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Dives in Misericordia

Notazioni sulla chiesa Dio Padre Misericordioso, opera di Richard Meier, a Tor Tre Teste

Il significato della Chiesa nell’anno 2000 fu evidente: scomporre e ricomporre l’idea stessa di Chiesa, simbolicamente girando pagina verso una nuova era.

Il progetto si offre nel suo insieme come metafora della Santa Trinità.

La Chiesa è stata concepita a contrasto con l’isolamento del contesto urbanistico. La planimetria della Chiesa e del Centro Sociale è basata su una serie di quadrati traslati e su quattro cerchi. 

L’ossatura delle tre lame a vela di diversa dimensione, che si aprono a ventaglio a formare la Chiesa nel Quartiere Tor Tre Teste, costituisce un capolavoro tecnico – strutturale realizzato con la regia di Gennaro Guala, appassionato e brillante ingegnere, e di Italcementi la più straordinaria impresa di calcestruzzi, secondo Mayer, che egli avesse mai conosciuto. 

Il loro formidabile impegno ha prodotto risultati stupefacenti, con l’edificazione delle tre vele autoportanti in calcestruzzo bianco, ottenute con l’impiego di getti armati prefabbricati. La grande sfida è stata raccolta e vinta dalla valorosa compagine costituita dai tecnici, dai fornitori di materiali e da quanti hanno profuso le loro migliori competenze e abilità in quest’opera che non si deve esitare a definire un atto d’amore.

Guardando le tre vele da lontano, camminando da lontano avvicinandosi e dal basso verso l’alto, mi tornano in mente le note di una sinfonia di Beethoven e le immagini di un atto di Brecht. L’attesa di arrivare a vedere tutto l’insieme e fino in alto le vele diventa sempre più grande di momento in momento. 

Mi piace pensare che il progetto della Chiesa del 2000 sia stato concepito come parte di un processo di sperimentazione capace di fondere il presente con gli eterni valori dell’umanità e della fede. In un certo senso potrebbe essere pensato come un fertile incontro dialettico della Storia con l’Eternità.

Il procedimento per costruire l’esterno della Chiesa è stato particolarmente complesso.

Le tre lame che si innalzano ad arco verso il cielo, come vele gigantesche o come le ali di un gabbiano pronto a spiccare il volo sono di calcestruzzo armato.

Le tre vele sono collegate da grandi superfici vetrate ortogonali al suolo e coperture di cristallo.

Il messaggio spirituale scaturisce da più sorgenti: il biancore dei materiali, l’ardita incurvatura delle vele in calcestruzzo, l’intensa luminosità degli interni.

Quando in ore diverse della giornata e in qualunque stagione dell’anno, si alza lo sguardo dall’interno della Chiesa verso il cielo che lo sovrasta, non si può non essere indotti a meditare sulla differenza tra l’opera umana e la creazione divina.

La macchina dei conci, brillante invenzione dell’ingegnere Gennaro Guala, scorre radialmente su rotaie lungo le vele, consentendo il posizionamento e il montaggio in calcestruzzo vibrato da otto tonnellate. Espressione geniale della creatività di un tecnico esperto e genuina opera d’arte. È auspicabile che gli interni siano lasciati disadorni, per permettere alla luminosità dello spazio di diffondere un forte messaggio spirituale.

Le forme geometriche simboliche del cerchio e del quadrato costituiscono l’elemento organizzatore dell’intero edificio. La planimetria della Chiesa è generata da sezioni circolari.

Il cerchio vuole simboleggiare la perfezione, la cupola del firmamento. Il quadrato rappresenta la terra, i quattro elementi e l’intelletto raziocinante.

L’interno della Chiesa è intervallato da partizioni trasparenti e da recessi protettivi che permettono alla luce di filtrare discreta, creando un’atmosfera suggestiva, ideale per la meditazione.

Visto dall’esterno, l’edificio deve esprimere autonomamente la propria essenza, scevro da segni esteriori o elementi aggiuntivi, lasciando che siano la struttura stessa, la forma e lo spazio a dire luogo di accoglienza, luogo di convocazione, luogo di Chiesa.

Il luogo prescelto è stato l’estrema periferia di Roma, dove c’era bisogno urgente di cambiamento, e dal punto di vista sociologico e dal punto di vista pastorale. Si vuole che la Chiesa risponda ai bisogni umani profondamente sentiti, costituendo il punto focale di una realtà urbana particolarmente frammentata.

Il sito è antico, delimitato sul margine meridionale dai resti dell’Acquedotto Alessandrino. Il nome di Tor Tre Teste si deve alle tre teste in bassorilievo, che appaiono sulla torre di avvistamento di epoca  medievale. Il luogo ospitava un insediamento rurale risalente al quarto secolo dopo Cristo, ma negli anni settanta del secolo scorso, in attuazione del piano regolatore allora vigente vi furono edificati due cortine di case popolari di undici piani.

Elemento caratterizzante della Chiesa sono le tre vele bianche in conci di calcestruzzo che, per una altezza variabile da sedici a ventotto metri, abbracciano il corpo centrale della navata, racchiudendo l’altro, la cappella feriale e il fonte battesimale. Sono state queste lame bianche autoportanti a costituire il vero simbolo ecclesiale del 2000. La realizzazione dei tre elementi rappresento’ una formidabile sfida per lo straordinario gruppo di ingegneri, tecnici, imprenditori e fornitori di materiali che ha portato a termine un’opera grandiosa.

La Chiesa è luogo di accoglienza, destinato ad ospitare attività laiche e religiose. Racchiude uno spazio comunitario e uno spazio liturgico, ciascuno separato dall’altro, ma all’altro strettamente collegato. Dal disegno stesso della Chiesa scaturiscono forma e luce, struttura e movimento, un’ontologia che al tempo stesso riceve e dona. La luce è utilizzata come metafora del Bene, “in tutta la sua perfezione” nel significato attribuito da filosofi, poeti, musicisti, politici e pontefici. In architettura, così come in ogni altra espressione creativa, la luce è sempre stata sorgente di estasi e ispirazione. Illuminata a lucernari zenitali che raccordano tra loro le vele ad una altezza di oltre ventisei metri, la navata è animata da un gioco di luci e ombre in continuo movimento. A seconda dell’ora, delle condizioni atmosferiche e della stagione, la luce si diffonde sui volumi più riposti della Chiesa, conferendo un carattere particolare ai diversi aspetti dell’interno.


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