Municipi: , | Quartiere:

Dal bivacco alla ruspa: il ritorno alla normalità in via Publio Valerio

Demolito il dehor che era divenuto rifugio per senza dimora

Per mesi è stata una presenza ingombrante, un simbolo dell’abbandono urbano e del disagio sociale. Ma ora la pedana di via Publio Valerio non c’è più.

Dove prima c’era un vecchio dehor trasformato in rifugio di fortuna, oggi è tornato un semplice marciapiede, finalmente libero e fruibile.

La struttura è stata rimossa nel giro di poche ore grazie all’intervento di un mezzo meccanico, che ha sollevato e portato via ciò che restava dell’ex pedana.

I detriti sono stati conferiti in discarica e con loro, almeno simbolicamente, si è chiusa una vicenda lunga e travagliata che ha tenuto banco per mesi nel quartiere Don Bosco.

Una pedana diventata casa, tra degrado e tensioni

Tutto era cominciato con l’abbandono del locale commerciale. La pedana, lasciata lì a occupare spazio pubblico, era finita presto nel mirino dei residenti, soprattutto quando un uomo aveva iniziato a viverci stabilmente. Era la sua casa. Ma non una casa qualsiasi: una struttura improvvisata, fonte di crescenti disagi.

Il clima in zona era diventato teso. L’occupante, più volte segnalato per atteggiamenti aggressivi, era arrivato a rovesciare cassonetti e a distruggere pali stradali, complicando la convivenza con chi vive o lavora tra via Publio Valerio e via Tuscolana. A inizio aprile, l’uomo è stato trasferito nella struttura d’accoglienza di via Ramazzini, in zona Portuense.

Un percorso a ostacoli per la rimozione

La rimozione del dehor non è stata semplice. Non bastava un sopralluogo e una ruspa. Come ha spiegato il consigliere capitolino Rocco Ferraro (lista civica Gualtieri), “la procedura è stata lunga e travagliata, perché trattandosi di un bene privato su suolo pubblico, non si poteva procedere automaticamente allo sgombero”. Serviva seguire l’iter previsto dalla legge, trovare il titolare dell’attività, intimargli la demolizione, e poi — solo dopo il termine fissato — intervenire “in danno”, ovvero a spese del Comune.

Un compito per nulla banale, come racconta anche l’assessora municipale al commercio Silvia Pieri: “Per prima cosa bisogna accertarsi che sia stata presentata la Scia di chiusura dell’attività. Nel nostro caso, era stata trasmessa a gennaio. A quel punto, la polizia locale effettua due sopralluoghi per verificare che il dehor sia ancora lì. Poi si manda una PEC al titolare”.

Ma spesso la posta elettronica non basta:Succede che la casella sia disattivata. Allora bisogna consegnare a mano la comunicazione, e anche lì non sempre è facile. In questo caso il titolare non abitava nemmeno nel nostro municipio, e abbiamo dovuto coinvolgere un altro gruppo di polizia locale per notificare l’atto”.

Solo dopo aver concesso almeno due settimane di tempo, l’amministrazione ha potuto intervenire direttamente.

Una vittoria amministrativa, ma anche una lezione urbana

La storia del dehor di via Publio Valerio è un esempio concreto di quanto possa essere macchinoso rimuovere un elemento abbandonato, anche se è fonte di disagio.

Come ha sottolineato l’assessora Pieri,se non si riesce a rintracciare il titolare, la comunicazione può restare in giacenza anche per 180 giorni. E in quel caso, la pedana sarebbe ancora lì”.

Per fortuna, questa volta non è andata così. Il dehor non c’è più. Il marciapiede è tornato a essere uno spazio di passaggio e non un luogo di tensione.

E i residenti, dopo mesi di attesa e preoccupazioni, possono finalmente tirare un sospiro di sollievo.


Le foto presenti su abitarearoma.it sono state in parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo alla redazione che le rimuoverà.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Scrivi un commento