare i cittadini interessati a vedere il ritorno alla normalità sulla strada provinciale Ceprano Falvaterra nel tratto sul ponte del fiume Sacco? La risposta potrebbe essere una manifestazione, una protesta, una petizione o un flash mob, ma nel frattempo la cosa più semplice sarebbe spiegare il perché di questi anni trascorsi senza intervenire e procedere con un atto di coraggio, da parte delle istituzioni responsabili, a mettere in regola e quindi in sicurezza il ponte sul fiume Sacco. 

Luciano Di Pietrantonio dell’Associazione Fabrateria


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