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A due passi dal Pasquino…

Grandi artisti illustrano la Roma delle caricature e della vita quotidiana dal 1600 al 1800

Due belle mostre al Museo di Roma, Palazzo Braschi, non molto lontano dalla più celebre statua parlante di Roma, divenuta tale fra il XVI ed il XIX secolo, immagini similmente finalizzate a pungere i personaggi pubblici più importanti.

Però tra le 120 opere esposte al Museo nella mostra “L’Arte del sorriso. La caricatura a Roma dal Seicento al 1849” ci sono anche i rappresentanti del popolo con i loro atteggiamenti ed il loro stigma sociale, sarti, cappellaie, soffiatori di vetro, burattinai ma anche musicisti e servitori a fianco di personaggi del calibro di papa Benedetto XIV e del cardinale Silvio Valenti Gonzaga, immortalati nel celebre quadro di Giovanni Paolo Pannini.

Provengono da diverse istituzioni culturali (Palazzo Chigi di Ariccia, Accademia Nazionale di San Luca, Archivio Storico Capitolino, Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini, Istituto Centrale per la Grafica di Roma, Museo del Risorgimento di Roma e la Collezione d’Arte della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca) oltre che dal Gabinetto delle Stampe di Palazzo Braschi, mentre l’esposizione, promossa da Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è a cura di Angela Maria D’Amelio, Simonetta Prosperi Valenti Rodinò, Simonetta Tozzi, con i servizi museali di Zètema Progetto Cultura. Catalogo a cura di Campisano Editore.

A lungo ritenuta un genere minore, la caricatura è tuttavia presente nella produzione di molti grandi artisti, da Leonardo ad Annibale Carracci, a Gian Lorenzo Bernini che, per molti aspetti, è considerato il vero iniziatore di questo peculiare tipo di ritratto irriverente, ma solo nel Settecento l’arte della caricatura acquisì la facoltà d’essere considerata una vera forma artistica tra le altre, con la prerogativa però di essere affidata quasi esclusivamente al disegno, che ha doti di maggiore versatilità. La caricatura, con la qualità di ‘colpire’ il personaggio preso di mira, la troviamo nella prolifica produzione di Pier Leone Ghezzi (1674-1755) protagonista indiscusso di questo genere, soprannominato il ‘Cavaliere delle caricature’ per la sua abilità nel ritrarre, con arguzia, natura e costumi degli uomini di ogni ceto sociale.

Altro magnifico interprete fu l’architetto pontificio Carlo Marchionni (1702-1786) che, con la sua penna bonaria, si dedicò alla caricatura per svago e diletto, ma con grande qualità grafica e profondità d’introspezione psicologica. Anche un suo allievo, Giuseppe Barberi (1746-1809) coltiverà assiduamente questo genere, parallelamente alla quotidiana attività di architetto, raffigurando oltre i membri della propria famiglia, molteplici personaggi tra nobili, intellettuali, diplomatici, collezionisti, prelati, artigiani e venditori ambulanti. Questi tre artisti inoltre fornivano anche una capillare e sagace cronaca della loro epoca, avendo l’abitudine di aggiungere annotazioni autografe (a margine dei disegni) relative alla vita pubblica e privata dei personaggi ritratti. La fine del Settecento porterà poi inesorabilmente ad una trasformazione sociale importante, all’uso della vignetta satirica come corollario alla stampa politica e di critica sociale.

Sull’esempio dei primi due giornali satirici francesi La Caricature (1830-35) e Le Chiarivari (1832-93) – entrambi fondati a Parigi da Charles Philipon e aperti alla collaborazione di disegnatori quali Honoré Daumier, Grandville, Paul Gavarni – a Roma ne nascevano di molti simili, tra questi spiccava il notissimo Don Pirlone. Di stampo socialista e anticlericale, esso abbandonava definitivamente il tono indulgente della caricatura settecentesca per uno assai più immediato e incisivo, di forte impegno civile.

