Don Andrea Santoro torna nella sua ultima parrocchia

Sarà solennemente traslato nella chiesa dei santi Fabiano e Venanzio nel quartiere Tuscolano, in piazza di Villa Fiorelli

Il corpo del sacerdote Don Andrea Santoro, inviato fidei donum in Turchia e lì ucciso il 5 febbraio 2006 a Trabzon, tornerà – venerdì 2 dicembre 2022 – traslato nella parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio (nel quartiere Tuscolano, in piazza di Villa Fiorelli), da lui retta come parroco dal 1994 al 2000, prima di partire per la Turchia.

La traslazione avverrà dal Cimitero del Verano alla parrocchia di Villa Fiorelli dove giungerà alle ore 16 circa. Ad accoglierlo, il cardinale Enrico Feroci. Alle ore 18 il cardinale vicario Angelo De Donatis presiederà la celebrazione eucaristica e alle 21 è prevista una veglia di preghiera presieduta da don Marco Vianello, oggi parroco a San Frumenzio (ai Prati Fiscali, nel quartiere Nuovo Salario, in via Cavriglia) che alla fine degli anni ‘90 era vice parroco di don Andrea Santoro ai Santi Fabiano e Venanzio.

Sabato 3 dicembre alle 8.30 si terrà la preghiera delle lodi presieduta da don Fabio Fasciani, parroco della chiesa di Villa Fiorelli; alle 10.30 la liturgia eucaristica presieduta da monsignor Massimiliano Palinuro, vicario apostolico di Istanbul, e concelebrata dal vescovo ausiliare della diocesi di Roma Benoni Ambarus.

Il corpo di don Santoro sarà infine tumulato nella tomba ai piedi di un grande Crocifisso davanti al quale il sacerdote fidei donum era solito inginocchiarsi in preghiera. La tomba, in travertino bianco e rosso, è stata progettata dall’architetto Patrizia Ruggiero.

«Riabbracciare il corpo di don Andrea, ai piedi dell’amato crocifisso, dove era solito inginocchiarsi a pregare, sarà un segno tangibile non solo per i suoi figli spirituali – commenta il parroco don Fabio Fasciani – ma anche per le future generazioni, perché nei prossimi decenni si possa parlare di un prete romano testimone di un amore senza confini, che ha trasmesso la gioia di non mantenere nulla per sé, donandosi tutto al prossimo e far sì che il seme gettato con la sua testimonianza e il suo martirio non vada perduto».

Don Andrea Santoro

La storia tragica di Don Andrea Santoro è quella di un sacerdote della Diocesi di Roma, missionario, inviato a Trabazon (Trebisonda) nel nord della Turchia come dono della fede. Fu ucciso nella sua piccola chiesa mentre inginocchiato pregava preparandosi a celebrare la santa Messa. Fu nel pomeriggio di domenica 5 febbraio 2006, che il sacerdote sessantenne, nella piccola chiesa cattolica Santa Maria, in una tragica sequenza, subì dapprima l’arroganza di tre ragazzi e poi, tornato alla preghiera con un suo aiutante, subì l’estremo martirio. Un uomo entrò in chiesa e lo trafisse mortalmente con due colpi di pistola gridando “Allah è grande”.

Don Andrea Santoro nasce a Priverno (Latina), il 7 settembre 1945, terzo figlio di un muratore e di una casalinga e fratello minore di due sorelle, la famiglia Santoro si trasferisce a Roma nel quartiere Quadraro, all’inizio del 1956.

Il giovane Andrea entra nel Seminario minore di Roma nel 1958, quando frequentava la scuola media, poi il passaggio al Seminario Maggiore a San Giovanni, completati gli studi di teologia presso l’Università Pontificia Lateranense, è ordinato sacerdote a Roma, da mons. Ugo Poletti, il 18 ottobre 1970.

Vive le sue prime attività ed esperienze pastorali nella parrocchia dei Santi Marcellino e Pietro a Torpignattara, poi alla Trasfigurazione, successivamente nel nuovo quartiere di Verderocca, per “costruire”  la Chiesa (comunità di “pietre vive” e di mattoni) della parrocchia Gesù di Nazareth di cui divenne parroco, e infine nel 1994 ai Santi Fabiano e Venanzio a Villa Fiorelli, al Tuscolano.


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