Infine la seconda mostra in visione al Museo di Roma Palazzo Braschi fino all’11 settembre 2016, riguarda sempre la Roma popolare, ma si tratta dell’opera di Antoine Jean-Baptiste Thomas (e il popolo di Roma 1817-1818) che ci mostra la città di inizio Ottocento, caotica e rumorosa ma anche piena di colori e di suoni, di perfino odori, costellata di volti caratteristici, attraverso i protagonisti di mestieri e rituali condivisi (dalla gente comune come dai nobili e dal clero) una cronaca visiva attraverso tutto l’anno, giorno dopo giorno, a cadenzare il tempo e le stagioni. Egli realizzò infatti una serie di schizzi dal vero durante il suo soggiorno romano, tra il 1816 e il 1818, in qualità di vincitore del Prix de Rome dell’Accademia di Francia. Solo dopo il suo rientro in patria questi fogli vennero selezionati dall’autore e organizzati in 12 sezioni corrispondenti ai mesi dell’anno, con un testo esplicativo di accompagno alle immagini. Fu poi François Le Villain a trarne le litografie che confluirono nel volume Un an à Rome et dans ses environs, edito da Firmin Didot prima nel 1823 e poi nel 1830. Il Museo di Roma conserva, non solo vari esemplari sia sciolti sia rilegati, delle litografie inserite nel volume, ma anche 142 disegni originali, acquisiti nel 1963, in mostra una selezione. L’esposizione è promossa da Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, a cura di Angela Maria D’Amelio e Simonetta Tozzi con l’organizzazione e i servizi museali di Zètema Progetto Cultura. Catalogo Campisano Editore. Nel percorso espositivo le vivaci e realistiche rappresentazioni di Thomas sono state affiancate da alcune opere di Bartolomeo Pinelli che, invece, rappresenta il popolo con fisionomie idealizzate, derivate dall’iconografia classica. L’opera di Thomas, dunque, è una sorta di moderno ‘almanacco’ che offre uno straordinario spaccato sociale all’epoca del pontificato di Pio VII. A cominciare da questo momento infatti, e per tutto l’Ottocento, i viaggiatori del Grand Tour iniziarono ad affiancare al tradizionale interesse per i monumenti, quello verso i costumi, la cultura e gli aspetti politici del nostro paese.

“L’arte del sorriso. la caricatura a Roma dal seicento al 1849” (fino al 2 ottobre 2016) e “Antoine Jean-Baptiste Thomas e il popolo di Roma (1817-1818)” fino all’11 settembre 2016. Museo di Roma – Palazzo Braschi – Ingresso da Piazza Navona, 2 e da Piazza San Pantaleo, 10. Dal martedì alla domenica dalle ore 10 – 19 (la biglietteria chiude alle 18) Giorni di chiusura lunedì, 1 maggio

www.museodiroma.it; www.museiincomuneroma.it

 

IMMAGINI:

8f7992dd-4b83-47b2-880e-2658f3f35830Giuseppe Barberi, Marianna Altieri e il principe Carlo Emilio Altieri, 1793, penna e acquerello – Roma, Museo di Roma, Gabinetto delle Stampe, inv. MR 3267-87

 

 

duePier Leone Ghezzi, Domenico Silvio Passionei, 1749, penna su carta, Roma, Museo di Roma, Gabinetto delle Stampe, inv. MR 1506

 

 

treAmbito romano della prima metà del secolo XIX, L’entrata di Carnevale,1820-1830, disegno a matita e inchiostro

Roma, Museo di Roma, Gabinetto delle Stampe, inv. GS 1878

 

quattroAnonimo, L’abate Carlo Fea e due uomini davanti al busto di ‘Madama Lucrezia’, 1820-1835, acquerello Roma, Museo di Roma, Gabinetto delle Stampe, inv. MR 2792

 

cinqueAntoine Jean-Baptiste Thomas – Frascatane che ballano il Saltarello, luglio 1817 – acquerello // MR 14975. Il Saltarello, celebre danza a due al suono della chitarra e del tamburello che si ballava nelle strade in occasione delle feste popolari, diventerà uno dei soggetti più ricorrenti nella pittura di genere ottocentesca di Roma e della sua campagna.


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